Resta alta la tensione tra i risicoltori e la Regione Piemonte dopo l’apertura dell’istruttoria sui fitofarmaci che inquinano le falde acquifere. Confagricoltura Vercelli e Biella è ritornata in questi giorni sul problema della gestione delle zone risicole interessate dalla Rete comunitaria di aree protette Natura 2000, interessando l’assessore regionale all’agricoltura, Giorgio Ferrero, e quello all’ambiente, Alberto Valmaggia. L’associazione ha anche emesso una nota piuttosto dura che pubblichiamo integralmente: “Premesso che molti tipi di habitat seminaturali possono continuare ad esistere solo grazie all’opera dell’uomo ed in particolare dell’agricoltore, ci preme evidenziare – ricorda Giovanni Perinotti, presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella – come specie negli ultimi tempi sono state introdotte norme dettanti limiti alle normali pratiche di coltivazione del riso, in particolare vietando lo sfalcio delle erbe palustri e impedendo l’utilizzo di prodotti fitofarmaci considerati molecole indispensabili ed approvati nell’uso in deroga e per brevi periodi. Quanto sopra mette in difficoltà le aziende agricole interessate, che vengono discriminate e penalizzate rispetto a quelle che di fatto non hanno questi vincoli ambientali e naturalistici, con conseguente perdita di competitività. Nella lettera inviata a Ferrero ed a Valmaggia, il presidente Giovanni Perinotti ha chiesto che vengano posti in essere degli interventi compensativi, finanziari e contributivi, a favore di queste aziende, attingendo ai fondi previsti dal Piano di Sviluppo Rurale (PSR 2014-2020) o altri fondi legati alla applicazione nella nostra Regione della Rete comunitaria Natura 2000. In ultimo occorre ricordare che proprio i campi e le colture prospicienti alle aree protette (parchi, ecc) sono quelle maggiormente interessate dai danni causati dalla fauna selvatica (cinghiali, ecc) che, proprio in queste aree trovano rifugio e nutrimento” (05.10.2015).
DE MINIMIS: IL NUOVO REGOLAMENTO
La Commissione europea pubblica il 13 dicembre 2024, il nuovo regolamento che alza la soglia “de minimis”, a 50.000euro/agricoltore/triennio.