Tra quindici giorni, i sindacati e soprattutto i consorzi irrigui dovranno rispondere alla “chiamata” dell’Ente Risi che si è assunto la regia della questione siccità con l’incontro del 5 dicembre (leggi l’articolo). La base degli agricoltori segue con preoccupazione la lentezza con cui si prendono decisioni e ci interpella.
NAVIGLIO GRANDE: PREOCCUPA LENTEZZA DEI LAVORI
Lo fa ad esempio Giovanni Premoli di Certosa di Pavia, il quale, come tanti altri risicoltori pavesi e lomellini, teme una riedizione del 2022, in termini di scarse precipitazioni e irrigazione insufficiente. Uno scenario che, come abbiamo segnalato negli articoli sul meteo, è verosimile se non si riempiranno presto i nevai. «A ciò si aggiunga – spiega Premoli – che mentre alcune realtà, come il Muzza, sono ben gestite e portano già adesso acqua alle marcite, altre sono rischiosamente bloccate dai lavori. Mi riferisco al Naviglio grande che porta l’acqua nel Pavese: speriamo che il cantiere termini per tempo, in modo da consentire una irrigazione regolare, sempre che vi sia l’acqua».
TICINO
Un altro punto interrogativo è la diga della Miorina, che serve il Ticino. Anche in quel caso c’è un cantiere ancora aperto a turbare i sonni di chi, se il deflusso dal lago Maggiore non sarà tempestivo, teme un pessimo inizio della campagna risicola. «Aggiungiamoci pure che il lago è ancora vuoto e su questo punto i sindacati dovrebbero alzare la voce: dopo i rifornimenti di acqua potabile, l’agricoltura – per legge – devo poter beneficiare della risorsa idrica del lago, mentre sistematicamente si privilegiano altri utilizzi» commenta l’agricoltore. Autore: Sara Brogno