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BIOLOGICO, MENO RESE MA MENO COSTI

da | 14 Set 2015 | NEWS, Tecnica

bocchiNei giorni scorsi, a Milano e in Lomellina, si è tenuta la seconda conferenza internazionale sulla risicoltura biologica,Orp II. Facciamo un bilancio del meeting con Stefano Bocchi, docente dell’Università di Milano e coordinatore scientifico della conferenza.

Quali sono le sfide lanciate da Orp II?

Con questo convegno affrontavamo diverse sfide, e in particolare ne avevo presenti tre. La prima: volevamo una partecipazione diversificata, che comprendesse e facesse dialogare ricercatori, agricoltori, operatori del settore, studiosi del paesaggio, enti pubblici e ditte private.

La seconda: volevamo portare il convegno nelle campagne, rompendo schemi logistici dei convegni consueti, organizzati in aule universitarie o all’interno di alberghi attrezzati per questo: siamo andati nel cuore della lomellina, presso agriturismi che ci hanno ospitato e permesso di incontrare in modo attivo il mondo produttivo. La terza:  volevamo aprire al mondo il convegno, allargandolo ai cinque continenti, per avere una partecipazione realmente internazionale, che comprendesse situazioni di agricoltura ricca e di agricoltura più povera.  Sono molto contento perché il convegno ha avuto successo su tutti e tre i fronti e ora stiamo pensando di creare un gruppo permanente internazionale che affronti i temi dell’agricoltura biologica.

Veniamo al punto che divide: quali sono le rese medie della risicoltura biologica italiana?

Per fare un bilancio sintetico, potrei dire che la resa media della risicoltura biologica italiana è inferiore a quella convenzionale di circa un 25 %. Come tutte le medie, non fa giustizia della grande variabilità che esiste su questo aspetto. 

Quali sono i fattori che possono influenzare i rendimenti unitari? 

Anche per questo aspetto l’estrema sintesi rischia di accendere forti discussioni, ma comunque vale la pena tentare di dare una risposta. Il primo fattore è la strategia agronomica dell’azienda in senso lato, vale a dire la capacità di individuare la varietà più adatta alle proprie condizioni  pedo-climatiche e commerciali, quella di definire una agronomia adeguata, a partire dalla rotazione e dalla alle tecniche di fertilizzazione e gestione degli stress della coltura.

E come cambiano i costi di produzione?

I costi di produzione possono diminuire, se si considera la possibilità di diminuire i fattori produttivi provenienti dal mercato. L’azienda bio deve tendere ad una crescente autonomia dal mercato.

Quali sono i costi che possono lievitare maggiormente per il riso bio e quali possono essere tenuti maggiormente sotto controllo in Italia?

Possono lievitare i costi legati alle lavorazioni del terreno. In alcuni casi, ad esempio, è necessario ricorrere a interventi di strigliatura ripetuta. 

Quali strategie agronomiche sono emerse alla conferenza?

Strategie che riguardano gli aspetti di integrazione con i mercati locali, di messa a punto di tecniche agronomiche sempre più legate alle risorse locali dell’azienda a partire dalle biomasse prodotte e utilizzate all’interno delle rotazioni. Di multifuzionalità crescente che l’azienda agraria bio è in grado di assumere.  L’azienda agraria bio deve assicurare qualità del processo produttivo e del prodotto, deve mantenere la fiducia dei mercati e ciò si basa sulla chiara applicazione delle norme agronomiche e sulla loro continua evoluzione.

Ci sono differenziali di rese industriali tra riso convenzionale e bio?

Non ci sono sufficienti ricerche in questo senso. Esiste una bella ricerca di una università indiana che ha messo in luce una maggiore possibilità di ottenere migliori risultati di resa industriale con risi provenienti da aziende bio.

Quali sono le infestanti più pericolose oggi per il riso bio italiano?

I tradizionali giavoni e le eterantere. Abbiamo avuto una interessante comunicazione da parte del gruppo agronomico dell’università di Torino che ha messo in evidenza come possa essere estremamente variabile l’infestazione a seconda delle lavorazioni e delle tecniche di semina.  Nelle loro prove, la densità totale di infestanti è risultata più alta con la tecnica della non lavorazione e semina in sommersione. Una ricercatrice del Madagascar ha riferito interessanti risultati delle tecniche di controllo nelle aziende bio della Striga asiatica, avventizia molto diffusa da loro.

Qual è la domanda di riso biologico prevista per i prossimi anni in Italia e in Europa?

Le dinamiche sono molto chiare.  Dal 2002 al 2012 le vendite di prodotti bio sono aumentate del 170 %, in alcune aree del mondo ancora di più. Secondo i dati del Ministero (SINAB) il comparto pasta, riso, sostituti del pane è quello che nello stesso periodo ha fatto registrare in Italia il più forte incremento (+ 73 %) nei consumi domestici.  E’ una dinamica molto chiara, che continuerà nei prossimi anni.   Peccato che si faccia sempre poca ricerca e che molti enti che lavorano nel settore del riso non siano interessati ad approfondire questi temi. Anche su questo punto prevedo presto delle importanti e positive novità. (11.09.2015)

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