Uno studio biennale sui biostimolanti per dare impulso alla coltivazione del riso, oltre che del pomodoro: se ne sta occupando un team coordinato da Edoardo Puglisi della Facoltà di Scienze Agrarie Alimentari ed Ambientali dell’Università Cattolica, insieme a Giorgio Mazzoni del consorzio Terrepadane. Lo scopo è testare e validare l’efficacia di alcuni prodotti naturali e ceppi batterici nella coltivazione del pomodoro e del riso in una serie di prove sperimentali di campo.
A cosa servono i biostimolanti
I biostimolanti sono microrganismi già presenti in natura nei terreni, che esercitano un’azione positiva sulle piante. Rendono più disponibili i nutrienti per la pianta e la aiutano contro lo stress idrico e a difendersi meglio dai patogeni: «Usare i biostimolanti è come “vaccinare” una pianta: l’intera struttura vegetale diventa più resistente, e tutto senza utilizzare pesticidi», spiega il professor Puglisi. Partendo dalle piante di pomodoro, l’equipe del docente ha isolato, caratterizzato ed analizzato oltre 130 ceppi microbici biostimolanti per aiutare le piante a rispondere a condizioni di stress, con particolare attenzione alla fissazione dell’azoto atmosferico, alla resistenza agli stress idrici e alla promozione della fisiologia della pianta. Il laboratorio dell’ateneo emiliano è stato finanziato grazie ai fondi del 5 per mille destinati alla ricerca scientifica.
Tramite opportune tecniche di valutazione delle caratteristiche, sono stati quindi individuati 4 ceppi che risultano essere i più promettenti per una sperimentazione ed una diffusione nel settore agricolo locale.
Nell’accordo è stato definito un piano di ricerca biennale nel quale, in base all’impiego di alcuni ceppi batterici in diverse condizioni pedologiche, vengono valutati alcuni parametri produttivi, qualitativi e di resistenza agli stress delle colture. In base a questi risultati si selezioneranno i prodotti più performanti per poi impiegarli in repliche negli anni successivi. Una volta validata l’efficacia seguirà l’utilizzo agronomico diffuso alle aziende agricole del territorio.
Una sinergia tra università e consorzio che permette di unire la ricerca applicata al mondo produttivo: il progetto è stato presentato a Piacenza dal preside della Facoltà di agraria di Piacenza, Marco Trevisan, e da Marco Crotti, Presidente del Consorzio Agrario Terrepadane.
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