E’ morto Giuseppe Politi, per molti anni presidente della Confederazione Italiana Agricoltori. Aveva 64 anni e veniva da una famiglia di coltivatori diretti; ha iniziato nel 1976, dopo aver conseguito la laurea in Scienze Politiche e svolto un breve periodo di insegnamento, l’impegno nell’Alleanza regionale dei contadini della Puglia, ricoprendo l’incarico di responsabile regionale del settore sicurezza sociale e di coordinatore regionale del Patronato Inac e dell’Associazione dei pensionati. Attualmente Politi è componente del Cnel e ricopre la carica di vicepresidente del Copa (il Comitato delle organizzazioni agricole europee) e di presidente del Comitato Mediterraneo della Fipa (Federazione internazionale dei produttori agricoli), della quale è anche membro del Direttivo. Inoltre, Politi è presidente dell’Ases, l’Associazione solidarietà e sviluppo, e fa parte del Consiglio di Amministrazione dell’Ugf (Unipol gruppo finanziario). Nello scorso mese di febbraio, quundo lasciò la guida della Cia, Agrapress lo ha intervistato. In quell’occasione, Politi ha lanciato alcuni messaggi importanti. Sull’Expo: «Dell’Expo bisognera’ approfittare ma approfondendo molte questioni, a cominciare da come verra’ organizzato. Non possiamo dire, in quella sede, che solo i nostri cibi sono i piu’ buoni del mondo o i piu’ belli. Dobbiamo piuttosto lanciare il dibattito sulle regole; sulla quantita’ di cibo disponibile, cioe’ sulla sovranita’ alimentare e sul conseguente ruolo strategico degli agricoltori. E poi c’e’ il capitolo delle regole di mercato universali da attuare anche attraverso lo strumento dell’identita’ del prodotto. Per questo non si dovra’ parlare solo di made in Italy. E noi, seguendo questa linea, non abbiamo nulla da perdere». Sul futuro del settore: «Dobbiamo difendere e valorizzare l’agroalimentare italiano adoperandoci per far contare di piu’ la produzione agricola! Oggi siamo i terzi in Europa per quanto riguarda l’export e i primi per valore aggiunto mentre fuori dall’Europa siamo addirittura i sesti. Abbiamo quindi molti spazi per risalire la china cosi’ come abbiamo spazi per allargare l’attivita’ agricola con un vero ricambio generazionale, tenendo conto che siamo importatori netti di carne e latte». Sul sindacato: «Le rappresentanze devono utilizzare bene il ruolo strategico che viene assegnato all’agricoltura e, quindi, e’ necessario che facciano squadra per contare di piu’ sia nei confronti delle istituzioni sia verso le altre rappresentanze e per creare progetti economici che vadano dalla vendita diretta alla internazionalizzazione». Su Agrinsieme: «Proprio con questi obiettivi e’ stata creata Agrinsieme, di cui saro’ coordinatore fino al nostro Congresso. Agrinsieme prosegue il suo cammino con l’obiettivo di diventare un’associazione riconosciuta. Nel Congresso della Cia annunceremo alcuni progetti economici proprio di Agrinsieme e, quest’anno, la nostra conferenza economica di Lecce sara’ sostituita dalla Conferenza economica di Agrinsieme». Ma soprattutto sulla Cia: «Lascio una Cia diversa da come l’avevo presa con la certezza di aver realizzato i punti del programma relativi all’organizzazione interna. Con questo Congresso cambia quasi tutto l’organigramma e il prossimo presidente sara’ un agricoltore. In sostanza si realizza quell’organizzazione “degli agricoltori” e non “per gli agricoltori” che era nei sogni di Peppino Avolio, uno dei fondatori dell’organizzazione. Lascio un’organizzazione centrale sana sul piano finanziario; il personale e’ diminuito senza licenziamenti se non nei casi in cui non sono state accettate alcune regole». (30-07.14)