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 COSTI ALTI, NON SI SEMINA 

da | 12 Mag 2022 | NEWS

semina riso

L’aumento record dei costi di produzione provocato dalla guerra in Ucraina rischia di far calare le semine con una stima fino a meno 10 mila ettari in Italia. E’ quanto afferma Coldiretti nel lanciare l’allarme per l’impatto che potrà esserci su un settore strategico per l’economia e l’approvvigionamento alimentare del Paese.

«A pesare è, da un lato, l’esplosione dei costi energetici con aumenti record che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio, secondo l’analisi Coldiretti, e, dall’altro, la siccità poiché negli anni è mancata la prevenzione e l’attenzione a progettare infrastrutture per lo stoccaggio dell’acqua», spiega Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo.

CONCORRENZA SLEALE

Sul riso italiano grava anche la concorrenza sleale delle importazioni low cost dai paesi asiatici agevolate dall’Unione Europea nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori.

«Un esempio è il Myanmar – continua Dellarole – che è diventato il nostro primo fornitore con 51 milioni di chili, secondo un’analisi Coldiretti su dati relativi ai primi quattro mesi del 2022, favorito peraltro dalla scadenza della clausola di salvaguardia con la quale si erano bloccate le agevolazioni tariffarie concesse al Paese asiatico e alla Cambogia. Per anni i due stati hanno beneficiato dell’azzeramento dei dazi per esportare in Italia e in Europa nell’ambito del regime EBA (tutto tranne le armi). Il risultato è stato una vera e propria invasione di prodotto asiatico che ha messo in ginocchio i produttori nazionali».

PROTEGGERE IL RISO ITALIANO

«Bisogna tutelare la nostra risicoltura e questo deve essere un obiettivo primario per l’Europa – evidenzia Francesca Toscani, Direttore Coldiretti Vercelli-Biella  – visto che abbiamo un prodotto che si distingue per sicurezza nella produzione e qualità, rispetto a quello importato dall’Asia a basso costo, frutto di soprusi. Per cercare di contrastare l’aumento dei costi di produzione bisogna lavorare fin da subito sugli accordi di filiera che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali». (IP)

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