Alcuni Comuni del Vercellese stanno chiedendo agli agricoltori di versare l’Imu sui loro terreni, arretrati compresi. C’è chi si è visto recapitare un conto da decine di migliaia di euro. La Coldiretti sostiene che non si debbano pagare e invita gli agricoltori a fare ricorso. «La passata amministrazione – dichiara il primo cittadino di Carisio, Pietro Pasquino, al quotidiano Avvenire – si è allineata all’interpretazione corrente, che prevedeva un’esenzione generalizzata, ma la norma dice chiaramente che questa spetta solo a chi, come occupazione principale, coltiva la terra, mentre tutti gli altri debbono pagare. L’Amministratore che non esigesse il versamento dell’Imu da questi soggetti sarebbe passibile di sanzione da parte della Corte dei Conti». Chi è stato chiamato a fornire un’interpretazione autentica della norma ha aggravato la confusione. Nel 2017, la corte di Cassazione si è espressa in favore dei Comuni, mentre il Ministero dell’economia e delle finanze ha confermato l’agevolazione nel febbraio di quest’anno.
Il busillis
Il busillis riguarda la qualifica che deve possedere il proprietario del fondo agricolo. Nessuna esenzione è concessa – ricorda Avvenire – a chi affitta il terreno che possiede, ma la legge riconosce effettivamente un’esenzione totale a chi, coltivando la terra che dovrebbe essere gravata dell’imposta, possiede la qualifica di coltivatore diretto o di imprenditore agricolo professionale e come tale è iscritto nei registri previdenziali. Questa è una condizione condivisa da molti pensionati che decidono di proseguire l’attività agricola versando i contributi di legge. A complicare le cose, vi è la pratica tutta italiana e diffusissima, allorquando ci si ritira dal lavoro, di cedere l’azienda agricola ai figli mantenendo la proprietà del terreno e proseguendo a lavorare in azienda come coadiuvante.
Se non coltivi paghi
Su un punto sono tutti d’accordo: i proprietari di terreni che non li coltivano ma li affittano sono tenuti al pagamento dell’imposta. La posizione di tutti gli altri è dubbia, nel senso che per la maggioranza dei Comuni un agricoltore proprietario e pensionato ha diritto all’agevolazione ma secondo alcuni – come Carisio – no, in quanto quel proprietario non ricava più il proprio reddito dalla coltivazione del fondo.