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CARTELLO DEL RISO ASIATICO

thailandia
Thailandia e Vietnam stanno pensando a un possibile “cartello del riso”. Entrambi vogliono unire le forze e potenziare la propria presenza sui mercati internazionali, anche se per ora non sembra possibile. L’ipotesi però è suggestiva. Apre scenari imprevisti. Infatti, qualche tempo fa il Ministro thailandese dell’agricoltura e delle Cooperative Chalermch’iai Sri-on ha accennato alla possibilità che Thailandia e Vietnam possano unire le forze. L’obiettivo è aumentare i prezzi del riso a livello globale. Ciò equivarrebbe a formare un “cartello del riso”. LEGGI L’ARTICOLO!

L’ARTICOLO PUBBLICATO DALL’ISEAS

Se ne occupa un articolo a firma di Nguyen Khac Giang  pubblicato sul sito https://fulcrum.sg/, espressione dell’ Iseas (Istituto Yusof Ishak) di Singapore. Quest’ultimo si occupa di analisi del mondo del Sud esta asiatico).  Tuttavia, le sue controparti vietnamite hanno prontamente smentito, insistendo sul fatto che non esiste alcun accordo perchè il Paese rispetta da sempre i principi del mercat. Inoltre, il Vietnam è responsabile della sicurezza alimentare globale. Con i prezzi globali del riso al livello più alto degli ultimi dieci anni a causa della recente restrizione delle esportazioni da parte dell’India, è riemerso quindi il discorso di un potenziale cartello del riso tra il secondo e il terzo esportatore di riso.

IL CONSIGLIO PER LA COOPERAZIONE COMMERCIALE SUL RISO

Il concetto non è nuovo. Risale addirittura al 2002, quando la Thailandia aveva cercato di istituire il Consiglio per la cooperazione commerciale sul riso (Crtc) con Vietnam, India, Pakistan e Cina. Durante la crisi alimentare del 2008, Bangkok aveva anche proposto di allearsi in tal senso con altri quattro Paesi del Mekong, ovvero Vietnam, Laos, Cambogia e Myanmar. Tuttavia, l’idea non è stata realizzata in entrambe le occasioni a causa delle reazioni dell’opinione pubblica e della mancanza di interesse da parte degli esportatori di riso, ad eccezione di Thailandia e Vietnam.

QUESTIONI ETICHE E PREZZI

La nuova proposta dovrà affrontare sfide già note. Il riso svolge un ruolo fondamentale per il mantenimento della sicurezza alimentare globale ed è considerato eticamente discutibile aumentarne artificialmente il prezzo. In secondo luogo, l’idea è difficile da attuare, dato che Vietnam e Thailandia detengono rispettivamente solo il 10,4% e il 12,3% circa del mercato globale delle esportazioni. Per costruire un potere di mercato sufficiente, si ritiene che debbano coinvolgere il primo esportatore di riso, l’India, che rappresenta il 40% del commercio globale, o invogliare altri esportatori regionali come la Cambogia e il Myanmar a unirsi a loro. Ciò si rivela difficile in quanto gli esportatori di riso, tra cui Thailandia e Vietnam, sono anche concorrenti che spesso si impegnano in una corsa al ribasso per i mercati quando la domanda è bassa. Infine, poiché stoccare il riso è più difficile del petrolio, un potenziale cartello non influenzerebbe facilmente il mercato come fa l’Opec con l’oro nero.

QUALI I VANTAGGI PER UN CONSORZIO DI ESPORTATORI?

La creazione di un consorzio di nazioni esportatrici potrebbe offrire dei vantaggi. In primo luogo, mentre i critici si preoccupano di un monopolio dell’offerta, i principali importatori di riso come Cina e Filippine hanno occasionalmente agito come gli economisti definiscono “oligopsonio”. L’oligopsonio è un gruppo di acquirenti che fa leva sul potere di mercato per far scendere i prezzi, a volte anche al di sotto del punto di pareggio. Senza una maggiore collaborazione, è difficile per gli esportatori come il Vietnam e la Thailandia garantire prezzi costanti ed equi.

Nel 2022, entrambi i Paesi hanno notato che i costi di produzione sono raddoppiati. Tuttavia, non c’è un proporzionale incremento dei prezzi di vendita. In definitiva, sono gli agricoltori a sopportare il peso della volatilità dei prezzi.

I contadini vietnamiti guadagnano in media circa 160 dollari al mese, La metà delle famiglie contadine del Delta del Mekong possiede meno di 0,5 ettari di terreno coltivabile. Questo dato contrasta nettamente con la rappresentazione che i media fanno dei “coltivatori di riso su larga scala”, che trarrebbero grandi vantaggi da un cartello del riso.

Un’organizzazione per l’esportazione del riso potrebbe migliorare il coordinamento e stabilizzare i prezzi, garantendo così redditi costanti agli agricoltori delle nazioni partecipanti. Questo è importante perché, a differenza del petrolio, il riso è soprattutto il risultato del lavoro di coltivazione, non  una semplice ricchezza naturale. Senza profitti ragionevoli, gli agricoltori scontenti potrebbero orientarsi verso colture più redditizie o abbandonare del tutto i loro campi. Nel Vietnam in rapida industrializzazione, molti scelgono il lavoro in fabbrica piuttosto che il lavoro manuale in risaia. Questo cambiamento potrebbe rappresentare un disastro per la sicurezza alimentare globale a lungo termine.

SICUREZZA ALIMENTARE

 

Il riso è indispensabile per la sicurezza alimentare globale, ma aspettarsi che gli agricoltori del Sud-Est asiatico ne sopportino l’onere senza affrontare le loro pressanti sfide – dall’aumento dei costi di produzione al cambiamento climatico – non è né giusto né ragionevole.

In secondo luogo, un’organizzazione per l’esportazione del riso può concentrarsi su altri obiettivi oltre all’aumento dei prezzi. Vietnam, Thailandia e altri esportatori di riso potrebbero collaborare per aumentare la produttività complessiva del riso, condividere le tecnologie di lavorazione e conservazione e promuovere le migliori pratiche in materia di politica e gestione.

Ad esempio, mentre il Vietnam è famoso per il suo raccolto ad alto rendimento – stimato in 5,69 tonnellate per ettaro rispetto alle 3,01 tonnellate per ettaro della Thailandia – la qualità del suo riso è considerata inferiore. Ciò lascia spazio alla cooperazione, come hanno già fatto gli agricoltori thailandesi sperimentando il riso vietnamita su oltre 160.000 ettari. Inoltre, lo scambio di conoscenze sarà particolarmente vantaggioso per i piccoli esportatori come la Cambogia. A lungo termine, la cooperazione aumenterà sia la qualità che la quantità del riso del Sudest asiatico sul mercato globale.

 

VANTAGGI PER GESTIONI TRANSNAZIONALI

In terzo luogo, un’organizzazione per l’esportazione del riso potrebbe essere utile per affrontare le questioni transnazionali ancora aperte. Ne è esempio la gestione delle acque transfrontaliere e il cambiamento climatico. I Paesi potrebbero essere più inclini a sviluppare soluzioni migliori per i progetti di dighe idroelettriche sul Mekong, se i loro interessi sono più allineati.

La Thailandia e il Vietnam sono i principali sviluppatori e acquirenti dei progetti elettrici laotiani, mentre gli agricoltori e l’industria dell’esportazione costituiscono gruppi di interesse influenti in entrambi i Paesi. In quanto tali, potrebbero esercitare collettivamente una certa influenza. I gruppi potrebbero fare pressione sui rispettivi governi affinché agiscano in modo più deciso. Se il Laos dovesse entrare a far parte di questa potenziale organizzazione, anche la Thailandia e il Vietnam potrebbero offrire sostegno alla produzione e all’approvvigionamento di riso in cambio di una valutazione più completa dell’impatto delle sue dighe idroelettriche.

SUPERFICIE COLTIVATA A RISO

Negli ultimi anni, la superficie coltivata a riso nel Sud-Est asiatico ha subito una stagnazione e persino un leggero calo, nonostante l’aumento della domanda. Le prospettive si fanno più fosche se si considera che metà del Delta del Mekong. Quest’ultima è responsabile del 50% della produzione di riso del Vietnam e dell’80% delle sue esportazioni, potrebbe essere sommerso dalle acque del mare entro la fine del secolo.

Un cartello per il controllo dell’offerta non sarà la panacea per questi problemi. Gli esportatori come il Vietnam devono anche attuare riforme strutturali all’interno delle proprie industrie di esportazione del riso. Tra queste c’è la riduzione del numero di intermediari per aumentare il reddito degli agricoltori. Tuttavia, un consorzio multifunzionale potrebbe fornire una piattaforma per facilitare le collaborazioni inter e intraregionali e per promuovere la ricerca sul riso. Questo, a sua volta, contribuirebbe a garantire una fornitura costante di riso per il mercato globale.

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