In passato abbiamo chiesto al Ministro Centinaio di prestar più attenzione ai numeri e meno allo storytelling: l’agricoltura è anche una bella storia da raccontare ai consumatori, ma prima di tutto è fatta di costi, di prezzi, di profitti e di perdite. Numeri. Purtroppo, quelli che arrivano da Bruxelles, ancora una volta, sono negativi per la risicoltura italiana. Facciamo quattro conti: in virtù degli accordi sottoscritti, dal Mercosur ogni anno arriveranno in Europa 60.000 tonnellate di riso in esenzione totale dai dazi, che andranno ad aggiungersi alle attuali 100.000 tonnellate importate con pagamento del dazio; dal Vietnam, sempre come conseguenza degli accordi di libero scambio, ne entreranno circa 80.000 (30 di lavorato, 20 di semigreggio, 30mila di aromatico). Da Cambogia e Myanmar finora ne sono già entrate più di trecentomila, con buona pace della clausola di salvaguardia.
E il governo che fa? Centinaio ha fatto sapere di essersi sbracciato al Consiglio europeo per salvare il riso. Ma ha fallito. Non per disattenzione. Non per pigrizia. Non per timidezza. No. Peggio: perché in Europa l’Italia leghista non conta una beata cippa. Non ci viene termine più gentile ed altri, per ovvie ragioni, qui non li possiamo usare. Ora ci direte, giustamente: quegli accordi non li ha voluti la Lega. Vero. Ma con la stessa chiarezza ricordiamo che la politica si fa guardando al futuro e il nostro è tetro. Con la stessa chiarezza oggi ripetiamo ciò che abbiamo scritto a Centinaio all’epoca del suo insediamento (leggi l’articolo): senza Europa i nostri bilanci non stanno in piedi. Quelli delle riserie posso anche farcela, concentrando la capacità produttiva e lavorando sempre più riso d’importazione, ma quelli dei risicoltori no. Lo scriviamo con la franchezza di chi, ogni giorno, fa le pulci a Bruxelles, come dimostrano i nostri articoli. Ebbene, con questa schiettezza osserviamo che sul piano politico il muro contro muro tra Roma e Bruxelles non sta pagando: lo hanno capito persino i Cinque Stelle ed è venuto il momento che lo comprenda anche il Carroccio. La Lega ricordi chi l’ha votata, almeno nelle terre che vanno da Vercelli a Pavia, passando per Novara: imprese che hanno più paura delle barche piene di riso asiatico che dei barconi di migranti. Aziende agricole che non possono permettersi il lusso di uscire dall’Europa. Nè di farsi sbatter fuori. Signor Ministro, faccia capire al suo amico Salvini che è tempo di rientrarci. Autore: Paolo Viana