Chi ha votato a favore della bozza di legge sul mercato interno all’interno del tavolo nazionale di filiera riso? E’ la domanda – pronunciata con toni tutt’altro che amichevoli da chi si sente danneggiato da quella ipotesi di legge – che gira nell’ambiente risicolo. Domanda cui non è politically correct rispondere divulgando i verbali della seduta, verbali peraltro in bozza perché sembra che non si trovi l’accordo su cosa è stato detto. Questa domanda è stata rivolta nei giorni scorsi anche a Massimo Biloni, rappresentate dei sementieri risicoli in seno ad Assosementi e dichiaratamente contrario a quella bozza. Biloni diifonde una risposta che è interessante per comprendere le funzioni di quell’organo e il contesto in cui si sta svolgendo una discussione così delicata, perché la legge sul mercato interno normerà il modo in cui il prodotto si rivolgerà al consumatore nei prossimi decenni.
Ecco la ricostruzione fornita da Biloni, che vi forniamo anche nell’auspicio che altri protagonisti di questa partita vogliano fornire la loro: “Il Tavolo Nazionale di Filiera Riso non è un organo istituzionale e come tale non ha potere decisionale, nè decide tramite voto. Le decisioni sul riso vengono prese dal Ministero che è legittimato a farlo ma che per spirito democratico (ovvero per evitare dannose critiche a posteriori) opera sentendo gli attori della filiera. Quando Ente Risi aveva un consiglio di amministrazione numeroso comprendenti molte posizioni della filiera, bastava da solo a decidere col Ministero e a far passare delle leggi. Oggi Ente Risi è governato da cinque membri: il presidente nominato dal presidente della repubblica, due rappresentanti degli agricoltori nominati dalle associazioni di categoria e due rappresentanti delle riserie nominati dall’industria. Oggi il presidente è Paolo Carrà, presidente anche di Confagricoltura Vercelli, i consiglieri rappresentanti agricoli sono Camandona di Vercelli per Confagricoltura e Melotti di Verona per Coldiretti, i consiglieri industriali sono Preve di Riso Gallo e Francese di Euricom. Considerando che Carrà è un agricoltore potremmo dire che Ente risi è in mano più agli agricoltori ma, secondo me, gli agricoltori dovrebbero interagire di più coi loro rappresentanti per far sentire la propria voce. Al Tavolo di Filiera partecipano oggi oltre ad Ente Risi anche altri rappresentanti, su invito del Ministero. Alla riunione del 14 maggio il Ministero ha invitato, come al solito, tutte le rappresentanze sindacali: per Confagricoltura c’era per l’occasione un nutrito gruppo di persone (Ferraris, Negri, Girino, Sanna, Garbelli, Garrione), per Coldiretti c’erano Abballe e Occhi, per CIA c’era Nardone, per AIRI c’era Riccardo Preve, per Assosementi c’erano Conti, Melzi e Biloni. Oltre a costoro erano presenti i rappresentanti istituzionali del Ministero dell’Agricoltura, del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Ente Risi. Come tutte le volte è stato proposto un giro di tavolo di pareri. Non è stato nè chiesta l’alzata di mano, nè un voto, proprio perché non previsto. Il documento, conosciuto come “compromesso”, ha trovato parere favorevole tra tutte le sigle sindacali agricole e l’industria. Al mio turno ho spiegato, numeri alla mano, come questa proposta potesse essere pericolosa per il settore risicolo e risiero italiano introducendo norme a discapito della qualità (ad es. possibilità di miscelare varietà diverse nella confezione di riso bianco), a discapito della trasparenza (ad es. eliminazione dell’obbligo dell’indicazione del nome della varietà sul 78% del riso coltivato in italia), a discapito della chiarezza (ad es. obbligo di chiamare alcune varietà col nome di un’altra: ad es. Karnak e Carnise si dovrebbero chiamare obbligatoriamente Carnaroli), a discapito dei gruppi storici italiani (ad es. scomparsa del grande gruppo del riso “Ribe”). In maniera democratica, essendo la voce di Assosementi l’unica contraria, si è deciso di procedere ed è stato chiesto al Parlamento una legge delega affinché il Governo attraverso una procedura semplificata possa scrivere entro 12 mesi un decreto legislativo che faccia abrogare la vecchia Legge 325 del 1958, che per quanto scritto sopra tutelava più la qualità del riso italiano della nuova proposta. Io non posso nè voglio convincere alcuno ad appoggiare quello che ho detto ma chiedo a tutta la filiera di informarsi bene e di partecipare alla vita associativa del proprio sindacato in modo da far giungere ai propri rappresentanti il proprio parere. Io chiedo solo che si faccia attenzione: nessuno dica domani che questa nuova legge sia stata scritta lasciando tutti all’oscuro. Nella sua stesura i rappresentanti agricoli hanno potere decisionale ed il testo sarà scritto su loro decisione. Poi, se i numerosi agricoltori ed i pochi risieri, oltre ai pochissimi sementieri, decideranno democraticamente che questa è la legge migliore per il riso, vorrà dire che è così”.