Oltre al danno, le beffe. Secondo il sito http://www.crf.org.kh/?page=api_location_detail&id=879&lg=en , il governo cambogiano ha comunicato il 18 marzo alla Commissione europea che non investiranno più per esportare in Europa grandi quantità di riso lavorato in esenzione dai dazi, come consente loro di fare la direttiva Eba, ma punteranno sulla qualità. I rappresentanti della Cambodia Rice Federation sostengono che l’export di riso verso l’Unione europea è calato del 30% nei primi due mesi del 2015 rispetto al 2014, mentre è triplicato verso i mercati asiatici. La Commissione europea ha dati diversi: parla di un calo dell’export verso l’UE, ma solo del 10%. Secondo l’Ente Risi «non deve tranquillizzare il fatto che la Cambodia Rice Federation abbia dichiarato di non voler aumentare ulteriormente l’export verso l’UE, perché il mantenimento dell’attuale trend di esportazione non consente alla filiera italiana e comunitaria di recuperare le quote di mercato perse nella scorsa campagna sul mercato dell’UE. Le affermazioni contenute nel comunicato non fanno altro che aggravare una situazione già preoccupante, atteso che le importazioni di riso dai PMA in esenzione dai dazi risultano in crescita rispetto alla scorsa campagna per effetto del rilevante aumento (+188%) del riso importato dal Myanmar che costituisce un’emergente e ulteriore grave minaccia per la risicoltura italiana ed europea». Ma c’è di più: la comunicazione circa l’orientamento al prodotto di qualità rafforza i sospetti di triangolazioni commerciali di cui si parla da tempo sui mercati. Al riparo dai registratori, parecchi operatori parlano di quantitativi di riso originario di altri Paesi che fanno tappa in Cambogia solo per entrare a dazio zero in Europa. Inbdiscrezioni che finore non hanno avuto riscontro: la comunicazione della CRF sembra essere tuttavia la classica excusatio non petita. Che in quanto tale dovrebbe indurre la Commissione europea ad accelerare l’adozione della clausola di salvaguardia. (24.03.15)
DE MINIMIS: IL NUOVO REGOLAMENTO
La Commissione europea pubblica il 13 dicembre 2024, il nuovo regolamento che alza la soglia “de minimis”, a 50.000euro/agricoltore/triennio.