L’aerobiologia è una disciplina di recente definizione che studia le sorgenti, la dispersione, l’impatto del particolato biologico presente nell’atmosfera ed il suo effetto in ambienti confinati ed aperti. Il monitoraggio aerobiologico presenta possibilità di sviluppo e di applicazione rilevanti in diversi settori di indagine. L’applicazione probabilmente più conosciuta riguarda la determinazione dei calendari delle cariche polliniche aerodiffuse, con finalità relative alla segnalazione dei periodi più a rischio di manifestazioni allergiche dell’uomo. Tuttavia, anche la determinazione di parassiti fungini pericolosi per le colture può rivelarsi un’azione fortemente utile per la protezione di specifici sistemi agricoli e per l’individuazione dei momenti ottimali per l’applicazione dei trattamenti di difesa. Per l’effettuazione di monitoraggi aerobiologici, lo strumento più diffuso a livello internazionale è il captaspore (nelle foto). Costruito in metallo leggero, è provvisto di una pompa (ad alimentazione elettrica o a pannello solare) che determina il vuoto al suo interno, provocando la suzione di 10 litri d’aria al minuto attraverso una fenditura d’entrata posizionata contro vento. Il captaspore può captare particelle provenienti dall’area circostante con un raggio medio di 10 chilometri. L’aria aspirata viene indirizzata su un tamburo interno, mosso da un sistema ad orologeria, avente un’autonomia di sette giorni e sulla cui superficie viene posta una striscia di plastica trasparente siliconata, sede di impatto dell’aria aspirata. Il tamburo impiega una settimana per effettuare una sua rotazione completa; al termine dei 7 giorni, la striscia adesiva può essere rimossa e trasformata in 7 vetrini da microscopio ciascuno rappresentativo di una giornata della settimana. La lettura al microscopio ottico di ciascun vetrino permette quindi l’ottenimento di un risultato numerico giornaliero, ossia del valore di un determinato polline o parassita aerodisperso per m3 d’aria.
Difficilmente i risicoltori dimenticheranno l’epidemia di brusone verificatasi nel corso della campagna del 2008, causa di ingenti perdite produttive anche in terre storicamente fra le più resistenti alla malattia, quali quelle del vercellese. Proprio in seguito a quell’annata, l’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Vercelli ha attivato una rete di monitoraggio aereo, specifica per l’individuazione del fungo responsabile del brusone. In tal modo, è possibile proteggere la risaia non “a calendario”, ma nei periodi caratterizzati da una effettiva presenza e abbondanza del parassita nell’aria. Durante ogni campagna risicola, varie postazioni di monitoraggio vengono strategicamente allestite, in modo da coprire quanto più possibile le varie aree geografiche della Provincia. In ciascuna postazione è posizionato un captaspore che cattura senza interruzione, giorno e notte, le spore infettive del brusone. Ad esso viene affiancato un costante lavoro di raccolta ed elaborazione di dati meteorologici e di sorveglianza fitosanitaria in campo (segnalazione di focolai della malattia, intensità della malattia in campo, varietà più colpite, …). Tutte queste varie azioni si traducono nella produzione di un Bollettino di segnalazione del rischio della malattia in campo, emesso dalla seconda metà di giugno a fine agosto ogni lunedì e giovedì pomeriggio. Operativamente, si parte il 23 giugno quando sarà possibile consultare il primo bollettino nell’area brusone del sito della provincia di Vercelli (http://www.provincia.vercelli.it/index.php), cliccando sull’area brusone. ll servizio è gratuito, disponibile on-line e trasmesso via sms dalle varie Associazioni di categoria. Il Progetto così organizzato è unico non solo in Italia ma anche nell’area risicola europea. La sua base scientifica sono ricerche per anni effettuate dai Micologi del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia, coordinati da Marinella Rodolfi. Autore: Alessandro Bona (15.06.14)