Carrà a tutto campo: alla ripresa, mentre le mietitrebbie scaldano i motori, intervistiamo il presidente dell’Ente Nazionale Risi sui temi caldi del settore.
Presidente Carrà, l’accordo con il Mercosur traballa, ma nel 2019 sono arrivate al traguardo molte concessioni: quali sono le brecce aperte e quali sono quelle che si apriranno nel mercato del riso?
L’accordo sul Mercosur è il regalo di una Commissione uscente. Probabilmente sono prevalse logiche di parte.. Questo accordo apre i mercati europei a diversi prodotti, creando problemi non solo all’Italia ma anche alla Francia, ad esempio. Per il settore risicolo l’accordo prevede che una volta a regime, ovvero dopo 6 anni dall’entrata in vigore, gli operatori dei Paesi del Mercosur potranno esportare ogni anno 60.000 tonnellate di prodotto verso l’Unione europea in esenzione totale dai dazi. Nel testo messo a disposizione dalla Commissione, si specifica che si arriverà al contingente di importazione per 60.000 tonnellate in modo graduale, partendo da 10.000 tonnellate e prevedendo un aumento annuo di 10.000 tonnellate nei cinque anni successivi. Al momento non sono stati specificati quali saranno gli stadi di lavorazione che potranno godere della concessione. Mi auguro che la Commissione si distingua per una visione diversa dalla precedente a difesa della risicoltura europea, perché all’orizzonte abbiamo l’India e la Thailandia…
Il ministero ha confermato che l’aiuto accoppiato aumenterà: anche Lei conferma?
Se la circolare di Agea fosse stata scritta in modo più chiaro, avrebbe evitato il nascere di certi motivati dubbi. Comunque oggi tutto è superato. Il riso avrà l’aiuto accoppiato che già per la corrente campagna sarà di circa 50 €/ha più alto rispetto a quella precedente.
C è stata qualche tensione sul cl388: perché tanto nervosismo su quella varietà ?
Onestamente non lo so. Noi non abbiamo mai espresso pareri perché non ci compete. Dare giudizi in base ad una superficiale ed errata lettura dei dati, come abbiamo dimostrato, non lo trovo corretto. Singolare che questi operatori commerciali abbiano voluto esprimere un’opinione esclusivamente per questa varietà.
Recentemente l’Ente risi ha registrato varietà anti brusone: come si comportano?
Il brusone del riso è la più grave patologia fungina che causa danni enormi alla produzione risicola, non solo in Italia ma in tutto il mondo. L’identificazione di geni di resistenza in grado di contrastare il patogeno e la costituzione di nuove varietà che, mediante incroci mirati, manifestassero completa o parziale resistenza ai ceppi di Pyricularia grisea presenti in Italia, sono stati uno degli obbiettivi principali del miglioramento genetico del CRR in questi ultimi anni. Molte delle nuove varietà selezionate e proposte al mercato – come CL26, CL71, CL15, Tiberio, CL33, CL28 – dimostrano una resistenza al patogeno, limitando la necessità dei trattamenti fungicidi. Inoltre poiché i ceppi fungini che causano il brusone mutano e si modificano continuamente, l’Ente, mediante l’introduzione e lo studio di numerose linee isogeniche esistenti (76 linee con geni specifici di resistenza al brusone) provenienti dall’IRRI e dal Giappone, per esempio, ha iniziato un lavoro specifico di monitoraggio e di indagine approfondita sull’evoluzione di questi ceppi sul territorio nazionale, per comprendere meglio ed orientare più efficacemente la ricerca genetica del futuro in questa direzione.
In tutta Europa monta la protesta sui divieti agli agrofarmaci: qual è la posizione dell’Ente?
Nel recente tavolo tecnico presso Ente Risi al quale hanno preso parte le organizzazioni di categoria, è stato evidenziato il fatto che, sia all’interno della Ue che fuori, non esistono regole comuni su questa materia. Per quanto riguarda la Ue vi sono Paesi che oggi possono utilizzare principi attivi da noi vietati, come propanile e quinclorac, mentre fuori dalla UE vengono utilizzati prodotti da noi non più consentiti. Questa materia sarà discussa al III Forum sul Riso del 8 ottobre a Bruxelles dove, tra i diversi punti all’ordine del giorno, metteremo in evidenza come la tolleranza da parte della Ue all’importazioni di merci che abbiano residui di principi attivi vietati nell’Ue – tali da non compromettere la salute del consumatore ma da creare danni all’ambiente dei paesi esportatori – determini una concorrenza sleale.
I mercati continuano a punire i risicoltori : come se ne esce?
Purtroppo dobbiamo imparare a convivere con un mercato globale. Questo significa da un lato continuare a contrastare le concessioni che Bruxelles rilascia con estrema superficialità facendo un lavoro di squadra con i colleghi europei e sensibilizzando la politica nazionale ed europea a “fare sistema” e dall’altro comprendere che solo con una programmazione delle semine si limitano i danni della volatilità dei prezzi tipica di un mercato globale. Inoltre, se non mettiamo mano al prossimo regolamento Ue sull’origine, che per il riso non prevede nulla, saremo invasi da cereale estero indefinito. Mi piacerebbe che l’industria capisse il problema proponendo delle soluzioni concrete. Se vogliamo parlare di autentica e vera filiera non possiamo sottrarci al dibattito sull’origine o affrontarlo in modo superficiale.
Cosa vi attendete dalla campagna di divulgazione che è appena partita?
Con questa campagna vogliamo raccontare una nuova storia per il riso che purtroppo vive da tempo di falsi riferimenti. Mi riferisco al fatto che sovente ci si ricorda del riso come di un prodotto difficile da cucinare, utile quando si ha il mal di pancia e per chi ha intolleranze alimentari, generalmente coltivato in Asia. Oggi c’è da parte del consumatore la voglia di conoscere più in profondità il prodotto, l’origine, i metodi di coltivazione , le proprietà salutistiche ed alimentari. Il claim della nostra campagna “Nutri la tua voglia di Riso” è stato pensato per andare a stuzzicare la curiosità di tutti i consumatori, anche dei più giovani, utilizzando tutti i canali dell’informazione, da quelli tradizionali a quelli social. Dopo la presentazione ufficiale a Milano del 22 luglio, faremo una serie di eventi nei capoluoghi di provincia e presso il nostro Centro Ricerche sul Riso, coinvolgendo le autorità cittadine e le aziende trasformatrici, perché credo che comunicare un unico messaggio, lavorando in sinergia, significhi ottenere risultati migliori.