Si fa un gran parlare di reti e filiere, ma esattamente come funzionano? Riso Gallo, premiando i risicoltori più sostenibili, ha illustrato quella che ha creato, insieme ad altri operatori, fondandola su una certificazione che si chiama Sai Platform e di cui a lungo si è saputo pochissimo. In brevissimo, la certificazione sostiene dei contratti di coltivazione: se ce l’hai fai parte di una “comunità” che garantisce all’industria un prodotto in linea coi dettami della sostenibilità e all’agricoltore di vendere più facilmente e meglio il proprio riso.
Come si evince dalla relazione di Stefano Cavigiolo, manager della società di Robbio, che è intervenuto alla premiazione a Casale Monferrato, la società lomellina si occupa di accompagnare le aziende agricole nel processo di certificazione (sono 112 le domande cui rispondere) e soprattutto «sostiene tutte le spese della certificazione». Naturalmente, questo significa che tutti i dati aziendali a quel punto entrano nella piattaforma; dettaglio indigesto per molti. Questo “matrimonio”, senza dubbio, ha aspetti positivi e negativi: implica la fedeltà e l’indissolubilità è subordinata ai doveri del coniuge più debole, in un rapporto di fornitura che è obiettivamente sbilanciato, ma che, se coinvolge già 181 aziende deve avere dei fattori di convenienza anche per l’agricoltore.
LA CARTA DEL RISO
La “carta del riso Gallo” che viene richiesto di sottoscrivere implica alcuni divieti (fanghi, glifosate e Ogm), molti impegni (compresa la scelta di varietà richieste da Gallo) e ha una forte impronta sostenibile. La biodiversità della risaia – con particolare attenzione agli impollinatori – è uno degli obiettivi più importanti. L’orizzonte di lavoro è l’agricoltura rigenerativa, con largo uso di cover crop. Il carbon farming è un altro fronte su cui si lavora. Gallo sta studiando anche metodi di gestione della risorsa irrigua per raggiungere questi obiettivi e al tempo stesso minimizzare le emissioni di metano. Insomma, siamo di fronte a un matrimonio impegnativo – di cui non si conosce la contropartita economica – che ha senso se l’azienda agricola è indirizzata a concorrere alle misure per l’ambiente di risaia e per la biodiversità, che sostengono l’evoluzione sostenibile.
E’ con tutta evidenza un matrimonio d’amore e d’interesse, perché permette alle aziende agricole realmente interessate a compiere quest’evoluzione verso il mercato del riso sostenibile di farsi accompagnare con minori costi e incertezze. Che poi questo mercato paghi non è scontato ma, considerati i costumi alimentari dei Paesi ricchi, è probabile. (Nella foto, la consegna dei premi Mario Preve per la sostenibilità, nei giorni scorsi, a Casale Monferrato)
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