Nel 2019, il commercio mondiale è diminuito del 9% passando a 44,1 milioni di tonnellate rispetto ai 48,5 del 2018. Nel 2020, nuove proiezioni, fortemente influenzate dalla pandemia di Covid-19, indicano una stagnazione degli scambi. Lo conferma la nota congiunturale sul mercato risicolo mondiale redatta da Patricio Méndez del Villar, ricercatore presso il Center for International Cooperation in Agronomic Research for Development (www.cirad.fr). Tuttavia, è probabile che queste previsioni vengano ulteriormente riviste al ribasso a causa del rallentamento dei consumi mondiali, che potrebbero crescere solo dello 0,5% nel 2020, un tasso inferiore alla crescita della popolazione mondiale, stimata all’1,2% circa all’anno. Nel 2019, i principali importatori asiatici, ad eccezione delle Filippine, hanno registrato un calo della domanda di importazioni. D’altra parte, in Africa, le importazioni sarebbero ulteriormente aumentate del 3,6% a 17,4 milioni di tonnellate contro i 16,7 milioni di tonnellate nel 2018.
Thailandia in crisi
La riduzione degli scambi mondiali nel 2019 è stata sostenuta principalmente dalla Thailandia, le cui esportazioni sarebbero diminuite del 30%. Nel Mercosur, le esportazioni per i primi quattro mesi dell’anno sono in ritardo rispetto allo stesso periodo del 2019. Le riserve mondiali di riso del 2019 sono aumentate del 4,3% a 183,5 milioni di tonnellate dai 175,9 del 2018, raggiungendo il loro livello storico più alto. Questi quantitativi rappresentano il 36% delle esigenze mondiali. Questo ulteriore miglioramento è dovuto principalmente all’aumento delle riserve cinesi e indiane, nonché di quelle indonesiane. Anche i paesi esportatori avrebbero visto aumentare le loro riserve a 37 milioni di tonnellate, ovvero il 22% delle scorte mondiali. Nuove proiezioni per il 2020 indicano stabilità a 183,1 Mt, in leggera flessione dello 0,2%.
Aumento dei prezzi
Ad aprile, i prezzi mondiali del riso sono aumentati ulteriormente in un mercato ancora ristretto. Anche se non vi sono state forti richieste di importazione, il mercato ha subito una mini crisi durante la prima metà di aprile dopo l’annuncio del Vietnam, seguito dall’India, di sospendere nuovi contratti a causa del rischio di carenze nei mercati nazionali e vincoli logistici per il trasporto del cereale ai porti di spedizione. La ripresa delle esportazioni di questi due Paesi, sebbene ancora limitata, ha permesso di calmare il mercato e persino di dare l’avvio ad un calo dei prezzi all’esportazione, a partire dai prezzi tailandesi, i più frenetici tra metà marzo e metà aprile. Con un’offerta di esportazione più diversificata, i paesi importatori come le Filippine e la Malesia sperano di poter reperire grandi quantità. I piani delle Filippine sono di acquistare circa 1,2 milioni di tonnellate nei prossimi due mesi, parte dei quali con contratto pubblico (G2G) con il Vietnam e il resto con gara d’appalto da parte del principale esportatore asiatico. La Cina, da parte sua, che avrebbe potuto svolgere un ruolo di regolazione sul mercato mondiale, tende a concentrarsi sul proprio fronte interno. Le autorità hanno annunciato un aumento dei prezzi alla produzione, per la prima volta dal 2014, al fine di potenziare la produzione locale ed esporsi il meno possibile ai capricci dei mercati internazionali. Questa reazione, che è abbastanza normale in tempi di grande incertezza sanitaria e economica, non sarebbe un caso isolato. Molti paesi importatori tenderanno ad adottare strategie simili o a ridurre il loro consumo di riso. Pertanto, la Fao ha abbassato le sue previsioni per il commercio mondiale a 44,5 milioni di tonnellate nel 2020 contro la previsione di 45,1 milioni di tonnellate precedentemente indicata. Per quanto riguarda il consumo mondiale, nel 2020 potrebbe anche rallentare e raggiungere i 112 milioni di tonnellate, contro una previsione di 113,4 milioni di tonnellate segnalata lo scorso marzo. Ad aprile, l’indice OSIRIZ / InfoArroz (IPO) è salito di 22,1 punti a 236,3 punti (base 100 = gennaio 2000) da 214,2 punti di marzo. All’inizio di gennaio, l’indice era di 194 punti. A metà maggio, l’indice IPO è rimasto relativamente stabile a circa 235 punti, grazie al calo dei prezzi tailandesi e alla stabilità dei prezzi indiani.
Produzione in lieve calo
Sempre secondo la Fao, la produzione mondiale nel 2019 dovrebbe raggiungere quota 770 milioni di tonnellate (511,2 milioni di tonnellate in equivalente riso bianco), in calo dello 0,6% rispetto al 2018. La produzione cinese è diminuita dell’1,2%, mentre in India dovrebbe aumentare dell’1%, così come in Bangladesh. Nel sud-est asiatico, in particolare in Thailandia, Vietnam e Birmania, la produzione pare essere diminuita a causa del clima secco, che ha costretto i produttori a ridurre le loro aree destinate al riso e sostituirle con raccolti.più resistenti alla siccità. Nell’Africa sub-sahariana, nonostante le piogge insufficienti, in particolare nell’Africa occidentale, si stima che la produzione sia aumentata del 3%. Anche in Madagascar nonostante le piogge irregolari, i produttori avrebbero ottenuto raccolti più abbondanti. Nel resto del continente africano, la produzione è rimasta abbastanza stabile. Nel Mercosur, i raccolti sono quasi conclusi e la produzione di riso nel 2020 promette di aumentare grazie a rese più elevate. Negli Stati Uniti, le colture sono diminuite del 15% nel 2019, ma è previsto un miglioramento nel 2020 grazie a un aumento della superficie. Anche in Asia si prevede un’estensione delle aree risicole nelle principali regioni produttrici, che dovrebbero potenziare la produzione mondiale nel 2020/2021. (Fonte: Cirad)