Concludiamo il giro di opinioni sulla riforma della Pac con Vincenzo Lenucci, Direttore dell’Area Economica e Centro Studi di Confagricoltura : «Dal punto di vista tecnico – ci dice – sono tante le modifiche in discussione che potrebbero toccare il comparto risicolo. Sullo sfondo risalta comunque la decisione sul futuro del bilancio della UE per il 2021-2027. È stato proposto un taglio a carico della rubrica agricola e l’Italia rischia di perdere ingenti risorse sia per i pagamenti diretti che per lo sviluppo rurale. Questo depone ovviamente non bene, in via generale, per gli incentivi e le varie misure a favore del settore. Sul fronte dei pagamenti diretti dovrebbe proseguire la tendenza a uniformare il livello dei pagamenti per ettaro (la “convergenza interna”) tra tutti i beneficiari; in linea di principio alle aziende con valori maggiori per ettaro – tra cui molte imprese risicole – sarebbe applicata una riduzione degli importi disaccoppiati per ettaro a favore delle imprese che hanno invece importi inferiori. Per tacere poi dell’inasprimento dei tagli finanziari alle aziende che percepiscono complessivamente somme più elevate: è stato proposto di ridurre gli importi gradualmente da 60mila euro in su e di non versare più alcun incentivo oltre i 100mila euro secondo il meccanismo già noto del “plafonamento”. E’ pure in discussione la quota di costi della manodopera “deducibile” dal massimale dei pagamenti».
Novità ambientali
«Grosse novità si attendono anche per quanto riguarda gli impegni di natura ambientali (condizionalità e “greening”) cui oggi sono assoggettate le imprese agricole per percepire gli incentivi della PAC e che prevedono particolari deroghe per il riso. La tendenza – in linea con il New Green Deal dell’UE – è verso una maggiore ambizione ambientale della PAC di domani, cioè nuovi impegni per le imprese, tra cui anche la proposta di una rotazione obbligatoria delle colture. Scomparirebbe il “greening” ma si introdurrebbero delle nuove misure agroambientali volontarie (i cosiddetti “eco-schemi”) che potrebbero essere una opportunità per le imprese già indirizzate alla sostenibilità ma che per tutte le altre imprese rischiano di tradursi in una sottrazione di risorse. Oltre ai pagamenti accoppiati che dovrebbero essere confermati, con la possibilità di rivedere le scelte attuali, assolutamente nuova sarebbe la possibilità di destinare parte del budget dei pagamenti diretti ad ettaro a misure di mercato a favore di particolari settori. Tra questi,L’ potrebbe esserci anche il riso; ma occorrerà verificare quanto sarà il budget disponibile e i meccanismi che verranno utilizzati per i finanziamenti. Ad esempio potrebbero vincolare a schemi come quelli dell’Ocm ortofrutta che fanno perno sulle Organizzazioni di Produttori (OP). Se si optasse per le misure di mercato i risicoltori subirebbero una riduzione dei pagamenti diretti ma non è detto che beneficerebbero delle risorse prelevate se il riso non fosse tra i comparti ammissibili».
Il nodo programmazione
Infine ci sarà una notevole differenza nella programmazione degli interventi. Bruxelles chiede agli Stati membri di programmare tutti gli interventi della PAC (pagamenti diretti, OCM di settore, sviluppo rurale) in un unico Piano Strategico Nazionale articolato per obiettivi e con indicatori di performance che monitorano i risultati raggiunti. «In Italia si sta discutendo – spiega Lenucci – se mantenere ancora in qualche modo distinti i Piani di Sviluppo Rurale regionali come accade attualmente. Sarebbe una novità molto rilevante coordinare la programmazione a livello nazionale e garantire omogeneità agli interventi. Ma è appunto un aspetto politico tutto in via di discussione. Tutto questo partirà non prima del primo gennaio 2022 e non pochi ritengono non prima del primo gennaio 2023. Dopo il 2020, infatti, ultimo anno della “PAC attuale”, ci sarà un periodo transitorio di almeno un anno – forse due appunto – per approvare le importanti modifiche appena sintetizzate. Ed è importante sottolineare che in questo periodo che ci separa dalla nuova PAC, le regole tendenzialmente non cambieranno, a meno di alcune novità. Si rischia sicuramente un taglio delle risorse, visto che il budget pluriennale decorrerà comunque dal 2021 e gli Stati membri potrebbero proseguire le misure attuali dello sviluppo rurale e, se lo vorranno, la “convergenza interna” dei pagamenti ad ettaro. Con altri possibili effetti “importanti” per il comparto facilmente prevedibili». Autore: Martina Fasani