La Comunità Europea, vista la scadenza a fine anno dell’autorizzazione dei fitofarmaci a base di rame, ne sta preparando la revisione. Da anni i rameici sono stati inseriti nella lista “di sostituzione”, dove sono elencati i fitofarmaci pericolosi per la salute e l’ambiente, che vengono mantenuti in uso in quanto essenziali alla produzione agricola, fino a quando non ne compaiano altri che li possano sostituire. In effetti sono comparsi, fin dagli anni ’70 del secolo scorso, molti prodotti sostitutivi del rame, alcuni dei quali curativi oltre che preventivi, quindi efficaci con un minor numero di trattamenti.
L’efficacia del rame come fungicida è solamente preventiva, in quanto inibisce la penetrazione delle spore fungine all’interno dei tessuti fogliari. Questo significa che le coltivazioni, per essere protette, devono avere le foglie costantemente coperte del prodotto rameico. Ad ogni pioggia, la copertura deve essere ripristinata, e quindi il numero di trattamenti previsti è variabile in funzione dell’andamento climatico annuale, ma comunque sempre notevole. I prodotti a base di rame sono gli unici fungicidi attualmente autorizzati per il “biologico”.
Da quando Millardet nel 1888 iniziò ad usare la poltiglia bordolese composta da una miscela di solfato di rame, ottenuto da rame metallico disciolto in acido solforico, con calce idrata, ricavata da cottura di rocce calcaree, moltissimi trattamenti sono stati effettuati nei vigneti, nei frutteti (pero e melo), e negli orti (pomodori, ecc,). Il suo lungo impiego, innovazione divenuta nel tempo tradizione, è valso al rame l’autorizzazione all’utilizzo in “biologico”, pur sapendo che il rame si accumula nel terreno agrario e negli organismi viventi (quindi anche nell’uomo), senza possibilità di espulsione o degradazione, fatto invece che avviene più o meno rapidamente nei fungicidi organici di sintesi. In particolare, i terreni dove per secoli sono stati coltivati vigneti , hanno raggiunto livelli di rame preoccupanti. Il solfato di rame in passato fu impiegato anche in risaia, per combattere le alghe, successivamente abbandonato in favore di prodotti più efficaci; vietati questi, è tornato in auge per poco tempo, fino a che nel 2012 ne è stato vietato l’uso.
Per questo, da tempo l’apporto di rame nei terreni è limitato a 6 kg/ha; per venire incontro ai viticoltori “bio”, fino ad oggi vi era una deroga a salire fino ad 8 kg negli anni piovosi, da compensare negli anni siccitosi, in modo da mantenere la media di 6 kg nel quinquennio.
La riduzione prevista a soli 3 kg annui di fatto vanifica l’efficacia fungicida del prodotto, in quanto non consente, a meno di una siccità straordinaria, la copertura per tutto l’anno delle coltivazioni, specie vigneti e frutteti. Quando un parassita fungino entra in una pianta, la produzione viene ridotta drasticamente, se non annullata, e quella rimasta è di qualità scadentissima. Da questo nasce la recente levata di scudi di Coldiretti che segnala l’impossibilità di attuare con successo coltivazioni “biologiche” a queste condizioni.
I legislatori comunitari, Corte di Giustizia e Commissione, hanno spesso preso decisioni molto controverse: di recente il rinnovo del Glifosate, l’assimilazione del genome editing alle tecniche di transgenesi, il nuovo regolamento del “biologico”; in passato l’autorizzazione dei fitofarmaci rameici, tutti prodotti tramite reazioni chimiche, che quindi non avrebbero mai dovuti essere autorizzati in “biologico”, cercando di rimediare successivamente con la riduzione delle dosi ammesse. Il tentativo di mediare politicamente tra i responsi della Scienza ed il comune sentire di una parte di popolazione che si “beve” le campagne di marketing esaltanti l’agricoltura “di una volta” comporta acrobazie incomprensibili. La Scienza, per lo meno quella autentica che rispetta il postulato di Galileo ( un esperimento è valido se ripetibile nel tempo e nello spazio), non è democratica: a volte fornisce informazioni sgradevoli, ma basate su ricerche sperimentali. I risultati delle ricerche, una volta convalidate da sperimentazioni di controllo, dovrebbero essere il riferimento base per assumere le decisioni. Autore: Giuseppe Sarasso