Oggi vi parliamo di un progetto di cooperazione internazionale per la definizione di un modello di gestione integrata delle zone umide e costiere del Golfo di Oristano, cofinanziato dalla Fondazione MAVA e coordinato dalla Fondazione MEDSEA in collaborazione con l’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre”. MARISTANIS si sviluppa in parallelo con altri tre progetti cofinanziati da MAVA in Tunisia, Montenegro e Albania. Una collaborazione che ha previsto anche la partecipazione di Coldiretti di Oristano e la società individuale di aereonautica Andrea Liverano che ha dimostrato come l’applicazione della tecnologia di precisione alla risicoltura possa condurre fino al trenta per cento di risparmio nell’uso di prodotti fitosanitari e di concimi. Le prove sono state condotte sui campi dell’azienda agricola Ferrari di Oristano.
Com’è nato il progetto Maristanis
Il progetto Maristanis è nato per mettere a punto tecniche in grado di garantire un risparmio idrico significativo studiando 10 colture diverse tra cui mais, sorgo, carciofo, pomodoro e riso. I dati ottenuti dalle prove su riso condotte nel 2020 hanno, invece, portato utili indicazioni su come utilizzare meno input energetici rendendo dunque più efficiente la filiera con vantaggi economici ed ambientali. In questa prima fase del progetto (svolta durante l’annata 2020) per la risicoltura si è ritenuto, infatti, poco significativo lavorare sul risparmio idrico per una coltivazione che prevede la sommersione. Tra le tecnologie applicate alla risicoltura grande rilievo hanno avuto i droni dotati di camera multispettrale a sei bande che hanno sorvolato su cinque ettari di superficie coltivata a riso per l’annata 2020. I rilevamenti con i droni sono stati condotti per un’ora ogni 15 giorni. Questi droni sono in grado di quantificare a distanza parametri che descrivono sia l’ambiente di coltivazione, sia la fisiologia delle piante coltivate quali: il contenuto azotato dei tessuti vegetali, l’intensità della luce solare, la particolare riflettanza che caratterizza le specie coltivate e quelle infestanti.
In questo modo le macchine operatrici dotate di Gps e collegate alle mappe ottenute dai droni possono distribuire concime, erbicidi oppure prodotti fitosanitari secondo le condizioni reali di ogni parte del campo. La tessitura del terreno è sempre variabile e questo determina differenze rilevanti all’interno del campo. Alla base c’è la costruzione di mappe di vigoria / di salute che quantificano lo stato fitosanitario e di vigore delle piante. Così, le macchine possono distribuire gli input secondo criteri più razionali portando un risparmio medio compreso tra il 20 e il 30%. Dove le piante sono colpite maggiormente dai patogeni più prodotto fitosanitario verrà distribuito. Stesso approccio per la dotazione di azoto e la presenza di infestanti.
L’elaborazione dei dati ottenuti ha dato indicazioni utili rispetto a focolai di brusone. Le piante colpite anche nei primissimi stadi mostrano riflettanza diversa dalle piante in pieno benessere. Il punto di forza della risicoltura di precisione sono le camere multispettrali di cui sono dotati i droni. La presenza di infestanti è quantificata facendo una taratura preliminare in base alla riflettanza (percentuale di luce solare riflessa dalla parte epigea delle colture) che caratterizza ogni specie dall’altra. Naturalmente, più le specie infestanti sono simili alla coltura più la taratura diventa necessaria di accuratezza (si pensi al caso del riso crodo). La concimazione è affrontata, invece, per mezzo di tecnologia Nir, anch’essa montata su drone, in grado di rilevare il quantitativo di azoto delle piante.
La fase 2 del progetto, che si avvierà nel 2021, ha l’obiettivo di validare ottenuti nel 2020 applicando queste tecnologie su superfici superiori e con personale maggiormente formato. I dati così ottenuti saranno usati per perfezionare quei software che permettono l’elaborazione delle mappe a partire dai dati di riflettanza rilevati. La tecnologia non si esclude potrà valutare e confrontare la gestione della risaia in asciutta e in sommersione. Il progetto Maristanis può fornire importanti dati rispetto alla certificazione dei processi di agricoltura integrata che sono chiamate a produrre tanto ma sempre più in rispetto dell’ambiente. Autore: Andrea Bucci