Lo studio “L’impatto economico cumulativo dei futuri accordi commerciali sull’agricoltura dell’UE”, firmato da Willi Schulz-Greve e Alberto D’Avino della DG Trade, analizzando gli effetti causati dai negoziati di libero scambio sui mercati agricoli dell’Ue, mostra chiaramente che il settore del riso sarà tra i più colpiti, poiché l’aumento delle importazioni, principalmente dalla Thailandia, porterà a una diminuzione sia della produzione di riso dell’UE sia dei prezzi del riso. E’ l’allarme lanciato dal presidente del gruppo riso del Copa Cogeca Giuseppe Ferraris, che sottolinea come lo studio del 2016 (scarica il riassunto in inglese) consideri solo le principali esportazioni da Mercosur, Thailandia e Vietnam, ma non dall’India o dall’Australia. Ferraris ha dichiarato in occasione della rielezione alla presidenza che si batterà contro nuovi accordi di libero scambio.
La Commissione europea, rispondendo all’Europarlamento nel maggio dello scorso anno, ha sostenuto che negli accordi di libero scambio, «il riso è stato riconosciuto come un prodotto sensibile nei negoziati con i paesi produttori di riso, ad es. recentemente con il Vietnam e nei negoziati in corso con il Mercosur, ed è stato trattato di conseguenza; le aperture di accesso al mercato per il riso sono fornite entro contingenti tariffari a tariffa limitata». Ha anche ammesso che il riso dovrà continuare ad essere considerato un prodotto sensibile, in quanto fin dal 2016, anno in cui fu effettuato lo studio della Dg Trade, si sa che i futuri accordi commerciali (USA, Canada, Mercosur, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Vietnam, Tailandia, Turchia, Messico, Filippine e Indonesia) avranno un forte impatto e che una liberalizzazione senza limiti quantitativi (che era l’ipotesi per la modellizzazione di tutti gli ALS tranne gli accordi conclusi con il Vietnam e il Canada) avrebbe effetti negativi sulla produzione e sui prezzi dell’UE. «Questa conclusione vale anche per il riso. Lo studio conferma che il riso dovrebbe essere trattato come un settore sensibile nei negoziati commerciali, il che significa che l’accesso al mercato dell’UE deve essere calibrato con cautela (ad esempio attraverso le quote tariffarie)» osserva l’esecutivo europeo. In altre parole, inizia un periodo di concessioni che la filiera del riso potrà (e dovrà) contenere ma non scongiurare.