Il progressivo aumento delle temperature, la riduzione della quantità e l’alterazione della distribuzione delle piogge rischiano di penalizzare la maiscoltura, come altre attività agricole. Questo lo si evince dall’analisi dei dati dal 1951 a oggi registrati negli areali italiani. Infatti, mentre da un lato si conferma una sostanziale stabilità a livello pluviometrico, dall’altro si rileva un aumento sensibile delle temperature medie annue. Le medie annue si innalzano da una media di 15.1°C (13.3 al Nord) per il periodo 1951-1980 a una di 16.3°C (14.7 al Nord) per il periodo 2001-2020. Lo sottolinea il Crea in una nota. L’ente specifica come il cambiamento climatico influisca, anche, sul contenuto in micotossine. Dal monitoraggio della rete Qualità Mais del CREA di Bergamo, per il 2021, ha evidenziato una situazione eterogenea tra i diversi areali di coltivazione.
Le rese mais nella campagna 2021
Si registra una battuta d’arresto in termini di produzione e qualità, soprattutto in relazione ai dati del 2020, un’annata particolarmente positiva. Le rese, infatti, si riducono, in base ai diversi areali, del -5% del -10 e del -15% (addirittura del -30% in alcuni casi), in conseguenza del calo delle superfici, di poco superiore a 591 mila ettari (-2% sul 2020, il valore più basso dal 2018), della flessione dei rendimenti unitari (-6% a 10,7 t/ha) e delle temperature (eccessivamente rigide in inverno, che insieme alle gelate tardive hanno ritardato la fioritura nel periodo primaverile, troppo elevate tra giugno e agosto). Performance negativa anche per la bilancia commerciale con un import netto al massimo storico: oltre 6,1 milioni di tonnellate e almeno 1,2 miliardi di euro. In forte crescita i già elevati prezzi internazionali, mentre quelli nazionali, nel mese di gennaio, hanno raggiunto il massimo livello per questo secolo. L’aggravio della bilancia commerciale è associata un aumento del costo mangimi, con pesanti ripercussioni sulla filiera zootecnica, mentre il beneficio per i maiscoltori italiani può essere pregiudicato dal costo dei fertilizzanti azotati, il cui prezzo è arrivato a livelli mai osservati in passato. (Fonte dati: ISTAT)