Oxon Italia SpA, una società del gruppo Sipcam-Oxon con sede a Pero (MI), sta realizzando in mezzo alle risaie il primo impianto italiano ed europeo per la produzione del principio attivo Clomazone, un noto erbicida utilizzato anche nel riso, anche se soprattutto all’estero, in particolare nel continente americano. L’impianto sta sorgendo all’interno del sito industriale di Mezzana Bigli (PV) e la notizia ha attirato sia l’attenzione degli ambientalisti che quella dei risicoltori. Effettivamente si tratta di una notizia “sensibile”, in tempi di acceso dibattito sugli agrofarmaci e per questo abbiamo deciso di saperne di più, andando alla fonte: la Oxon Italia. Per prima cosa, però, diciamo che si tratta di un investimento complessivo di 14 milioni di euro e che finora il Clomazone veniva quasi totalmente prodotto in Cina. Inoltre si sa che il nuovo impianto, denominato K960, di ultima generazione e a controllo automatico DCS (Distributed Control System), avrà una capacità produttiva annua di 800 tonnellate. La produzione, poi, dovrebbe iniziare entro il primo trimestre del 2017. Tutti gli altri dettagli ce li svela in questa intervista esclusiva l’amministratore delegato di Oxon Italia, Giovanni Affaba. (foto piccola).
Oxon sta avviando la produzione di Clomazone nello stabilimento di Mezzana Bigli, come ci si è arrivati?
Il processo di produzione industriale del Clomazone è stato sviluppato dai laboratori di Ricerca e Sviluppo di Oxon. Lo studio è iniziato nel 2010. In due anni è stato scoperto e sviluppato su scala kilo-lab un nuovo processo chimico per la sintesi del Principio Attivo, unico, innovativo e competitivo. Nei successivi tre anni il processo è stato ottimizzato su scala pilota con un lavoro di team che ha coinvolto ricercatori e ingegneri di processo e ha portato al miglioramento di efficienza, minimizzazione dei sottoprodotti, riduzione dei costi, individuazione di materiali e apparecchiature più idonee per la realizzazione dell’impianto industriale e all’approfondimento degli aspetti di sicurezza HS&E (Health, Safety and Environment) con l’individuazione di soluzioni tecniche e definizione delle misure preventive.
La notizia è stata accolta con preoccupazione dagli ambientalisti. Cosa può dirci degli standard di sicurezza che osservate?
A noi tutte queste preoccupazioni non risultano e peraltro non sarebbero nemmeno giustificate, viceversa rimarcherei il fatto che un’azienda italiana sta investendo in Italia, con tutte le ripercussioni positive del caso, a cominciare dalla tutela dell’occupazione. Il nuovo impianto rappresenta una sfida alla concorrenza asiatica, fondata anche sulla tutela dell’ambiente. Non sono note produzioni di Clomazone sul territorio italiano ed europeo; per la quasi totalità la produzione viene realizzata in Cina, in certi casi con processi onerosi a basso rendimento che forniscono un prodotto di scarsa qualità e hanno un elevato impatto ambientale. Le tecniche di purificazione, attualmente note e applicate in Cina, necessarie per ottenere un prodotto di qualità equivalente al prodotto originale talvolta sono molto onerose e assolutamente anti-economiche. Il Clomazone di elevata qualità ottenuto con questa tecnologia e con questo impianto sarà trasformato in prodotto finito anche con la tecnologia innovativa di microincapsulazione che, permettendo una lenta cessione del principio attivo (slow release), garantirà una maggior efficacia applicativa.
Vogliamo entrare più nel dettaglio dell’aspetto della sicurezza…
Il Gruppo Sipcam-Oxon persegue da sempre una crescita sostenibile in armonia con l’ambiente e il rispetto del territorio. La società ha aderito nel 1992, tra le prime in Italia, al progetto “Responsible Care”, un’iniziativa volontaria dell’industria chimica mondiale, per migliorare le proprie performance sui temi di salute, sicurezza, protezione dell’ambiente. La Oxon ha adottato quindi un sistema di gestione della sicurezza conforme alle prescrizioni del D.M. Ambiente 9/8/2000 (Linee guida per l’attuazione del sistema di gestione della sicurezza). Tale sistema è stato certificato da un ente indipendente (Certiquality) sulla base del suddetto DM e anche ai sensi della Norma UNI 10617 (Sistema di Gestione della Sicurezza – Impianti di processo sottoposti alla Direttiva Seveso). La nostra società è anche certificata ai sensi delle Norme ISO 9001 Sistema di Gestione della Qualità. Dal punto di vista impiantistico e operativo sono inoltre adottati adeguati criteri costruttivi e di esercizio secondo i principali standard internazionali. In particolare si tratta di misure impiantistiche, organizzative e operative: sono adottati rigorosi standard costruttivi; le operazioni di carico relative ai prodotti più pericolosi vengono effettuate a ciclo chiuso; sono eseguiti con puntualità i programmi di manutenzione e ispezione periodici su apparecchi a pressione, supporti e macchinari, sia con controlli non distruttivi che con verifiche visive; viene verificato periodicamente il buon funzionamento di tutti i sistemi di sicurezza e di blocco; vengono osservate rigorose procedure scritte di autorizzazione per l’esecuzione di lavori.
Circa la formazione del personale, che politica seguite?
La formazione del personale è un altro aspetto basilare: essa è relativa a un aggiornamento costante sugli aspetti tecnici, di sicurezza e protezione ambientale connessi ai processi produttivi: l’informazione del personale è continua e prevede l’approfondimento e lo scambio di opinioni sui temi riguardanti la sicurezza e l’igiene del lavoro. Il personale neo-assunto o che viene spostato a una nuova mansione in impianto viene addestrato con corsi di formazione e con un periodo di training tenuto dai responsabili e preposti esperti. Tutto il personale destinato a operare negli impianti, prima di essere inserito nella mansione, è affiancato da un operatore esperto per un adeguato periodo di tempo. Dal punto di vista gestionale l’attuazione di questo Sistema di gestione della sicurezza dà evidenza a tutti del raggiungimento degli obiettivi attraverso indicatori di prestazione: ormai da anni gli infortuni sul lavoro si sono ridotti al minimo e in diversi anni anche completamente azzerati e gli incidenti ambientali sono inesistenti.
II Clomazone è molto utilizzato nel mondo: com’è organizzato il suo mercato?
E’ un prodotto di riferimento in diversi mercati strategici per l’agricoltura mondiale grazie alla sua spiccata attività su importanti infestanti delle colture. Il principale mercato è attualmente la canna da zucchero, in particolare il Brasile, dove il prodotto viene commercializzato in varie formulazioni anche in miscela pronta con altri erbicidi. Altro mercato molto importante è il riso, particolarmente sviluppato in Usa, Sud America e Sud Europa e con opportunità di espansione in Asia nei casi in cui il riso seminato sostituirà quello trapiantato. Terzo principale mercato è la soia soprattutto in Sud America e Asia e in sviluppo sul continente europeo. Altre colture di importanza sono il cotone nel continente sud americano e la colza in Europa e Canada. Lo spettro particolarmente ampio in termini di colture comprende tra gli altri anche tabacco, ortaggi, patata, proteaginose, mais e barbabietola da zucchero. In termini di aree, circa l’80% del mercato è rappresentato dalle Americhe. Opportunità di ulteriore espansione del mercato in Asia (riso in particolare) e in Europa (soia, barbabietola da zucchero, mais).
Oxon produce e vende in esclusiva questo prodotto?
Oxon sarà uno dei principali produttori di Clomazone nel mondo vendendo il prodotto principalmente alle filiali del gruppo Sipcam-Oxon per formulati con solo Clomazone e in miscele con altri erbicidi. Si tratta di un’integrazione a monte che unirà al nuovo impianto di sintesi di Mezzana Bigli la copertura distributiva del Gruppo sui più importanti mercati mondiali attraverso la vocazione allo sviluppo di nuove soluzioni fitoiatriche utilizzando tecnologie innovative di formulazione sviluppate dal Gruppo come la tecnologia di microincapsulazione.
Qual è l’utilizzo che se ne fa nel riso?
Nel riso il prodotto viene utilizzato in pre-emergenza della coltura e delle infestanti, prevalentemente nel riso a semina interrata. La sua azione è quella di impedire lo sviluppo delle infestanti che potrebbero causare una forte competizione sulla coltura durante tutto l’arco del ciclo. In modo particolare il Clomazone viene utilizzato per controllare Echinochloa crus galli, comunemente chiamata Giavone, un’infestante molto presente nelle risaie e di difficile controllo data la sua vicinanza botanica al riso. Il Giavone ha un’elevata capacità riproduttiva e se non controllato è in grado di compromettere il raccolto.
Quanto Clomazone si usa in Italia ogni anno?
Il mercato italiano è del tutto marginale rispetto agli altri mercati mondiali. Il suo contributo è fondamentale nelle strategie di controllo di pre-emergenza soprattutto nei confronti di specie infestanti invasive e di difficile contenimento perché molto rustiche e caratterizzate da una nascita scalare come Abutilon, Bidens, Chenopodio, Acalifa e Giavone.
Questo prodotto ha mai creato problemi ambientali?
La procedura di registrazione di un agrofarmaco da parte delle competenti autorità ministeriali è molto rigorosa ed è volta a definire e garantire la sicurezza verso l’utilizzatore, il consumatore e l’ambiente. In questo contesto numerosi indicatori di rischio ambientali, non solo sono definiti e consolidati a livello europeo ma anche valutati nello specifico scenario italiano, devono essere entro le soglie di accettabilità affinché l’agrofarmaco possa essere immesso sul mercato (Registrazione). Il Clomazone è un principio attivo approvato anche a livello europeo e agrofarmaci contenenti questo principio attivo sono attualmente autorizzati in Italia per la loro commercializzazione e utilizzo: pertanto le autorità mondiali, europee e quelle italiane responsabili della valutazione delle registrazioni hanno valutato e concluso che i prodotti a base di Clomazone non causano problemi ambientali. (Nella foto grande, l’impianto Oxon)