La linea protezionista di Trump non danneggia direttamente il riso europeo, ma nasconde comunque qualche insidia. Infatti, se da un lato l’accordo Trans Pacifico (TTP) tra gli Stati Uniti e i Paesi asiatici avrebbe comportato un incremento dell’export Usa in Giappone, quello stesso accordo, ormai sfumato, avrebbe prodotto un aumento delle importazioni dal Vietnam, che ora aumenterà le pressioni commerciali sull’Europa, cui è legato da un accordo di libero scambio. Quanto al Messico, che importa grandi quantità di riso dagli Stati Uniti, in caso di guerra commerciale, le importazioni di Indica stelle e strisce potrebbero convertirsi in altrettanto importanti acquisti dall’Asia (più difficilmente dall’Ue, anche se oggi la Francia è ben posizionata sul mercato messicano delle farine e degli amidi). Per contro, è possibile che i produttori americani, vedendosi chiudere l’orticello messicano, puntino anche loro sull’Europa. Alcuni decenni fa la loro presenza sul nostro mercato era molto aggressiva, poi è stata parzialmente sostituita dal prodotto asiatico, ma i produttori dell’Arkansas restano un osso duro. Toccherà a Bruxelles allora riesaminare gli accordi che regolano gli scambi con l’estero, già fortemente penalizzanti per il riso, poiché la linea Donald rimette in discussione molti equilibri e la piccola Europa deve stare con gli occhi ben aperti. Di seguito, le esportazioni europee in Messico e nell’area americana negli ultimi due anni (dato in tonnellate riso lavorato, 5% di rottura – fonte Ente Risi).
MERCATO AFRICANO STABILE
Nell’Africa subsahariana, il miglioramento dell’offerta regionale è percepibile con l’arrivo dei nuovi raccolti sui mercati.