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CARRA’ PROROGATO. ENTE COMMISSARIATO?

da | 3 Feb 2015 | NEWS

paolo carràTempi supplementari per Paolo Carrà. Come previsto, la partita dell’Ente Risi si complica maledettamente e ormai il commissariamento è dietro l’angolo. La scadenza naturale del consiglio d’amministrazione è il 6 febbraio, ma per quella data non ci sarà un nuovo cda e neanche un nuovo presidente. Troppe divisioni tra gli agricoltori, troppe tensioni tra gli industriali e la paura del Mipaaf che dal marasma esca un cavaliere nero. Così, il ministro Martina, da cui dipende la decisione finale, ha convocato il presidente uscente a Roma, il 23 gennaio e gli ha comunicato che il suo incarico sarà prorogato di 45 giorni.

Al ministero, stando a fonti ben informate, Carrà (foto piccola) avrebbe trovato ad attenderlo anche il viceministro dell’agricoltura Andrea Olivero e questa per lui dev’essere stata una sorpresa: il politico cuneese è stato “delegato” da Martina a sbrogliare la matassa dell’Ente Risi, che è più intricata di quel che si pensava. Brevemente, diciamo che gli sbocchi possibili, dopo i 45 giorni suddetti, sono due: la nomina di un presidente espresso dalla filiera e un commissariamento breve, ma in entrambi i casi il Ministero preme perché si attui – e questa è la vera novità – una riforma profonda dell’Ente Risi. Esattamente come ha chiesto pochi giorni fa l’Antitrust, rinfrescando le paure degli agricoltori di una chiusura dell’Ente o di un suo accorpamento.

La possibilità che l’Ente Risi sia chiuso non è campata per aria. In passato la dirigenza ha respinto diversi assalti: ricorderete le polemiche sugli “enti inutili”… Oggi, però, la situazione è cambiata. Nel senso che il settore è più vulnerabile e meno pronto a difendere il “suo” Ente interprofessionale. Conosciamo bene lo scenario di questi anni: i prezzi sono scesi, i costi sono esplosi, i concorrenti stranieri sono più competitivi e le contromisure sono finite tutte fuori bersaglio. E’ doloroso, ma è vero: il dossier Cambogia è costato riunioni su riunioni ed è stato presentato per ben due volte alla Commissione europea, per finire poi in un cassetto. Gli avvocati di Bruxelles sostengono ancora la tesi incredibile che non sia giuridicamente “ineccepibile” ma è chiaro che manca la volontà politica di fermare le importazioni a dazio zero dai Pma. In questa partita l’Ente Risi è stato solo l’organo tecnico della filiera, ha fatto il possibile (e anche qualcosa di più) ma la decisione di Carrà di ricevere “segretamente” il presidente della Birmania – il nostro peggior concorrente, in prospettiva – a Castello d’Agogna nel bel mezzo della campagna contro i Pma non è stata certo una genialata in termini politici e di immagine. Altro motivo di divisione: la legge del mercato interno. Dopo un lavoro certosino di taglia e cuci dei tecnici dell’Ente, riunioni “segretissime” e sceneggiate alla De Filippo, con delegazioni che se ne vanno sbattendo la porta e presidenti che le rincorrono, si è arrivati a un compromesso, ma quello è durato lo spazio di un mattino, perché una delle parti in gioco ha immediatamente “rilanciato”, riportando tutti in alto mare.

Questi inciampi – senza dimenticare le polemiche sulla circolare che norma l’etichettatura del riso (http://www.risoitaliano.eu/ma-e-solo-questione-di-etichetta/) – hanno fiaccato il ruolo dell’Ente Risi e l’immagine del suo presidente. Non lo ha aiutato ovviamente il fallimento della partita Expo: il prodotto italiano è fuori dal cluster del riso e il fatto che Carrà abbia recuperato in extremis un posticino nel padiglione di Federalimentare rischia persino di ritorcerglisi contro — in termini d’immagine – da quando l’Antitrust ha accusato l’Ente Risi di favorire l’industria. E’ proprio quest’ultimo dossier (si veda a tal proposito sia la notizia del parere – http://www.risoitaliano.eu/lantitrust-ente-risi-e-borse-contro-la-concorrenza/ – che la puntuale risposta dell’Ente Risi: http://www.risoitaliano.eu/lente-risi-replica-allantitrust/) a illuminare le polemiche dei mesi scorsi di una luce nuova. Nuova e sinistra. Perché, a prescindere dal giudizio che si può dare sulla presidenza Carrà e sull’operato di questo Cda (Carrà non ha lavorato da solo) nessun risicoltore vorrebbe la chiusura dell’Ente Risi o il suo accorpamento a qualche carrozzone romano. Per evitarlo, tuttavia, il Ministero adesso esige una riforma profonda, notizia molto accreditata in quanto proviene dall’interno di via XX Settembre.

Il governo ritiene che l’Ente Risi debba rivedere le proprie funzioni ed attività ed essere ripensato per concentrarsi sulla ricerca e sulla promozione. Finora sono stati degli auspici, pronunciati nel chiuso di stanze romane e milanesi e cadute nel vuoto. La nomina del nuovo vertice dell’Ente ora le mette in agenda: anzi, la riforma dell’Ente Risi, ventilata anche dall’Antitrust, diventerà la priorità del nuovo presidente, che si troverà a gestire un cambiamento laborioso in un momento critico per la filiera. Per questa ragione, dopo i primi abboccamenti, il confronto tra le confederazioni agricole e il Ministero sul nome del presidente si è arenato. Se, infatti, gli industriali vorrebbero confermare i propri esponenti (potranno farlo se ci sarà un commissariamento che congelerà la regola dell’ineleggibilità dopo due mandati) e le Regioni farebbero il nome di Silvano Saviolo, le organizzazioni agricole sono profondamente divise. Confagricoltura punterebbe su una donna, la Cia su un risicoltore lomellino ma solo Coldiretti è decisa a rivendicare la presidenza e ha fatto al Ministro il nome di un suo altissimo dirigente, che però non intende farsi impallinare dai veti incrociati. Tra le tre anime della risicoltura un accordo non c’è ancora e – secondo fonti ben informate – toccherà proprio a Olivero cercarlo. Oppure starà al politico cuneese aprire la strada al commissario, ruolo per il quale si pensa già a un dirigente pubblico oppure a un docente universitario. Il Ministero potrebbe optare per questa soluzione se si rendesse conto che è l’unica possibile per evitare l’impasse e anche per evitare che dall’impasse sbuchi un cavaliere nero (si fa il nome del vercellese Roberto Rosso, già deputato forzista, ora vicino al Ncd), ma soprattutto per condizionare la costituzione del nuovo vertice a una riforma dell’Ente, che spetterebbe al commissario realizzare, per poi passare la mano a un nuovo presidente. Ma, come è noto, una riforma si sa come inizia e non come finisce… Naturalmente, nel frattempo, nessuno parla più del famoso concorso per diventare presidente (http://www.risoitaliano.eu/ente-risi-concorso-per-il-nuovo-presidente/). C’è tempo per gli esami, quelli, diversamente dalle presidenze, non finiscono mai. (03.02.15)

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