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«SEMINA IN ACQUA DA NOVARA A PAVIA»

da | 12 Apr 2024 | NEWS

deflusso

Confagricoltura Pavia dice: «nessuna ideologia sulle irrigazioni». Confagricoltura Novara risponde: «Impariamo a cambiare rapidamente». Dalle polemiche del 2022 sulla “grande spartizione” dell’acqua di Est Sesia – che sta aumentando le tariffe – si passa a una riflessione più pacata, guidata dalla consapevolezza che l’acqua è diventata una risorsa scarsa e soprattutto volatile, come i prezzi. Ne parliamo con Giovanni Chiò, presidente dell’Unione agricoltori novarese. 

EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Cambia il clima, ma l’agricoltore cambia?

Il punto è proprio questo: la gestione delle acque consortili resta un nodo da sciogliere, ma il cambiamento climatico è di tale evidenza che non ha alcun senso continuare a lavorare come prima. E’ necessario essere concreti: nonostante le importanti piogge e nevicate in quota dobbiamo comprendere che in stagione irrigua il lago viene svuotato in 21 giorni, in assenza di afflussi; se lo zero termico nei prossimi giorni si porterà a 4000 mslm la neve si scioglierà molto rapidamente.

Come si lavorava prima?

Senza mai cambiare strategie, piani, metodi. Ci sono territori che producono riso nello stesso punto, nello stesso modo, spesso con le stesse varietà da secoli. Qualcuno può permetterselo, perché ha un accesso privilegiato all’acqua, ma non vale per tutti. Bisogna cambiar pelle, mettersi nelle condizioni mentali e organizzative di modificare le proprie decisioni in poche settimane, in base al meteo.

Nel caso del riso, cosa vuol dire?

Vuol dire esser pronti a seminare in asciutta laddove si era pensato di seminare in sommersione. E viceversa. 

ASCIUTTA IN TEMPI DI ABBONDANTI PIOGGE

Ci sono lettori che ci scrivono imbufaliti perché parliamo dell’asciutta quando piove talmente tanto che non si entra in risaia senza le ruote in ferro. E’ un segno dei tempi?

Avevamo consigliato a tutti di non venderli, quelle ruotine… Ma non è solo un fatto di comodità, bensì di sopravvivenza. Le piogge di queste settimane hanno portato la falda a livelli eccezionali e lo stesso dicasi del Lago Maggiore. Bisogna sedersi intorno a un tavolo e promuovere una programmazione diversa dell’utilizzo di questo bene comune che è l’acqua, esattamente come il protocollo di buone pratiche risicole promosso da ENR e firmato da consorzi irrigui, ANBI e associazioni di categoria. Fa male vedere milioni di metri cubi riversarsi nei fiumi e andare in mare in questi giorni, sapendo che a giugno potremmo boccheggiare. 

Cosa devono fare i consorzi?

Parliamo del regolatore, il consorzio del Ticino, da cui dipende l’acqua del Verbano. Applica la legge e cerca di applicarla con saggezza, ma la legge è sbagliata, è vecchia e inadeguata. Col risultato che l’acqua va al mare, quando dovrebbe essere conservata. La politica si dirige alle elezioni ignorando che norme come il deflusso ecologico, trattati internazionali come quello che lega Italia e Svizzera sulle acque del lago Maggiore, concessioni idroelettriche e molte altre regole sono state scritte quando il cielo era benigno, avevamo talmente tanta acqua che i consorzi costruivano centraline e si permetteva di costruire grandi hotel in riva al lago perché tanto bastava aprire il rubinetto – ossia la Miorina – per tenere il bacino a livelli accettabili per tutti. Oggi, poiché sono caduti 300 millimetri di pioggia, abbassare il livello del Lago tre mesi prima dell’irrigazione del mais significa condannare le campagne. Eppure la legge dice chiaramente che l’agricoltura viene prima del turismo…

SOMMERSIONE INVERNALE E BENEFICI AGRONOMICI – AMBIENTALI

La carne al fuoco è molta, ma cosa debbono fare i risicoltori?

Innanzi tutto potrebbero fare sommersione invernale su una buona percentuale della loro superficie, per ricaricare la falda. A Novara molti l’hanno fatta volontariamente, assumendosi dei costi che non sempre le istituzioni ristorano. 

Quanto costa?

Sommersione invernale volontaria circa dieci euro alla pertica. 

Perché la fate?

Serve a contenere il crodo e satura il terreno, riducendo in seguito tempi e costi di irrigazione. 

E sul piano ambientale cosa comporta?

Riduce le emissioni di metano nei mesi successivi, perchè degradi le paglie a bassa temperatura.

Pare che i conti tornino…

Mica tanto. Esiste una misura di sviluppo rurale in Piemonte, ma è sottofinanziata. Cento euro a ettaro solo per pochi migliaia ettari in tutto il Piemonte (la Lombardia molto più virtuosa riconosce 200 €/Ha). Gli altri debbono arrangiarsi. Senza contare che tali misure prevedono una continuità di cinque anni: e se non c’è acqua si perde il contributo.

SEMINA IN ACQUA

Parliamo della semina in acqua.

In certe fasi non si può fare, per carenza idrica, in altre è una scelta obbligata. Bisogna che l’azienda risicola sia attrezzata per entrambe le possibilità – anche se la semina in acqua è più complessa – e che l’agricoltore sappia decidere in fretta. Del resto, ci si dovrebbe ricordare che siamo imprenditori e la capacità di cambiare idea e adattarci al mercato – ma anche al contesto ambientale – è decisiva. 

Quali sono le criticità della semina in acqua?

Altro tema su cui la politica è impreparata: finanziano la semina in acqua ma poi limitiamo le molecole e l’uso degli agrofarmaci necessari a combattere le infestanti acquatiche. 

CONSORZI IRRIGUI E GESTIONE DEI TERRITORI

Che ruolo hanno i consorzi irrigui in questi cambiamenti di tecnica colturale?

Quello di progettare per tempo la campagna e non rincorrere i problemi, è necessario incentivare la semina in acqua promuovendo le buone pratiche agronomiche a tutela della falda. I consorizi irrigui lucrano sull’incentivo regionale dedicato alla sommersione invernale: poiché il risicoltore che fa sommersione invernale prende un contributo di 220 euro solo se esibisce un certificato di continuità irrigua invernale, loro aumentano il costo dell’acqua invece di abbassarlo. E’ una tangente legale su una scelta aziendale che produce un vantaggio a tutti. Perché se a Nord si fa sommersione invernale, per via delle colature, si dissetano i fontanili degli areali a sud.

Lei ha detto che la Lomellina non ha la vocazione a fare riso (ed è scoppiato un putiferio): conferma?

Ho detto che ci sono zone della Lomellina storicamente vocate a riso ed altre no, con terreni bibuli, cioè i terreni sabbiosi, storicamente a pioppeti, che richiedono quantità di acqua irrigua sensibilmente superiori, se non si attuano misure come la pesta, per migliorare il consumo di litro a ettaro. Un esempio virtuoso in provincia di Novara è la zona di Cerano e Trecate, dove la pesta è una pratica necessaria per ridurre il consumo l/Ha e consentire la sommersione. Proviamo a rovesciare il problema: se si vuole far riso nelle zone sabbiose si incentivino quelle tecniche e le opere che fanno arrivare l’acqua in Lomellina e la conservano per i periodi di magra. Insomma, allaghiamo le risaie da Novara a Pavia e costruiamo grandi e micro-bacini per utilizzare l’acqua quando c’è.

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