La cimice asiatica attacca anche il riso! Il 30 gennaio, si terrà una grande mobilitazione delle aziende agricole e cooperative agroalimentari ferraresi e di tutto il centro Nord, colpite dal terribile coleottero oltre che da altre problematiche fitosanitarie e dal costante calo dei prezzi dei prodotti agricoli. Sarà una grande mobilitazione di agricoltori da Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto e Friuli, oltre agli emiliano romagnoli, per manifestare il grave problema della cimice asiatica che sta mettendo in serio pericolo tutta la filiera produttiva italiana. La sta organizzando Agrinsieme Emilia Romagna, il coordinamento che riunisce le federazioni regionali di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, a cui saranno invitate tutte le organizzazioni rappresentanti il settore produttivo.
Cosa succederà
Il mondo dell’agricoltura scenderà in piazza a Ferrara per alzare la propria voce. Troppo importanti i danni provocati dalla cimice asiatica, troppo bassi i prezzi dei prodotti, troppo vane le promesse fatte dalla politica per rimanere indifferenti davanti ad una situazione di estrema criticità. «Abbiamo costi ma non redditi – ha precisato Stefano Calderoni, coordinatore Agrinsieme provinciale e Presidente Cia Ferrara – e tutte le volte in cui un’azienda muore, muore l’economia del nostro territorio. Chiediamo strumenti immediati, ma anche in prospettiva: servono aiuti economici immediati per dare speranza al settore e scongiurare la chiusura delle aziende. L’agricoltura non rappresenta solo un patrimonio economico ma anche culturale ed ambientale da qui la nostra richiesta rivolta a tutti i cittadini di manifestare con noi».
Le promesse disattese
«Dopo la manifestazione di Ferrara del 18 settembre – aggiunge – in cui il Ministro Teresa Bellanova aveva promesso il finanziamento di 80 milioni di euro, la sospensione del pagamenti degli oneri previdenziali e l’assicurazione di avere un minimo di liquidità per far fronte alle spese, ad oggi, di tutto questo non c’è traccia. Anche per questo si torna in piazza. Sarà una manifestazione di carattere nazionale, di denuncia. I danni alle produzioni arrivano fino al 100% per un valore di circa 600 milioni di euro (per l’ortofrutticolo), senza sottovalutare il danno sociale, dato che si calcolano più di 300 mila giornate di lavoro perse. Tutto questo si somma alle crisi di mercato già da tempo penalizzante per gli agricoltori. Tra le soluzioni si chiede l’imminente delimitazione delle aree colpite (di competenza regionale) e l’attivazione dell’art. 221 del Reg. UE n. 1308/2013 per ristorare i danni, evidenziando che la calamità ha assunto ormai un carattere sovraregionale e deve essere affrontata con la dovuta risolutezza».
Attacco al riso
Questa epidemia non riguarda soltanto la produzione ortofrutticola, ma anche il riso e soprattutto la soia. Massimo Piva, risicoltore di Jolanda di Savoia (Fe), è uno di quelli che hanno subito gravi danni a causa dell’arrivo della cimice asiatica. «Nel 2013/2014, in un bacino di 8ha di Cammeo – racconta – durante la fase di maturazione vedevo le spighe diventare bianche, di un bianco più puro rispetto a quello che si nota quando la pianta viene colpita dal cosiddetto “mal bianco” o oidio. Ho incominciato a girare per le camere e vedevo qualche cimice.. poi i giorni passavano e notavo una cimice diversa più piccola del solito. È stata una colonia di passaggio che ha scelto la pianta per ripararsi dalle alte temperature, provocando fori nello stelo impediva agli elementi nutritivi di arrivare alla granella. Questa brutta esperienza non si è conclusa solo con la perdita di produzione (di un 30%): una volta raccolto il riso é stato essiccato e le cimici sono finite nel risone, costringendomi a vendere il prodotto l’anno successivo a giugno dopo aver fatto un intervento di disinfestazione con la fosfina che ha sbriciolato le cimici rimaste. La cimice riguarda tutti: se non la controlliamo attraverso un piano serio, poiché diciamocelo, la vespa samurai non é che possa essere la panacea.. è sicuramente efficace in Cina dove c’è una sola generazione di cimice all’anno, qui, ce ne sono già due. Con la recente revoca del clorpirifos-metile da parte della Comunità Europea non ci sono più prodotti in commercio in grado di combatterla. Noi, per controllare questo insetto abbiamo bisogno di deroghe sulla chimica. E bisogna vedere come si comporterà in un contesto così differente territorialmente quale è l’Italia». Autore: Martina Fasani