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BRUCIA IL RISO AUSTRALIANO

da | 4 Gen 2020 | Internazionale

I cambiamenti climatici si fanno sentire, con conseguenze importanti, anche in Australia: il Paese brucia, la siccità è ovunque e uno dei maggiori esportatori di riso australiani, SunRice, perderà un centinaio di posti di lavoro nel nuovo anno, poichè non è riuscito a convincere gli agricoltori a tornare a coltivare abbastanza riso, nonostante abbia offerto un prezzo decisamente alto. SunRice taglierà 100 posti di lavoro nei suoi stabilimenti Leeton e Deniliquin, nel nuovo Galles del Sud, e nei siti australiani di stoccaggio del cereale: sono complessivamente 230 i posti di lavoro tagliati dallo scorso novembre, come conferma l’amministratore delegato Rob Gordon, secondo cui il piano irriguo Murray Darling Basin Plan è in parte responsabile dei problemi dell’industria del riso.

Il raccolto 2019 è stato decisamente ridotto, il secondo più basso mai registrato, a causa dei prezzi elevati per l’acqua che ha reso la risicoltura un’impresa quasi insostenibile dal punto di vista dei costi. SunRice aveva sperato di contrastare queste sfide offrendo prezzi record per il 2020. Sono stati annunciati contratti di coltivazione di 750 dollari la tonnellata – rispetto ai 411 dollari dell’anno scorso – ma Gordon ha dichiarato che anche questi livelli di prezzo non sono stati sufficienti a garantire un raccolto adeguato per le esigenze dell’azienda. «Il costo dell’acqua – ha dichiarato Gordon – è così elevato che non abbiamo ottenuto una risposta eccezionale. Siamo riusciti a garantire abbastanza riso, insieme al raccolto di quest’anno che verrà lavorato fino al 2020, per garantire a turno l’operatività degi stabilimenti  di Deniliquin e Leeton fino all’inizio del 2021».

Gordon ha confermato che a Leeton saranno cancellati 55 posti di lavoro a partire dal prossimo aprile, di cui 25 destinati a Deniliquin e 20 da siti australiani di stoccaggio del cereale. SunRice ha dichiarato che la siccità in corso – che sta flagellando il Paese con gli incendi – è in parte responsabile del basso raccolto di riso e delle perdite di posti di lavoro, e Gordon ha confermato che il piano del bacino del tesoro Darling Murray sta fallendo i suoi obiettivi per quanto riguarda la risicoltura, tanto da commissionare un rapporto esterno che ha valutato l’impatto del piano: i risultati confermano i danni all’irrigazione, e alla coltivazione del riso in particolare. Una risorsa, quella idrica, che gestita in modo diverso consentirebbe comunque di garantire la coltivazione e dunque l’attività delle riserie, sostenendo l’intera filiera risicola che altrimenti rischia di sparire.

«I flussi di acqua sono ai minimi storici, quindi continuerà ad essere un momento difficile per gli agricoltori – ha dichiarato Gordon – Il rapporto che abbiamo commissionato mette in evidenza che ci sono ulteriori problemi aggravati dal modo in cui il piano è stato applicato e anche dal modo in cui il Nuovo Galles del Sud ha assegnato la risorsa acqua. Ciò significa che questo impatto viene avvertito anche più di quanto potrebbe avvenire in una fase normale di siccità». Deniliquin è la più grande città nella zona del governo locale del fiume Edward, e il sindaco Norm Brennan ha affermato che la perdita di posti di lavoro sarebbe un duro colpo per la regione: altri 50 posti di lavoro erano stati cancellati un anno fa. Il settore risicolo nella zona può arrivare ad impiegare fino a 400 persone, ma ora i livelli occupazionali a causa di questa crisi sono molto più bassi.  Brennan ha sottolineato che la colpa per la perdita di posti di lavoro e la contrazione del settore risicolo ricade in parte sul Murray Darling Basin Plan e su coloro che lo attuano. «Chi decide – ha aggiunto –  preferisce tenere la testa nella sabbia, fategliela alzare e dare un’occhiata in giro a ciò che sta accadendo”.  E conclude: “Nessuno vuole ammettere che il piano [Murray Darling Basin] non funziona correttamente. Non abbiamo mai pensato che avremmo avuto conseguenze come quelle che stiamo affrontando oggi».
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