I ritardi della filiera, il mercato del tondo, i rapporti con le altre industrie: Corrado Cusaro, amministratore delegato di SP SPA in questa intervista parla di tutto.
CORRADO CUSARO E SP
La società vercellese compie 25 anni. Fondata nel 2000 inizialmente come pura entità commerciale ha avviato successivamente un percorso industriale culminato nel 2021 con il completamento dell’ impianto automatizzato ed innovativo della lavorazione del riso di Stroppiana (circa 50 milioni di investimento complessivo).
SP SPA è nota come una azienda che “lavora i risi tondi”. Risi tondi che rappresentano circa il 65% del volume di affari complessivo, dove il Selenio è quasi il core business, anche in forza di un importante market share europeo in ambito dei distributori di riso etnico, giapponese anche per sushi.

SP
IMPORTANTI INVESTIMENTI PER SP
Cusaro approda in SP al termine del 2020 con un investimento progressivo supportato da diversi investitori industriali italiani. Gli investitori hanno scelto di diversificare i loro investimenti e di focalizzarsi sul settore alimentare. Sulla società ci dice questo: «Attualmente come rappresentante del socio di maggioranza posso dire che importanti sforzi finanziari sono stati fatti, al netto di riconoscere che ci sono altri players più blasonati, SP nel corso degli ultimi anni un po’ di tonnellate di riso le ha vendute, comperate e pagate».
«E’ opportuno richiamare la sostenibilità degli operatori nel lungo termine, e cioè il fatto che ci sia capacità economica, finanziaria e di investimento per continuare a crescere ed essere sempre più solidi. Un mercato di operatori grandi e solidi permette di adattarsi anche a situazioni negative senza causare effetti a catena sugli operatori e sui consumatori. Settimana scorsa si sono approvati i risultati 2024 di SP SPA. Questi ultimi hanno confermato la bontà del percorso industriale intrapreso: un fatturato costante a livello di tonnellate vendute (circa 65 mila tons) e una marginalità gestionale confermata pari all 8%. Molto positiva è la leva finanziaria. Leva che continua a scendere con livelli ragionevoli (dopo il grande investimenti nel nuovo impianto). Ciò permette di vedere il futuro con molta serenità e tranquillità con l’intenzione di cogliere eventuali opportunità».
IL MERCATO DEL RISO ITALIANO
Il mercato dei risoni chiede varietà che difficilmente arriveranno nell’autunno del 2025, a quel che si capisce dai sondaggi di semina. Perché non si riesce mai a programmare nulla?
Da puro osservatore del mercato constato, con mio grande rammarico, una volontà, spesso suicida da parte della filiera risicola, che, vantandosi dei fasti del passato piuttosto che delle fortune accumulate, manca di visione strategica. Il mondo è variabile e come avete visto con le nuove tariffe doganali imposte negli USA i mercati possono diventare facili o impossibili nell’arco di una giornata.
Se si frequentano le borse del riso, molto minimaliste (nulla di comparabile a dimensioni e tecnologie delle borse agricole nel mondo), si constata una drammatica tristezza in temini di visione; intendo dire che si ravvisa una scarsa volontà di aggredire il futuro e fare scelte strategiche di campo per “salvaguardare” la filiera e, nell’ambito di questa, anche una industria, che ha dato tanto al Piemonte e all’Italia rendendola conosciuta in tutto il mondo.
Da un punto di vista tecnico ho osservato in silenzio l’evoluzione del settore e i dialoghi all’interno di questa filiera. In molti casi la mancata capacità nell’organizzare il futuro è legata ad ideologie e/o a visioni drammatiche del mondo e/o a fasti gloriosi del passato.
I DISTRETTI
E’ un problema solo italiano?
Ho seguito tanti progetti di riorganizzazione e recupero di efficienza. Il tema della globalizzazione era un elemento dirimente. Molti distretti italiani hanno vissuto di rendita per molti anni. Qui le famiglie rappresentanti l’intera filiera vivevano contando i “dobloni” accumulati nel corso degli anni. Poi, con una forte velocità si sono trovate scavalcate da “cicloni asiatici”.Ne sono un esempio il distretto tessile di Biella, quello delle ceramiche e mattonelle dell’Emilia, il distretto della seta di Como, l’industria tessile Pratese, per citarne alcuni.
Dal 2022 con la “siccità” e la mancanza indiretta di materia prima, il settore del riso italiano ha preso importanti “montanti destri”, come si direbbe su un ring di pugilato. Ancora oggi si fatica a capacitarsi della velocità del cambiamento e di importanti movimenti industriali che accadono nel mondo. Fino al 2022 la filiera risicola italiana guardava con estrema compiacenza la piazza di Vercelli come unico luogo per effettuare contrattazioni. Da quel periodo con la necessità di reperimento si è buttato il naso fuori le “mura”. Proprio qui si è compreso le velocità con cui molti paesi si stanno posizionando sul mercato (dalla Bulgaria all’Argentina all’Asia che con 3 raccolti all’anno hanno un vantaggio competitivo importante).
Per programmare ci deve essere in primis la volontà di farlo con autorevolezza e “fame” di successo. Molti operatori hanno la pancia ed i magazzini pieni. In queste condizioni loro la voglia di gettarsi in nuove sfide non è una priorità. Inoltre, il listino di Vercelli è sempre più collegato ad un “sentiment” ad un “desiderata” sui prezzi e non a reali situazioni di mercato. Non mi è ancora chiaro se siamo di fronte ad un paradosso unico: è il mercato che fa il listino o il listino che fa il mercato?
LA QUALITA’ E’ STRATEGICA
Voi che atteggiamento avete in questa fase?
SP SpA è disponibile a dialogare con chiunque (ad eccezione di complottisti e catastrofisti estremi) con l’obiettivo di mettere al centro del ragionamento la qualità, un orizzonte di pianificazione di lungo periodo a supporto del servizio al cliente per nicchie di mercato redditizie, anche al fine di condividere con tutti gli operatori della filiera numeri e business a supporto strategico di tutti.
Quali sono le varietà che cerca SP, quanto siete disposti a pagare e quando?
Le domande sono molto interessanti, perché come detto implicano una visione e una strategia e il tutto deve essere correlato ad una mission, cioè lo scopo aziendale e nel caso specifico gli obiettivi di SP SPA.
Il mondo cambia, il mercato è globale sia nell’acquisto che nella vendita e di conseguenza vi sono poche regole da adottare: dialogo, condivisione dei dati e di rapporti. La filiera industriale (clienti – industrie) hanno il compito di dare input economici e strategici per condividere profitti al fine di mantenere vivo il concetto di QUALITA – DIVERSIFICAZIONE – SERVIZIO – INNOVAZIONE.
Ricordo che l’Italia è stata per anni la patria del riso tondo con diverse fasce di prezzo e di qualità e ha sfamato per anni l’industria alimentare europea e i mercati specifici. Le regole indicate sono la base per essere sempre più competitivi e forti sul mercato. La separazione e la priorità data attualmente agli interessi di ogni singolo operatore non consente un approccio globale e vincente ma un focus improntato ai risultati correnti ed alla sopravvivenza.
EVOLUZIONE DEI MERCATI
Quali saranno i mercati più promettenti quest’anno?
Le recenti scelte strategiche degli operatori italiani sia in ambito di prezzi che di sementi hanno chiuso le porte a progetti espansivi su diversi mercati (area mediterraneo, americhe e asia), di fatto delegando o consentendo ad altri paesi di prendersi la leadership in alcuni settori del riso. E’ aperta una porta e chi è più veloce e strutturato si muove acquisendo mercati e posizionandosi come nuovo interlocutore.
Come SP SPA abbiamo fatto proposte di pre-contratti (anche a buoni prezzi) per tutto quanto è collegato ai “risi tondi” con la chiara volontà nell’ invogliare e trasmettere un messaggio di interesse verso queste tipologie di sementi.
…E IL CONDIZIONAMENTO DALL’IMPORT
Quanto dobbiamo temere la crescita del Basmati e del riso confezionato d’importazione?
Se guardo la strategia messa in atto di un grosso player del mercato come Euricom, richiamando quanto è oggetto di comunicati stampa. Vedo la forte attenzione all’estero: le recenti acquisizione di Fatima-Basmati e del gruppo Sonko solo per citarne alcune, sono esempio della globalità di un business come quello del riso. Il Basmati sicuramente è una “business line” in aumento con margini a volte superiori alle altre tipologie di riso in gran parte alimentata dalla forte immigrazione asiatica in Europa.
Il mercato etnico negli ultimi 10 anni è cresciuto a doppia cifra. Oggi vi sono molti operatori che affrontano il mercato stesso con differenti livelli di qualità e differenti richieste di servizio.
Nel concetto di mercato globale anche la manodopera ha un costo. Quindi l’aumento dell’ importazione del riso confezionato ne è un segnale. A mio avviso non lo si combatte solo con la volontà di “dazi”. Bensì con una visione strategica più ampia. La domanda alla quale dare una risposta è: perché e cresciuta tanta l’importazione di risi confezionati ?
DIALOGO NELLA FILIERA
E’ un tema solo di prezzo o è anche un tema di tipologie di risoni / sementi / dialogo nella filiera dove tra operatori non vi è trasparenza ?
Se un cliente finale va direttamente alla fonte per comperare del riso confezionato considerando i tempi navi e il magazzino vuol dire che c’è del “malumore”. Un malumore superiore al puro concetto di prezzo.
IL DIVORZIO DA AIRI
Perché avete divorziato da Airi?
Il termine divorzio è aggressivo ed esagerato. SP SPA ha deciso di prendersi del tempo per lavorare internamente, fare bene i compiti a casa e per capire bene le corrette strategie da adottare.
Partecipare ad associazione implica dedicare alla stessa del tempo per provare a portare del valore aggiunto.
Un’Associazione di categoria ha il compito a mio avviso di “valorizzazione il settore”. Ciò significa valorizzare “enterprise value” di tutti gli stakeholders provando a fare uscire il tema riso da un mero concetto di commodities e valorizzando le filiera e gli end use di riferimento. Su tale punto abbiamo comunicato direttamente con Il Presidente Dott Mario Francese, che ringraziamo per aver compreso le nostre logiche. Se si è parte di un progetto lo si è par dare il 100% non dei residui del proprio tempo.
Richiamo un settore vicino, cioè quello della pasta, dove l’ingresso di alcuni private equity nel settore, hanno generato in un breve periodo una forte crescita del valore aziendale complessivo.
Ecco, SP SPA deve dedicare del tempo prezioso al rafforzamento del proprio business e ad una crescita organica e strategica, e dedicare tempo ai “salotti buoni” può essere piacevole, ma difficilmente fonte di maggiore solidità. Allo stesso modo ci piacerebbe avere un confronto aperto con tutti i produttori per avere piani comuni e concretezza diretta sul business, dato che spesso le associazioni rischiano di essere improduttive e auto-referenziali.
AUMENTARE L’ETTARATO
Se Lei fosse un risicoltore oggi investirebbe più ettari a riso?
Come in tutti i settori le economie di scala aiutano nel fare saving sui costi e migliorare i margini e i profitti.
Se io fossi un operatore agricolo proverei a capire tramite una attenta analisi del conto economico (e qui viene il bello, se non si hanno numeri e cultura delle analisi) quale è il punto di equilibrio tra margine e perpetuazione di investimenti. Inoltre, cercherei di capire dove sta andando il mercato al fine di sapermi trovare pronto. Anche il passaggio generazionale vuole un processo di miglioramento, in quanto spesso i figli non subentrano nelle attività di famiglia e allora banalmente ci ritroviamo di fronte ad un modello alternativo che porta a scelte di pura convenienza economica secondo il seguente principio: meglio il conto arancio o la filosofia che la terra comunque è portatore di garanzia patrimoniale e di opportunità?
Ricordiamoci anche i vantaggi fiscali che il mondo agricolo ha avuto e sta avendo, in cui tale variabile in alcuni casi è incentivante oppure porta a delle visioni di risultato “de minimis” senza fatica. Ovviamente mi riferisco a situazioni non virtuose, che comunque sono presenti nella media complessiva. Dato che come si dice nell’industria pesante “il mondo si fa con il ferro”. Il riso si fa con la terra e sicuramente filiera e sostenibilità sono variabili che terrei ben in considerazione negli investimenti in “ettari”.
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