Chi nel Governo pensa di non contribuire più al bilancio europeo sappia che rischia di tranciare alla radice i fondi Ue all’agricoltura italiana: una linfa vitale di 37,5 miliardi di euro che Bruxelles sta versando e verserà dal 2014 al 2020 a 1,6 milioni di agricoltori italiani, ma anche a chi lavora e vive nelle campagne, e soprattutto ai giovani con meno di 35 anni che con entusiasmo stanno tornando (+10mila solo nel 2017) alla terra. Non si può lanciare questo tipo di provocazioni quando il Parlamento europeo si sta battendo con forza per evitare tagli ai bilancio agricolo i cui aiuti rappresentano mediamente in Italia il 25% del reddito dei produttori, proteggono i consumatori e gli stessi agricoltori che con il loro lavoro alimentano la più grande industria europea, quella dell’agroalimentare, che assicura 44 milioni di posti di lavoro. Senza dimenticare il sostegno alle aree rurali di cui l’Italia è in questi 7 anni la prima beneficiaria con 10,4 miliardi di euro. E non ultimo il ruolo che ha nella difesa dell’ambiente e della montagna. E come la mettiamo con il 69% degli italiani che, secondo il sondaggio Eurobarometro più recente, ritiene gli aiuti Ue alla PAC giusti o troppo bassi (solo il 7 % li considera ‘troppo alti’)?. Basti pensare che tra il 2008 e il 2014 solo il Nord-Est ha raccolto il 51,5% di tutti i pagamenti che l’Ue direttamente versa alle imprese agricole; il 25% dei fondi per le misure di mercato, il 23,5%, dei finanziamenti per lo sviluppo rurale compresi i fondi pubblici e privati. La Pac è lo zoccolo duro dell’Ue e colpirla significa voler la fine dell’Europa. Fonte: Paolo De Castro, PD
IL RISO E’ SOST
Presentati i risultati della sperimentazione Risosost