L’agricoltura familiare rappresenta lo scheletro dell’economia rurale, sia nei Paesi sviluppati che nel Sud del mondo. In Italia, su un totale di 1,6 milioni di aziende, il 98,9% è gestito da famiglie di agricoltori. A livello globale si contano oltre 500 milioni di aziende a conduzione familiare. Ecco perché bisogna riportare questo modello di agricoltura al centro delle politiche agricole, ambientali e sociali: solo così si può garantire uno sviluppo più equo e sostenibile. Questo il messaggio giunto dall’Assemblea nazionale di Donne in Campo-Cia, dal titolo “L’agricoltura familiare: un modello da attualizzare?”, che si è tenuta ieri, 16 novembre a Roma, all’Auditorium “Giuseppe Avorio”. Nel nostro Paese le aziende agricole di tipo familiare sono quasi tutte di piccole dimensioni (la media è pari a 7 ettari), ma insieme coprono praticamente la metà della superficie agricola utilizzata, spiega Donne in Campo. Con un peso specifico sostanziale, che dipende dal fatto che questo tipo di agricoltura è legata indissolubilmente alla biodiversità: preserva i prodotti locali e le varietà autoctone e promuove l’uso sostenibile delle risorse naturali. Proprio in Italia, infatti, sono le piccole imprese a “custodire” e salvaguardare gli oltre 5.000 prodotti agroalimentari tradizionali tricolori, un patrimonio di sapori inscindibili dal territorio ma costantemente sotto attacco di cementificazione e omologazione. «E’ chiaro, quindi, che l’agricoltura familiare è la via da seguire», ha dichiarato la vicepresidente vicaria della Cia Cinzia Pagni. «Bisogna sollecitare le politiche a offrire maggiori opportunità per mantenere questo modello fondamentale per il settore e i territori rurali. Anche perché agricoltura familiare non vuol dire agricoltura ‘vecchia’, anzi è sempre più vero il contrario. E in questo processo le donne hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo da protagoniste». Nelle aziende agricole femminili infatti, ha ricordato il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino, «la multifunzionalità si concretizza negli ambiti più innovativi del settore: la produzione di energia verde (16,3%), gli agriturismi (32,3%), le Fattorie didattiche e le attività ludiche e sociali (33,6%) che includono bambini, ma anche anziani, disabili e migranti». Con il risultato «di mantenere vive le comunità rurali», ha evidenziato la presidente nazionale di Donne in Campo Mara Longhin,«curando la terra, rammendando il tessuto sociale, recuperando e difendendo la biodiversità». (Nella foto grande un’immagine storica delle mondine)
IL RISO E’ SOST
Presentati i risultati della sperimentazione Risosost