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BRUSONE, I DATI DELLA LOTTA

da | 2 Dic 2014 | NEWS

brusone

All’inizio, qualche risicoltore li trattava come dei bizzarri cacciatori di fantasmi, ma da quando il clima è “impazzito” e il brusone la fa da padrone – arrivando a ridurre la produzione del 30% – i report dei captaspore del progetto “Lotta al brusone” sono attesi come il vaticinio degli oracoli. Marinella Rodolfi, ricercatrice dell’Università di Pavia, ha illustrato le rilevazioni 2014 il 26 novembre al centro ricerche dell’Ente Risi di Castello d’Agogna. La sua relazione, disponibile per i lettori di Risoitaliano cliccando QUI, presenta le segnalazioni di rischio zona per zona. Il progetto è sostenuto da Fondazione agraria novarese, Consorzio dei Comuni per lo Sviluppo del Vercellese, Provincia di Vercelli, Provincia di Novara, Università di Pavia e Fondazione Banca Popolare di Novara e si realizza attraverso il monitoraggio della diffusione di pyricularia oryzae con centraline captaspore e un modello matematico che simula la crescita del riso, incrocia i dati sulla presenza delle spore e considera i parametri predisponenti (ad es. escursioni termiche e temperature). Per funzionare, il progetto necessita di molta collaborazione e infatti sono parecchi i risicoltori che svolgono un ruolo all’interno della rete. Il progetto è frutto dell’esperienza di due decenni del Laboratorio di Micologia dell’Università di Pavia. «Fitopatia e patogeno si caratterizzano per una eccezionale complessità – ci spiega Rodolfi – sia puramente biologica che relazionabile a parametri fisiologici, colturali, meteorologici, ambientali. Pertanto le ricerche sono sempre state condotte con approcci multidisciplinari, volti a monitorare il patogeno nell’ambiente, a collezionarlo, a valutarne la sua potenzialità e adattabilità infettiva, la sua variabilità e plasticità genetica. Anno dopo anno, ciascun aspetto indagato è sempre stato correlato e validato in riferimento all’andamento della campagna risicola in corso, anch’essa considerata nella propria totalità (caratteristiche degli areali coltivati e specificità dei singoli agro-ecosistemi, sensibilità/resistenza varietale, pratiche colturali e interventi fitoiatrici, andamento meteorologico,..)». L’epidemia di brusone verificatasi nel corso della campagna 2008, causa di ingenti perdite produttive, ha “lanciato” il Progetto, giunto al 6° anno di attività e riconosciuto come efficace sistema di supporto gestionale per i risicoltori piemontesi. «Il sistema di sorveglianza attivato – prosegue la ricercatrice – permette di proteggere la risaia nei periodi caratterizzati da un effettivo rischio di infezione; questo è calcolato sulla base della presenza/abbondanza del patogeno nell’aria, dello stadio fenologico della pianta, dell’ambiente e delle pratiche colturali predisponenti l’infezione». In sintesi, il Progetto verte sulle seguenti azioni: 1. monitoraggio aerosporologico mediante utilizzo di captaspore, finalizzato al calcolo preciso del numero di spore infettive presenti nell’aria degli areali risicoli; 2. valutazioni fitosanitarie (comparsa delle prime infezioni, andamento e propagazione della malattia, verifica della capacità infettiva delle lesioni,..); 3. rilievo di dati meteorologici orari e giornalieri; 4. rilievo delle pratiche colturali nelle zone adiacenti ai captaspore; 5. utilizzo di un modello matematico espressamente calibrato per valutare l’interazione tra il fungo patogeno e la pianta del riso nelle condizioni di coltivazione italiane; 6. integrazione e valutazione critica dei vari risultati ; 7. produzione di un Bollettino di segnalazione del rischio da brusone. Il Bollettino è gratuito, copre il periodo più critico della campagna risicola (dalla metà di giugno a fine agosto), è emesso 2 volte la settimana (primo pomeriggio di lunedì e di giovedì), è immediatamente pubblicato on-line e trasmesso alle Associazioni di categoria, è diffuso dalle Associazioni di categoria via sms. Quest’anno sono state emesse così 102 segnalazioni di rischio epidemiologico sul territorio coperto dalla rete. (01..12.14)

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