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DE CASTRO SPIEGA L’ACCORDO OMNIBUS

da | 4 Nov 2017 | Internazionale

De Castro

Dopo un intenso ciclo negoziale, è stato raggiunto  l’accordo finale sul pacchetto agricolo del Regolamento Omnibus: lo conferma il parlamentare europeo Paolo De Castro, uno dei protagonisti di questa discussione in Commissione Agricoltura. «Rispetto alla proposta iniziale della Commissione – spiega De Castro in una nota – che mirava solo ad alcune modifiche all’attuale funzionamento della PAC, l’intesa raggiunta offre la prospettiva di una vera e propria riforma di medio termine. Voluta soprattutto dal Parlamento che non si è limitato a lavorare nello stretto recinto proposto dalla Commissione, ma ha confezionato una proposta di revisione vera e propria». Che l’attuale Pac non soddisfacesse più il settore agricolo era noto da tempo. Il timore era che l’unico orizzonte possibile per una vera e propria riforma fosse il rinnovo finale, previsto per il 2020. Ora però il nuovo regolamento apre una prospettiva nuova: «La ricognizione delle criticità presenti nell’attuale regolamentazione ci ha spinto a proporre un intervento di revisione più vasto e a sostenerlo utilizzando le prerogative offerte al Parlamento dalla procedura di co-decisione. Un risultato, quindi, straordinario anche sul piano politico dove ancora una volta, dopo la riforma del 2013, il Parlamento ha dato prova di essere un perno decisivo del processo di costruzione legislativa europea».

I temi principali dell’accordo riguardano diversi punti, a partire dall’agricoltore attivo, figura finalmente disciplinata nel 2013 per evitare che le risorse europee finissero nelle mani di chi agricoltore non è. «La proposta della Commissione – aggiunge De Castro – ci avrebbe fatto tornare indietro». Il Parlamento ha difeso il principio che ad essere beneficiari possano essere solo gli agricoltori professionali. Viene così mantenuta la definizione di agricoltore attivo, con la possibilità di deroghe specifiche strumentali a contenere il carico amministrativo degli Stati Membri.

Per quanto riguarda il capitolo dei pagamenti diretti, il Parlamento ha puntato ad una semplificazione del carico burocratico. «Siamo intervenuti per razionalizzare un complesso apparato di impegni, mantenendo intatta la valenza ambientale e collettiva dei pagamenti diretti – aggiunge il deputato europeo – Sono stati così rivisti alcuni temi. Per quanto concerne il greening, il Parlamento ha lavorato soprattutto sulla diversificazione delle colture e sulle aree di interesse ecologico». Sono state apportate semplificazioni rilevanti per le colture sommerse, ovvero per il riso, per le quali si allentano i limiti originariamente imposti. Inoltre, per tutti gli agricoltori che investono oltre il 75% della propria superficie agricola in leguminose e foraggere e per tutti coloro che lasciano a riposo oltre il 75% della loro superficie l’obbligo viene cancellato, indipendentemente dall’ampiezza dell’azienda, risolvendo il problema dei medicai. Sempre sul greening, l’obbligo del focus ecologico viene eliminato per tutti coloro che lasciano a riposo oltre il 75% della loro superficie e viene valorizzato il ruolo ambientale delle azoto fissatrici.

Il secondo obiettivo è stato quello di valorizzare il ruolo dei giovani agricoltori nei pagamenti diretti, dando nuovo vigore e intensità (gli SM la potranno raddoppiare) al cosiddetto pagamento giovani introdotto nel 2013, che seppure condivisibile nelle intenzioni, restava ancora troppo timido negli effetti secondo il Parlamento. Si mantengono e rafforzano gli impegni sugli aiuti accoppiati, dando la possibilità agli agricoltori di incrementare i propri livelli produttivi e agli Stati Membri di rivedere annualmente i settori beneficiari, in chiave anti-ciclica.

La gestione dei rischi è stata un altro importante capitolo: gli interventi promossi nel 2013 si sono rivelati insufficienti per promuovere l’accesso degli agricoltori a strumenti assicurativi, fondi di mutualità e meccanismi di stabilizzazione dei redditi. Cosi, prendendo spunto dalla proposta della Commissione di abbassare la soglia di indennizzo contemplata per il nuovo meccanismo di stabilizzazione dei redditi settoriale, il Parlamento è riuscito ad estenderla alle assicurazioni, portando al 20% la perdita di prodotto necessaria per l’attivazione, ha innalzato dal 65 al 70% l’intensità del contributo pubblico, e introdotto la possibilità di utilizzare indici economici per la misurazione delle perdite. Sempre nell’ambito dello sviluppo rurale sono stati finalizzati a rafforzare gli effetti delle provvidenze per il primo insediamento dei giovani, la partecipazione ai regimi di qualità e gli investimenti effettuati dagli agricoltori nell’ambito dei piani di sviluppo rurale.

Infine il grande capitolo delle misure di mercato, per le quali si è cercato di dare più forza contrattuale alle formule organizzative degli agricoltori. Così OP e AOP operanti nel settore lattiero caseario potranno avvalersi della contrattualizzazione scritta obbligatoria, e le misure del pacchetto latte vengono estese oltre il 2020, eliminando la valenza temporanea delle stesse. Tali prerogative vengono inoltre estese a tutti i produttori e a tutte le OP e AOP. Queste formule organizzative vengono rafforzate dall’accordo e viene, in linea generale, consolidato il loro protagonismo all’interno delle relazioni contrattuali di filiera, derogando finalmente il settore agricolo dalle regole sulla concorrenza che riguardano la produzione, la vendita e la trasformazione dei prodotti agricoli, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno un trasferimento di proprietà del prodotto dagli agricoltori all’OP.
Sempre in questo capitolo e sulla scorta degli avvenimenti che hanno caratterizzato l’agricoltura in questi ultimi anni il Parlamento ha promosso la revisione dell’intervento per affrontare le crisi di mercato, dando immediatezza alle misure di riduzione della produzione, utilizzate con successo durante la crisi del latte.

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