Blitz dei danesi e l’Italia fa muro: un’industria danese ha chiesto alla Commissione europea di sospendere il dazio sulle importazioni di rotture di riso. L’Italia, attraverso l’Ente Nazionale Risi, si è subito attivata per bloccare questa richiesta, d’intesa con la Spagna, che ha segnalato la minaccia durante il comitato di gestione del 23 marzo. Secondo l’Ente Risi, che ha organizzato l’opposizione insieme ad Airi e alla delegazione spagnola, non vi sono ragioni per una sospensione del dazio:
- a fronte di una importazione nell’Unione Europea di 405.000 tonnellate circa di rotture di riso la Danimarca ha importato solo 517 tonnellate dimostrando di non essere un grosso utilizzatore (potrebbe impiegare anche rotture importate da altri Paesi Ue e poi all’interno della stessa UE commercializzate ma tale dato non risulta verificabile);
- esistono già oggi specifici contingenti per le importazioni di rotture di riso a dazio ridotto ( contingente GATT di 100.000 tonnellate con riduzione del 30,77% del dazio) e contingenti di importazione a dazio zero per il riso che comprendono anche le rotture, nonché la completa liberalizzazione delle importazioni da determinate provenienze (es. la concessione ai PMA che ha visto nel tempo sviluppare grossi traffici di rotture di riso dal Myanmar arrivando ad una importazione nell’ultima campagna di commercializzazione pari a 273.000 tonnellate circa).
«Considerato che al momento non esistono reali ragioni per la richiesta di sospensione del dazio sulle importazioni di riso – sottolinea una nota dell’Ente Risi – perché oggi si possono già importare tutti i quantitativi voluti in esclusione da dazio, probabilmente la richiesta ha un forte nesso di collegamento con la domanda fatta dall’Italia per l’applicazione della clausola di salvaguardia. Infatti, nel corso degli ultimi 5 anni il mercato delle rotture di riso si è molto sviluppato e le importazioni si sono notevolmente incrementate – da circa 200.000 tonnellate a 405.000 tonnellate approfittando, appunto, dell’azzeramento del dazio previsto per molte destinazioni, ma prevalentemente da Myanmar.
Cosa succederebbe però per le rotture di riso se fossero ripristinati i dazi per i prodotti provenienti da PMA?
«Ovviamente, gli operatori del nord Europa dovrebbero ritornare a pagare il dazio di 65 € alla tonnellata per una parte del loro fabbisogno (fatta eccezione per il contingente di 100.000 tonnellate con riduzione del dazio di 30,77% previsto nel contingente GATT). Pertanto, più che una misura dettata dalla necessità attuale, la richiesta danese è da valutare quale interesse a voler garantire agli operatori dell’UE la continuità di approvvigionamento a dazio zero anche nell’ipotesi del ripristino dei dazi per le merci importate dai PMA» spiegano all’Ente Risi.