E’ un bilancio con ipoteca cambogiana quello del riso italiano. L’ipoteca nasce dal flusso di importazioni sempre più inarrestabile: la filiera preme sull’Europa perché attivi la clausola di salvaguardia ma il rischio è che la stalla sia chiusa quando i buoi sono scappati. E’ l’amara considerazione della Confederazione italiana agricoltori: “I dati del bilancio di collocamento 2013 non si discostano molto da quelli dello scorso anno – ammette infatti il responsabile riso Giovanni Daghetta (nella foto piccola) – ma si evidenziano delle differenze importanti a livello varietale: è diminuita purtroppo, e fortemente, la quantità dei risi da mercato interno (Arborio, Roma, Baldo, Carnaroli, Vialone nano) e questo è un problema perchè è pur vero che riequilibra i prezzi dopo due anni di sofferenza degli agricoltori, ma non permetterà di soddisfare tutte le richieste di un mercato che ha dimostrato di apprezzare sempre più le nostre varietà storiche. Non dimentichiamo che i risi da interno vengono venduti anche su importanti mercati esteri (Turchia, Svizzera, Stati Uniti)…” La Cia segnala anche il calo delle varietà lungo A da parboiled, in quanto “comporta un prezzo più remunerativo per i produttori ma imporrà di sostituire in parte quella produzione con lungo B, i comparto che più di tutti sta risentendo dell’import a dazio 0 dalla Cambogia”. Il consiglio alla filiera risicola italiana è “darsi regole precise sul fronte degli investimenti varietali” e all’Europa “un ripristino dei dazi, almeno parzialmente anche dai paesi EBA”. (9.12.13)
DE MINIMIS: IL NUOVO REGOLAMENTO
La Commissione europea pubblica il 13 dicembre 2024, il nuovo regolamento che alza la soglia “de minimis”, a 50.000euro/agricoltore/triennio.