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CENTINAIO: DA DOVE VIENE IL RISO CHE MANGIAMO?

da | 4 Giu 2018 | NEWS

«Cosa ho pensato mentre firmavo? Lo dico sinceramente: “Giamma, resta coi piedi per terra”. Io sono l’uomo della mia terra e questo voglio restare, ministro o non ministro». Inizia così l’intervista – in edicola ieri – a Libero di Gian Marco Centinaio, fresco titolare del dicastero delle Politiche Agricole e Turismo. Il titolare di via XX Settembre a proposito del CETA, il trattato di libero scambio tra la Ue e il Canada, dice: «Noi siamo contrari a questi tipi di trattati che non tutelano le nostre produzioni. Ragionerò anche con le associazioni di categoria che sono sul campo. A me interessa portare avanti le priorità dei produttori italiani. Ogni tipo di proposta che non lo farà, mi vedrà fortemente contrario». A proposito dell’etichettatura: «Le indicazioni che fin da domani darò ai miei uffici sarà quella di attivare tutte le procedure che possono aiutare a tutelare il Made in Italy. Poi se dovrò andare a picchiare i pugni in Europa, dove si definiscono le politiche agricole, per difendere questo principio, non mi tirerò certo indietro. Per quanto riguarda l’etichettatura farò una battaglia affinché i consumatori sappiano quello che mangiano». A proposito dei dazi e del riso: «Andremo in Europa a chiedere la tutela del nostro riso, questo è sicuro. Non posso pensare che, ad esempio, un agricoltore lomellino che ha costi di produzione elevati, si debba confrontare sul mercato con i produttori asiatici che hanno costi infinitamente inferiori. E non è solo una questione di prezzo: il produttore italiano viene controllato in tutto e per tutto. Ma il riso che arriva da altri Paesi con meno controlli dei nostri? Che fertilizzanti usa? Che grado qualitativo ha effettivamente quel riso?». La sua proposta è: «Scrivere bello grande sulla confezione “questo riso arriva dalla Birmania”, oppure “questo riso è italiano”. In questo modo i consumatori avranno i giusti strumenti per decidere. E questo, ovviamente, non vale solo per il riso». Infine della Pac dice: «Questa è la priorità che ho sulla scrivania. Il 18 giugno sarò a Bruxelles per provare a scongiurare questo taglio. L’impressione è – sottolinea riferendosi al ministro Martina – che si potesse fare di più, ma con altrettanta sincerità prima di dare un giudizio vorrei mettere le mani sulle carte e capire se queste mancanza sono state causate da un ministro che ha pensato troppo al Pd e poco all’Italia, o dal “sistema”. Per questo dico che voglio aspettare e intanto dico che ho apprezzato la telefonata che mi ha fatto per organizzare il passaggio di consegne. Non era una cosa scontata e gliene do atto».

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