Torniamo ad aggiornarvi sulla conferenza dell’8 marzo “La Pac post 2020, evoluzione e nuove prospettive – Focus: quale futuro per il riso?” promossa da Coldiretti Vercelli–Biella e Novara–Vco in webinar per affrontare il tema dei contratti di filiera.
Tra i relatori, Emanuele Occhi, dell’Area Azione Economica Confederazione Nazionale Coldiretti – settore Grandi Colture, che ha spiegato: «La pandemia del 2020 è arrivata inattesa per tutti i mercati delle commodities. Tra marzo e aprile si è verificata sui mercati una scossa tellurica: si sono susseguiti vari lockdown e le varie chiusure delle frontiere con conseguenti rallentamenti delle esportazioni hanno determinato, in concomitanza ad una maggiore richiesta del consumatore, un aumento molto veloce dei prezzi, in modo particolare per le varietà da interno che stagnavano tra i 350-370€/t e che sono schizzati ai 450-500€/t. Quello risicolo è un comparto produttivo che tutti gli anni dialoga con un comparto industriale formato da circa 40 realtà che trasformano più o meno il 70-80% della produzione nazionale e l’agricoltore si trova a monte di una grande filiera. Tra agricoltore e consumatore c’è un’industria che opera quasi in regime di oligopolio. Quella del riso è una filiera che, rispetto agli altri cereali, si sviluppa attraverso un rapporto diretto tra agricoltore e riseria e solo il 20% del prodotto disponibile passa attraverso le strutture organizzate: questo significa che il produttore si trova praticamente in balia dei rischi di mercato e di volatilità dei prezzi durante la campagna commerciale.
Coldiretti dal 2012 dà la possibilità ai soci di poter vendere il proprio risone con la garanzia di una copertura assicurativa in alternativa agli interlocutori storici presenti tutt’ora sul mercato. Il secondo aspetto fondamentale sono i contratti di filiera: l’esempio più importante dei nostri contratti di filiera è senza dubbio quello con la Riso Gallo che rinnoveremo per i prossimi tre anni, con un plafond fino a 3500 tonnellate, allo scopo di poter stabilizzare il prezzo del risone durante le quotazioni di mercato attraverso l’introduzione di un sistema di pricing con degli ammortizzatori di prezzo; un secondo contratto di filiera attivo è quello con la Riseria Parboriz, che ritira fino a 1500 tonnellate, con prezzi definiti sulla base dell’epoca di ritiro e un prezzo medio che si determina sulla base del prezzo medio di mercato di un determinato periodo. Gli accordi di filiera possono essere sicuramente una opportunità per affrontare il mercato con maggiore serenità».
Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte, commenta così il tema dei contratti di filiera sottolineando la necessità di maggiori garanzie sui prezzi e di contributi PSR che favoriscano le produzioni piemontesi lungo la filiera: «Il tema di fondo è quello dei prezzi e del mercato: qualunque risicoltore sa che non è lo sviluppo rurale che ci consente di stare vivi, dato che l’obiettivo di ogni impresa è cercare di stare in piedi con il valore del prezzo riconosciuto alle proprie produzioni. Quando sostanzialmente poche riserie hanno in mano il 40% della produzione siamo davanti a una sorta di oligopolio e questo è evidentemente un tema con cui dobbiamo fare i conti. Con i contratti di filiera c’è il tentativo di costruire un sistema diverso e funzionale di relazioni con le industrie del riso. Coldiretti è riuscita ad inserire i contratti di filiera nel Recovery Plan e entro poche settimane si chiuderà il quadro nella bozza attuale che prevede sostegni ai contratti di filiera nelle filiere agricole e agroalimentari sotto forma di risorse straordinarie che si aggiungono ai PSR ed alla PAC. Il tema di garanzie maggiori sui prezzi è assolutamente fondamentale e i contratti di filiera ci aiutano a stabilizzare i prezzi ma non vogliamo farli diventare un elemento discriminante per le risorse europee e del piano di sviluppo rurale che vengono destinate all’agroindustria: l’attuale misura 4.2.1 del PSR garantisce un contributo pubblico per il miglioramento dei propri impianti ma non esiste ad oggi un meccanismo che obblighi queste imprese a comprare prodotti agricoli piemontesi. I soldi pubblici destinati al Piemonte devono rimanere in Piemonte». Autore: Ezio Bosso