Parliamo di residui in risicoltura, problema affrontato dallo studio “Residualità nella granella e comportamento ambientale dei principali agrofarmaci impiegati nella difesa del riso” . Lo facciamo con il professor Aldo Ferrero, dell’Università di Torino. Come abbiamo visto, i residui dei principali fungicidi non restano nel chicco a patto che si osservino alcuni accorgimenti. Ora sentiamo però cosa ne pensa Ferrero, docente e ricercatore impiegato nel DISAFA dell’Università di Torino,
Professore, come si può evitare l’accumulo di residui?
Credo sia opportuno tenere presente che il comportamento degli agrofarmaci nelle piante e nella granella di riso è, in generale, un po’ differente da quello nelle acque superficiali e nel suolo di risaia. Nel primo caso, il rischio di presenza di residui è fortemente legato all’epoca di applicazione e alle caratteristiche chimico-fisiche delle sostanze impiegate; i prodotti poco persistenti, utilizzati nelle fasi iniziali della coltivazione vengono, infatti, poco assorbiti e più facilmente degradati, tanto da non essere comunemente rilevabili, al momento della raccolta, sia nelle piante, sia nella granella (risone e riso bianco). Nel terreno e nell’acqua il rischio di contaminazione può variare fortemente non solo in relazione alle proprietà degli stessi prodotti, ma anche e, soprattutto, alle modalità di gestione dell’acqua. Il rischio di contaminazione delle acque della rete irrigua è, nella generalità dei casi, tanto più elevato, quanto più ravvicinato è il periodo di immissione dell’acqua, dopo l’applicazione dei prodotti e quanto più questi sono persistenti. Per limitare questi rischi è consigliabile dare la preferenza ai prodotti caratterizzati da limitata persistenza (frequentemente ad applicazione di post-emergenza) e di intervenire nelle prime fasi di sviluppo della coltura.
Riguardo alle differenze tra le varietà e i metodi di coltivazione, invece, cosa può consigliarci?
L’utilizzo di varietà a ciclo breve favorisce l’applicazione della falsa semina, un’operazione che consente di contenere gli inerbimenti, soprattutto, nelle fasi iniziali di crescita del riso, facilitandone il controllo successivo. Nelle semine interrate, gli interventi di diserbo dovrebbero, preferibilmente, essere realizzati nel periodo in cui il terreno è asciutto, 6-8 giorni prima della sommersione. Nei trattamenti effettuati nelle risaie sommerse è opportuno, in ogni caso, evitare di aprire le bocchette di uscita dell’acqua di risaia prima di una settimana dopo il trattamento. Autore: Ezio Bosso