«Come Copa e Cogeca, sosteniamo e incentiviamo la disponibilità e l’uso degli strumenti di gestione integrata degli organismi nocivi (Direttiva 2009/128 sull’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari). Un approccio che ricorre a sostanze chimiche in agricoltura solo in ultima istanza» ma «vista la specializzazione delle aziende agricole (come nella risicoltura), un’offerta limitata o assente delle opzioni per il controllo di erbe infestanti, organismi nocivi e malattie può causare gravi perdite economiche alle aziende, traducendosi in particolare in una perdita della resa».
E’ uno dei passaggi salienti del decalogo con cui gli agricoltori e le cooperative europee hanno messo i puntini sulle i, contestando l’impostazione eccessivamente ambientalista della Pac. Il documento lo potete scaricare qui.
Con il presidente del gruppo riso del Copa Cogeca, Giuseppe Ferraris, risicoltore novarese, discutiamo invece i contenuti, uno per uno.
Partiamo proprio dalla chimica in campo. Perchè questo grido d’allarme?
Perchè di fronte al caro fertilizzanti che rende economicamente insostenibile la coltivazione, il taglio dei principi attivi è il colpo di grazia. Deploriamo che non vi sia ancora un approccio europeo comune a sostegno di questo importante mercato di nicchia.
Ad esempio, le diverse interpretazioni della nozione “uso minore” impediscono l’armonizzazione tra le norme nazionali, creando disuguaglianze insostenibili in un mercato unico. Chiediamo alle istituzioni di estendere ulteriormente il paradigma dell’analisi del rischio per la protezione delle colture, adottando un approccio più olistico, integrando la valutazione dell’impatto socio-economico nel momento in cui è richiesta una autorizzazione, particolarmente per gli usi eccezionali.
E poi, servirebbe maggiore giustizia! In base alle ricerche condotte dal Copa-Cogeca, il numero di sostanze attive a disposizione del settore del riso nell’UE è inferiore rispetto ad altri paesi. Ad esempio, i risicoltori statunitensi possono avvalersi di 11 sostanze in più rispetto agli agricoltori europei. Per non parlare dei grandi produttori di riso quali Vietnam (+10 sostanze), India (+9) e Cina (+14).
Cosa chiedete per il settore sementiero?
È fortemente necessario esplorare nuove tecniche per l’innovazione della costituzione vegetale e dovrebbe essere tutelato il libero accesso alle risorse genetiche. L’obiettivo dovrebbe essere sfruttare appieno il potenziale e facilitare lo sviluppo di nuove varietà vegetali resilienti e resistenti.
Parliamo dei fertilizzanti…
La crisi energetica che attualmente colpisce l’Europa non risparmia i risicoltori. L’incremento dei costi dei fattori
di produzione rappresenta un serio problema con cui gli agricoltori si devono confrontare quotidianamente.
Ciò nonostante, i risicoltori ricorrono a tecniche naturali per mantenere fertili i loro terreni.
La nostra è una coltura molto green e andrebbe riconosciuto. Bisogna valorizzare la sommersione. Pochi sanno che dopo la raccolta in tarda estate, le inondazioni invernali consentono un’adeguata rigenerazione dei campi. Pertanto, grazie alle tecniche uniche a disposizione dei risicoltori europei (inondazioni primaverili e invernali e sovescio), la produzione europea di riso può essere considerata rispettosa dell’ambiente.
Cosa sta succedendo sul fronte del commercio internazionale?
E’ sotto esame una proposta legislativa per il nuovo sistema di preferenze generalizzate (SPG) dell’UE per il periodo 2024-2034, che aggiornerebbe l’attuale regolamento 978/2012. Dal punto di vista del riso, non sono stati attuati cambiamenti sostanziali nella difesa commerciale, in particolare per quanto riguarda il meccanismo per l’adozione delle misure di salvaguardia. L’attuale meccanismo, infatti, è troppo dispendioso in termini di tempo e considera purtroppo solo i danni che le importazioni arrecano all’industria. È piuttosto evidente che le variazioni nei prezzi di mercato condizionino innanzitutto e in misura maggiore gli agricoltor. Il Copa e la Cogeca chiedono l’introduzione di un meccanismo più rapido in grado di attivarsi in modo tempestivo ed efficiente quando vengono danneggiati gli agricoltori.
Cosa cambia con la guerra sui mercati dei cereali?
La guerra dell’ Ucraina con le conseguenze sul grano e sul mais dimostra quanto abbiamo sempre affermato. Da quando le Pac fatte dalla Commissione hanno abbandonato il criterio di garantire l’autosufficienza alimentare in Europa, abbiamo perso sicurezza e sovranità. Visto che anche il premier Draghi comincia ad affermare che l’attuale Pac deve essere rivista. Spero proprio che anche i soloni di Bruxelles abbandonino l’idea di applicare il Farm to fork che porterebbe a una diminuzione molto forte di tutte le produzioni agricole in Europa.