Si apre, con il ritrovamento di un inedito carteggio, un nuovo straordinario panorama nella storia intima, culturale e artistica del Grande Metafisico Giorgio de Chirico. La pubblicazione di un centinaio di lettere dell’artista alla fidanzata Antonia Bolognesi, conosciuta e frequentata durante il suo soggiorno nella “Ferrara delle sorprese” (1915-1918), rivelano una nuova prospettiva in cui contestualizzare questo periodo così particolare nella vita dell’artista, neo-soldato con mansioni da scritturale.
Proprio nell’anno del Centenario dell’arrivo di de Chirico a Ferrara, città le cui “splendide apparizioni di spettralità e bellezza sottile” ha ispirato nuovi temi tra cui gli Interni metafisici, i Trovatori e le Muse inquietanti, il pronipote, Eugenio Bolognesi – ferrarese, già Direttore Generale di Bonifiche Feraresi SpA ed apprezzato Presidente del Consorzio di Tutela del Riso IGP del Delta del Po” – fornisce alla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico un nuovo e quanto mai insolito strumento di indagine. In parallelo a una così bella storia d’amore tra giovani, con progetto di matrimonio (che non si attuerà), emergono anche nuove notizie sulla situazione professionale di de Chirico nell’immediato dopoguerra, che permettono una diversa ed ulteriore conoscenza sia sul piano personale che su quello artistico e professionale: “una diversa prospettiva, quella del retroscena di un rapporto sentimentale finora completamente sconosciuto” (Paolo Picozza).
Riportiamo qui di seguito (gentile concessione Eugenio Bolognesi) il testo di una cartolina del prezioso carteggio, nella quale, da Roma, de Chirico scrive all’amata Antonia a Ferrara chiedendole di spedirgli “il riso ferrarese” (doveva prediligerlo, altrimenti avrebbe potuto acquistare un riso…qualsiasi a Roma dove si trovava).
«Roma 24 aprile 1919
Carissima
Ho ricevuto 2 tue lettere e una cartolina di Carlo.
Mi conforta il pensiero che sei tranquilla; passeranno anche questi giorni
stupidi ed incolori.
Scrivimi spesso
Ti abbraccio
tuo Giorgio
E’ venuto a vedermi Ascoli (Max) quello di Ferrara.
Mandami la 5° Razione del Riso senza tessera».
La vicenda intima della famiglia Bolognesi nella figura di Antonia (per l’artista la mitologica Alceste – la moglie ideale) viene qui trattata da Eugenio Bolognesi (nella foto, a destra durante la presentazione), che ben conobbe la donna, con squisita sensibilità al fine proprio di lasciare la parola a Giorgio de Chirico e per far emergere il valore intrinseco delle lettere inedite. Ci troviamo di fronte ad “un’altro ‘interno’ ferrarese”, commenta il Presidente della Fondazione de Chirico, “quello della sua condizione personale e affettiva durante gli ultimi due anni del soggiorno in questa città, non riguardante – scopriamo ora – i soli obblighi militari, la pittura e lo studio”. E continua: “La lettura degli scritti riguardo questa importante relazione […], completa il quadro di de Chirico come uomo, dal quale risalta una profonda integrità personale, l’onestà e il forte impegno lavorativo per conquistare le condizioni necessarie per realizzare il sogno di vita condiviso con la fidanzata e la propria fiducia verso il richiamo del destino”.
Nel proprio contributo, Fabio Benzi, lo studioso di de Chirico di fama internazionale, sottolinea l’eccezionalità del ritrovamento archivistico, avendo scritto in precedenza che per un’oggettiva carenza di notizie, il 1919 “anno cruciale della formazione del classicismo dechirichiano, è rimasto fino ad oggi dimenticato e sostanzialmente eluso da trattazioni più generiche che filologiche”.
Questo straordinario “diario” fornisce quindi uno strumento d’indagine paragonabile a quello di una prospettiva che, tra disegno e destino, rivela la nobiltà d’animo dei protagonisti e le usanze formali dell’epoca che hanno quel qualcosa di eterno e di classico, di armonia e di fatalità, che coincide con tutta l’arte di de Chirico: dalla Metafisica all’allora nuova ricerca classicizzante. Si scopre ora l’identità della giovane donna ritratta nell’opera esposta nella prima mostra personale dell’artista presso Casa d’arte Bragaglia (febbraio 1919) e acquistata poi da Signorelli. De Chirico scrive da Roma ad Antonia il 5 dello stesso mese: “L’esposizione va benone; il tuo ritratto ammiratissimo; l’ho intitolato ‘Alceste’”, e il 14, giorno di S. Valentino: “‘Alceste’ è molto corteggiata e temo che me la portino via”.
Grazie ad Eugenio Bolognesi (oggi) e alla Fondazione de Chirico (sempre) la città di Ferrara non potrà non riconoscere nell’opera del suo cittadino d’adozione, il proprio ritratto di città “quanto mai metafisica”, che, come ha notato de Chirico, offre bellezze sottili che “fermano e stupiscono il passante astuto ed educato nei misteri della intelligenza”.
Autore del libro con numerose conferenze sul tema, libro “Alceste: storia di un amore ferrarese” e ritratto originale di “Alceste”, il dipinto ritratto dell’amata di Giorgio de Chirico, saranno presenti alla mostra sul pittore che si tiene in queste settimane a Palazzo Diamanti di Ferrara.
Informazioni sul libro “Alceste, una storia d’amore ferrarese” di Eugenio Bolognesi: Casa editrice Maretti Editore, Pagine 224, prezzo 18,00 euro, Isbn 978-88-98855-21-6