Giovedì 6 febbraio l’VIII Commissione permanente – Agricoltura, montagna, foreste e parchi – del Consiglio regionale lombardo ha indetto un’audizione avente ad oggetto “Nuova PAC. Il punto di vista delle associazioni di settore”. Quella che segue è la sintesi dell’audizione del presidente dell’Ente Nazionale Risi Paolo Carrà: «Buongiorno Presidente. Grazie innanzitutto di questo invito e ovviamente il mio intervento verterà obbligatoriamente non in termini generali ma sul settore riso. La Lombardia ha un ruolo fondamentale. La Lombardia, voglio ricordarlo a tutti, detiene quasi la metà – dico quasi anche perché io sono piemontese in terra lombarda, perché la nostra sede è qui a Milano – ma arriviamo circa ad un 42, 43 per cento della produzione; insieme al Piemonte, la Lombardia detiene il 92 per cento della produzione. In Lombardia ci sono le tre industrie risiere più importanti d’Italia.
La politica del riso negli scorsi anni è stata fatta anche grazie all’apporto della Lombardia. Io ricordo l’allora Assessore Fava sul tema dell’aiuto accoppiato e l’impegno che la Lombardia ha profuso per far riconoscere al riso l’aiuto accoppiato, così come anche la collaborazione che all’epoca era stata trovata con Regione Piemonte; qui mi riallaccio all’intervento del Presidente Daghetta, proprio in uno spirito di cooperazione.
Sicuramente, adesso siamo in una fase di estrema incertezza, siamo in una fase in cui in assenza di una definizione di un bilancio comunitario molti discorsi non possono essere fatti. Quando non si sa quanti soldi ci sono a disposizione si rischia magari di correre troppo in avanti, però è anche vero che noi partiamo da considerazioni basandoci su quelli che sono gli attuali lavori che stanno venendo avanti a Bruxelles in termini di programmazione della futura PAC. Qui iniziamo ad assistere comunque ad una parte dell’Unione Europea, mi riferisco ai Paesi dell’Est, i quali chiedono un innalzamento del valore dei loro titoli. Questi ovviamente vanno a sottrarre il valore dei titoli a Paesi che fino ad oggi li hanno avuti. Abbiamo, come ricordava prima, la Lombardia, zootecnia e riso, per fare due esempi di due settori; sono due settori che detengono dei titoli storici alti, ma non perché siamo più belli o forse più bravi, non lo so, ma perché questo derivava da un calcolo dell’allora, parlo del riso, prezzo di intervento. Si inizia a dire in sostanza che tutto quanto il settore riso aveva guadagnato con la passata programmazione, mi riferisco al greening, mi riferisco all’aiuto accoppiato e mi riferisco alla convergenza all’irlandese, cioè quel sistema che funzionava da rete di salvataggio per evitare che i titoli storici scendessero a causa dei tagli oltre un certo limite, tutto ciò oggi è messo in discussione e non ci sarà più, ci sarà una nuova procedura. Si parla di un altro tipo di convergenza, una convergenza interna, la quale determinerà un aumento dei titoli bassi, tagliando il valore dei titoli alti, per il raggiungimento – oggi si dice – di un 70 per cento del valore medio.
Quindi sta cambiando veramente tutto, sta cambiando l’impostazione e a questa incertezza su quello che avverrà si aggiungono poi tutta una serie di incertezze. Una, la Brexit. La Brexit ha un ruolo non soltanto nella definizione del bilancio europeo, ma io ricordo che la Gran Bretagna è un Paese per il quale l’Italia esporta ed esporta riso di qualità. Come verrà definita questa Brexit dipenderà ovviamente, si ripercuoterà in modo più positivo o negativo sull’esportazione italiana. Abbiamo poi tutta una serie di aperture di concessioni bilaterali. Abbiamo concluso la clausola di salvaguardia ottenuta grazie anche a questa Regione e al Governo italiano, clausola che ha determinato il blocco delle esportazioni in Italia di riso indica lavorato e semilavorato; si è aperta un’altra falla da parte del Myanmar per riso japonica, che ricordo essere il riso tipico delle nostre zone. Abbiamo all’orizzonte un accordo con la Thailandia. Se ne parla da tempo, è vero, non c’è ancora niente di fatto, ma sovente quando se ne discute poi improvvisamente a Bruxelles sul tavolo viene messo il documento e si è in ritardo per recuperare. Abbiamo il problema legato al Mercosur.
Quindi quello che io voglio dire è che la programmazione della futura PAC sicuramente determinerà una diminuzione del reddito dei risicultori per le motivazioni tecniche che prima ho individuato. L’osservazione che faceva Giovanni Daghetta su un’ipotesi di OCM riso potrebbe essere una soluzione e l’Ente Risi potrebbe essere una soluzione ma bisogna assolutamente discutere.
Chiudo, perché in tutti gli interventi ho sentito parlare di agricoltura sostenibile. La risicoltura è da tempo agricoltura sostenibile. Con la Regione Piemonte e la Regione Lombardia in particolar modo Ente Risi ha attuato una serie di iniziative nell’ambito della regione sostenibile. Però attenzione, perché la sostenibilità deve essere una sostenibilità fatta nell’Unione Europea ma deve essere fatta anche dagli altri. Noi oggi assistiamo a importazioni da zone agricole nelle quali non si parla di sostenibilità. Io non dico che quello che arriva da fuori non sia un buon prodotto, perché il prodotto viene analizzato, ci sono i controlli, però è indubbio che di agricoltura sostenibile nei Paesi dell’Asia non se ne fa. Voglio ricordare che nell’ultimo forum che abbiamo realizzato come Ente Risi a Bruxelles l’8 ottobre dello scorso anno, dove erano presenti i produttori e i trasformatori degli otto Paesi dell’Unione Europea, il tema della reciprocità dell’ambito dei fitofarmaci e quindi di considerare il bene ambiente come un bene da essere tutelato a 360 gradi e non soltanto nell’Unione Europea, è un tema che è stato stimato meritevole di essere portato avanti».