La Coldiretti vercellese e biellese alza la voce: non ancora conclusa nelle nostre province, come nel resto del Piemonte, la questione dei pagamenti Pac 2015. A farne le spese sono, soprattutto, quelle aziende già particolarmente in difficoltà a causa, ad esempio, della loro posizione in territori svantaggiati, recita una nota ufficiale. «Finalmente nella nostra Regione sono stati sbloccati i fondi comunitari per il pagamento della Pac 2015 a circa 20 mila aziende – ha sottolineato ieri Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte – dando loro, così, una boccata d’ossigeno. Ora, però, chiediamo alla Regione di provvedere al più presto ad erogare quanto spetta alle aziende che insistono nelle aree montane e a quelle che erano sottoposte al controllo oggettivo». Un problema che, come conferma il presidente di Coldiretti Vercelli Biella Paolo Dellarole, «tocca direttamente il territorio delle nostre due province». Sono rimaste escluse dai pagamenti già effettuati 18 mila aziende per un totale di oltre 60 milioni di euro, evidenzia il Delegato Confederale Bruno Rivarossa: «Non è ammissibile temporeggiare oltre mettendo ulteriormente a rischio la sopravvivenza delle imprese. Sbloccare questi pagamenti significa dare un impulso all’agricoltura della nostra regione ed, in particolar modo, all’economia di quei territori già in difficoltà».
Analogo affondo polemico viene dalla Confagricoltura eusebiana, secondo cui «dopo la mobilitazione nazionale dello scorso 5 maggio, Arpea ha erogato un acconto del contributo pac; poi più nulla, silenzio totale e molte aziende, specie quelle che erano state sorteggiate per i controlli, non hanno ricevuto nemmeno un euro. Eppure la pac – osserva una nota dell’Unione agricoltori di Vercelli e Biella – non è un grazioso regalo della politica ad un settore meritevole sul piano socio-ambientale. E’ un corrispettivo che va a compensare la riduzione dei prezzi istituzionali decisa negli anni Novanta e che ha costretto il settore a combattere con armi impari con il mercato mondiale, da dove arrivano prodotti ottenuti a costi incomparabilmente inferiori a nostri. Ricordiamo che, nel caso del riso, la pac, figlia, come si è detto di una drastica diminuzione dei prezzi (ex) garantiti, rappresenta il 30 % della plv aziendale e serve per coprire una parte dei costi vivi di produzione. Se non arrivano sollecitamente i contributi promessi, insieme al contributo sull’assicurazione agevolata 2015, le nostre imprese sono in ginocchio e non vorremmo essere costretti ad iniziative di protesta clamorose. Non ci addentriamo nei meandri circa la causa di tutto ciò, da una normativa eccessivamente complicata (ma lo avevamo previsto) al proliferare degli organismi pagatori, che anziché dare snellezza hanno intasato il sistema, fino alle circolari di Agea che arrivano sempre in zona Cesarini. Tutto questo lo ha creato la politica e ora tocca alla politica trovare le soluzioni. Siamo stufi di aspettare».
(17.05.2016)