Una delle criticità che andrà sviluppandosi anche in risicoltura, in seguito agli eventi che stiamo vivendo, è la mancanza di bracciantato agricolo. In agricoltura trovano occupazione regolarmente oltre 346mila stranieri provenienti da ben 155 Paesi diversi che con 30.612.122 di giornate lavorative rappresentano ben il 26,2% del totale del lavoro necessario nelle campagne italiane, parlando chiaramente dei numeri ufficiali, che non tengono conto di lavoratori in nero.
La monda a mano in risicoltura
In risicoltura, la pratica che richiede il maggiore impiego di mano d’opera è la monda, utilizzata spesso da alcuni produttori di riso da pila, per mantenere i terreni il più pulito possibile, e necessariamente dai sementieri, che devono ottenere un prodotto in campo pressoché immacolato dal punto di vista infestanti. Questa lavorazione stagionale è, come noto ai più, attuabile esclusivamente a mano nei mesi più caldi dell’anno (il periodo va da fine luglio a inizio settembre) e non rappresenta un impiego stabile, per questo è difficile trovare qualcuno che, vivendo nell’agiatezza del nostro Paese, abbia voglia di intraprendere seriamente questa attività, nonostante la disponibilità a fornire lavoro retribuito regolarmente da parte di ogni datore. Per questo motivo si ricorre, ormai da molti anni, a lavoratori stranieri, principalmente cinesi, ma anche rumeni e polacchi.
I cinesi non mancano
A causa delle difficoltà di spostamento, iniziano a sentirsi tra le risaie le voci preoccupate di alcuni agricoltori che, vedendo cosa sta succedendo in molti altri settori, parlano dell’impossibilità di trovare selezionatori e quindi di avere semente l’anno prossimo. Questa, tuttavia, è una fake news (come amiamo definire le bufale al giorno d’oggi). Indagando tra i risicoltori, infatti, siamo riusciti a scoprire che i nostri mondini cinesi sono quasi tutti residenti regolarmente in Italia, in particolare divisi tra Milano e Prato dove, nel periodo invernale, lavorano nell’industria tessile. Maggiormente problematico è l’impiego di polacchi e rumeni, per lo più residenti nei paesi di provenienza, quindi impossibilitati a raggiungere le nostre campagne se la situazione non dovesse migliorare o se non si instaurasse il cosiddetto “corridoio verde” (cioè la libera circolazione nell’Ue dei lavoratori agricoli al pari di quelli del settore sanitario), al quale la Commissione europea ha dato il via libera. Il Ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, è al lavoro per cercare l’intesa con i Paesi dell’Est Europa e riportare i lavoratori stagionali nei campi italiani. Siamo fiduciosi che questa trattativa si concluda al più presto nel migliore dei modi, anche se le famiglie di quelle zone non bramano trasferirsi nell’epicentro del contagio europeo, la nostra Pianura Padana. Dunque una necessità che ad oggi si può considerare superabile, allo stesso livello degli anni precedenti, anche se vi sono delle ovvie incertezze, scaturite dalla situazione in cui viviamo, come ci spiegano due ditte sementiere. Carlo Minoia (Sa.Pi.Se): «Il momento è complesso e giunge in circostanze in cui era già complicato reperire la manodopera utile ad effettuare la monda. La disponibilità degli agricoltori c’è sempre stata ma è spesso complicato trovare chi voglia passare ore ed ore in una risaia da agosto a settembre per togliere crodo. Siamo tutti preoccupati in quanto è un aspetto che presenta molte insidie». Cesare Martinotti (Lugano Leonardo): «Sentendo i moltiplicatori credo che i selezionatori non mancheranno, essendo per la maggior parte residenti in Italia, anche se da oggi a fine luglio tutto può cambiare. Le proiezioni sembrano positive per un lasso di tempo così ampio e spero che l’allarme Corona Virus cesserà o sarà controllato, in modo da permetterci le attività lavorative».
Ma neanche la burocrazia
Altra grossa problematica, preesistente ma che si acuisce con il passare del tempo, è la burocrazia. Il tema della regolamentazione delle assunzioni è sempre stato controverso, anche perché è spesso mancata la disponibilità dei lavoratori stessi, poco interessati al tema della previdenza sociale. Su questo argomento i sindacati agricoli si stanno impegnando, al fine di ottenere una regolamentazione maggiormente agile per l’impiego ed il reperimento dei lavoratori stagionali. Il presidente di Confagricoltura Giansanti e il presidente di Alleanza cooperative Agroalimentari, Giorgio Mercuri hanno espresso profonde preoccupazioni per la mancanza di manodopera, fondamentale già oggi in molti comparti produttivi. Giovanni Daghetta, presidente di Cia Lombardia, propone un’ulteriore problematica: «Stiamo chiedendo alla politica di sistemare le cose, per quanto sia possibile, lavorando principalmente sullo snellimento della burocrazia e il rifornimento dei mezzi necessari allo svolgimento delle attività. Oltre alla monda ho ricevuto le lamentele di alcuni risicoltori biologici, che avrebbero bisogno di manodopera per la stesura dei teli pacciamanti intorno a metà aprile e sembra che sarà difficile reperirla. Mi auguro che le cose cambino presto». Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli-Biella, ribadisce: «A livello nazionale, calcolando tutti i lavoratori, mancano circa 1 milione di persone all’appello. Le notizie in questo momento sono molteplici e non possiamo fare altro che attendere gli sviluppi per poter chiarire meglio la situazione». Paola Battioli, presidente di Confagricoltura Novara , aggiunge: «Abbiamo richiesto già da tempo alla prefettura un’accelerazione dal punto di vista burocratico. Questa situazione è già molto complicata e penso sia il minimo provvedimento da prendere per permettere l’impiego di lavoratori nelle campagne. Sicuramente uno strumento adatto in questo momento sarebbe la reintroduzione dei voucher. Questi ci permetterebbero di tutelare al meglio il lavoro degli stagionali e sicuramente sarebbero un passo avanti pratico e certo, dal momento che non si può prevedere quali saranno le condizioni di mobilità, quindi l’arrivo di braccianti, nel prossimo futuro». Autore: Ezio Bosso