CARRA’ COMMENTA L’ANDAMENTO DELL’ANNATA RISICOLA
DALLA SICCITA’ ALLE ABBONDANTI PIOGGE
Poi, la campagna è proseguita con le solite problematiche legate alle resistenze e alla difficoltà di sconfiggere soprattutto il giavone nelle coltivazioni di riso convenzionale. Le considerazioni fatte nei tavoli istituiti all’indomani della siccità del 2022, al fine di adottare un nuovo modus operandi che evitasse i momenti di crisi a seguito del cambiamento climatico e delle nuove tecniche di coltivazione, si sono sciolte come neve al sole. Ciò anche grazie alle abbondanti precipitazioni. A fine agosto abbiamo vissuto l’illusione che il brusone fosse sotto controllo mentre era alle porte l’attacco di mal del collo tardivo che ha colpito alcune varietà con risultati di una minor resa produttiva e di trasformazione.
AUTUNNO ANOMALO E RITARDI DELLA RACCOLTA
Se pensavamo che l’anno funesto si fosse manifestato nella sua interezza, l’autunno ci ha miseramente smentito. Come era stato per la primavera, l’eccessiva piovosità ci ha riportato indietro di anni con un notevole ritardo nelle operazioni di raccolta e in alcuni casi le gloriose vecchie mietitrebbie hanno surclassato quelle di ultima generazione, che impietosamente si impantanavano nei terreni resi molli dalle piogge.
Sul fronte del mercato per alcune varietà i listini hanno fatto segnare quotazioni inferiori rispetto allo stesso periodo di un anno fa, ma ad oggi in assenza per la prima volta del bilancio di collocamento di Ente Risi, solitamente pubblicato a dicembre e quest’anno posticipato a gennaio per i ritardi nelle denunce di produzione, in assenza di una qualche indicazione ufficiale di massima sull’andamento produttivo e qualitativo della campagna, non è possibile fare previsioni veramente attendibili. Sicuramente, le importazioni per il nostro settore continuano ad essere un pericolo sempre in agguato così come le concessioni verso i Paesi Terzi.
CARRA’ TRACCIA LE PROSPETTIVE PER IL NUOVO ANNO
Cosa ci aspettiamo pertanto per il 2025? Stando con i piedi per terra direi che ci porteremmo dietro le solite criticità, quali l’eccessiva burocrazia, della quale la Ue è solo in parte colpevole, la ridotta capacità di far fronte alla lotta alle malerbe per il continuo ridursi di principi attivi, l’incertezza di ricevere nei tempi e nella misura prevista quanto è dovuto agli agricoltori da parte dell’amministrazione pubblica. Personalmente, mi piacerebbe pensare che possa cambiare il vento a Bruxelles, portando la Commissione a non avere più una visione miope di fronte alle criticità del settore e che finalmente il Commissario all’Agricoltura lavori per il benessere del comparto, cosa che dovrebbe essere scontata ma che non lo è stata nella passata legislatura europea.
VINCE LA FILOSOFIA?
Leggendo poi quanto è emerso dal rapporto “Dialogo Strategico sul futuro dell’agricoltura nella UE” voluto dalla Commissione europea a gennaio ed uscito a settembre, frutto di un confronto tra 29 stakeholders, sono convinto che prevalga ancora un certo filosofare già visto nel passato che non ha di certo contribuito alla crescita del settore. Per questo vorrei che a Bruxelles vi fosse da parte dei nostri rappresentanti una partecipazione serrata fin dalle prime battute ai lavori preparatori dei nuovi regolamenti comunitari o degli accordi commerciali.
Lamentarsi a cose fatte non serve a nulla. Mi piacerebbe che si creasse un fronte dei Paesi del sud Europa in antagonismo a quello del Nord Europa, dove prevalgono logiche commerciali distanti da quelle dei Paesi che producono le eccellenze alimentari riconosciute in tutto il mondo. Vorrei che si ritornasse a quel confronto tra le parti che ha permesso di creare quella lobby europea del riso che è stata sempre vincente ed invidiata, pur se piccola rispetto ad altri comparti. Il recente Tavolo di Settore Riso costituito questa primavera, potrebbe essere il luogo adatto al confronto, se convocato.