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C’E’ UNA CASA NELLA RISAIA

da | 22 Gen 2016 | NEWS, Non solo riso

interramento paglie in CaliforniaLa paglia di riso è un isolante naturale: ripara dal caldo, dal freddo e dai rumori. Per questa ragione, Claudio Tonin, e Martina Simionati, del CNR ISMAC di Biella, hanno studiato, nell’ambito del progetto RiceRes, promosso dalla fondazione Cariplo, di utilizzarla per produrre pannelli porosi bio-compositi da usare nella bioedilizia. Questa è la proposta che hanno presentato al meeting RiceRes del 21 gennaio a Milano: “L’Italia è il maggior produttore di riso d’Europa. Per ogni tonnellata di riso lavorato si producono circa 270 kg di scarti di paglia, lolla e pula. La lolla è il cascame che deriva dal processo di sbramatura del risone, (cioè il riso grezzo dopo la trebbiatura). La pula, invece, è lo strato che ricopre il chicco sotto la lolla ed è ricco di elementi nutritivi e proteine. 

logo-cariploLa paglia è il fusto cavo della pianta del riso ed è composta da: cellulosa, lignina, cere, minerali e silicati. In passato la paglia trovava facilmente applicazioni in diversi campi: veniva usata per impagliare animali, come imbottitura per i finimenti di buoi e cavalli, e come lettiera nelle stalle. Oggi per questi usi vengono utilizzati altri materiali più resistenti e performanti, riducendo così la paglia di riso ad uno scarto. Durante la raccolta del riso essa viene tagliata e stoccata in rotoballe, oppure trinciata dalla mietitrebbia e inglobata nel terreno durante l’aratura, procedimento che produce una notevole quantità di metano per fermentazione anaerobica. 

In questo lavoro viene proposto un modo alternativo di utilizzo di questi sottoprodotti per la fabbricazione di pannelli termoisolanti e fonoassorbenti autoportanti da impiegare in bioedilizia. La paglia si presta bene come materiale edile in quanto presenta un elevato potere termoisolante e fonoassorbente, è una risorsa rinnovabile, eco-compatibile, biodegradabile, presenta un’elevata traspirabilità e può essere impiegata nelle strutture antisismiche.

Il processo per la fabbricazione del pannello è semplice. Una volta mescolate opportunamente lana e paglia si trattano con una soluzione di soda. Per facilitare l’omogeneizzazione della paglia con la lana si può tagliare la paglia in fibre più corte e sfibrarla meccanicamente. 

Il trattamento alcalino attacca le fibre di lana causandone il rigonfiamento e distruggendo parzialmente la loro struttura morfologica provocando il rilascio di una parte della proteina che le compone (cheratina). In questo modo si ottiene una pasta dalla consistenza viscosa, formata da fibre parzialmente distrutte e proteine estratte, capace di prendere la forma desiderata, che andrà a costituire la matrice proteica adesiva del pannello. La soda ha l’effetto di rigonfiare la cellulosa della paglia di riso aumentandone l’idrofilia, favorendo quindi l’assorbimento d’acqua.

Il risultato del trattamento alcalino su entrambi i materiali è quello di ottenere un bio-composito in cui la lana funge da matrice proteica responsabile della coesione fra le fibre e la paglia di riso costituisce la fibra di rinforzo. Il materiale ottenuto viene fatto asciugare in stufa all’interno di uno stampo. Aspetto fondamentale da considerare è che l’adesione fra le fibre è ottenuta senza l’utilizzo di alcun legante artificiale o sintetico.  A partire da prodotti naturali di scarto si ottiene un prodotto ancora biodegradabile e riciclabile mediante un procedimento semplice facilmente industrializzabile”. Autori: Claudio Tonin e Martina Simionati, CNR  ISMAC Biella (15.01.2016)

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