Si è svolto ieri al Centro Ricerche dell’Ente Risi a Castello d’Agogna (PV) l’incontro organizzato da Cia sul settore, in collaborazione all’Ente Risi, rivolto ai soci e alla presenza del presidente nazionale Cia Cristiano Fini. Presente anche Manrico Brustia – responsabile Settore Riso Cia Piemonte e consigliere d’amministrazione dell’Ente Risi.
Il direttore dell’Ente, Roberto Magnaghi, ha riassunto i dati che vedono l’Italia primo Paese produttore di riso in Europa con oltre il 50% dell’intera produzione comunitaria, ben 216mila ettari di superfici seminate e circa 1,4 milioni di tonnellate prodotte nel 2024. «Il riso è un’eccellenza dell’agricoltura italiana, non solo per la potenza dei numeri – ha commentato Fini -. Alla quantità si aggiunge una qualità indiscussa, che nasce dalla tradizione e dal rispetto per l’ambiente e il paesaggio che caratterizzano le aree di produzione«
LA SFIDA DEi COSTI DI PRODUZIONE
Il presidente di Cia ha ribadito l’impegno dell’Organizzazione a sostegno del settore risicolo, sia a livello nazionale che europeo, tanto più oggi che «il comparto è chiamato a confrontarsi con grandi sfide, dai cambiamenti climatici agli aumenti dei costi di produzione, dalle dinamiche di mercato sempre più complesse alle politiche Ue di transizione green spesso confuse e pasticciate”. Nel contesto di queste difficoltà, Fini ha anche espresso il suo apprezzamento per il lavoro svolto dall’Ente Risi, definendolo un “vero e proprio patrimonio della ricerca pubblica italiana, al servizio degli agricoltori». Quindi focus sulla nuova Pac, che «deve essere adeguata nelle risorse e di facile attuazione» e soprattutto «massima attenzione di Cia sui possibili impatti degli accordi di libero scambio” con i Paesi del Sud America (Mercosur) e con i Paesi EBA (Cambogia, Myanmar)».
MAGNAGHI VUOLE VIGILARE SUI DAZI
Da parte sua, il direttore Magnaghi ha tracciato un’analisi dell’export, visto che circa il 33% del riso prodotto nel nostro Paese arriva al mercato Ue, mentre il 13% è destinato ai mercati extracomunitari come gli Usa. Mettendo in chiaro trend e minacce sul fronte commerciale. «L’Italia esporta in Europa 538.000 tonnellate di riso, in particolare verso Francia (128.000 tonnellate) e Germania (136.000 tonnellate)”. Tuttavia, ha espresso preoccupazione per il calo dell’export verso Parigi (-21.000 tonnellate), che “potrebbe essere legato al caro vita che sta attraversando il Paese transalpino». Riguardo ai possibili dazi da parte dell’amministrazione Trump, «l’Italia esporta negli Stati Uniti circa il 6% della produzione, peraltro di varietà pregiate da risotto come Carnaroli, Arborio, Vialone Nano. Produzioni di eccellenza, difficilmente sostituibili con coltivazioni locali. Comunque – ha evidenziato Magnaghi – giusto vigilare sulle politiche dei dazi, che comprometterebbero parte dell’export del nostro agroalimentare di qualità verso gli Usa».
Cosa seminare in risaia?
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