Le semine di riso cresceranno dell’uno per cento, anzi no resteranno stabili. Il balletto delle stime è iniziato con la pubblicazione del sondaggio Ente Risi 2014. Non che sia una novità. L’Ente Risi fa sondaggi da anni e da anni si discute sui risultati di quelle rilevazioni, che spesso c’azzeccano, spesso no. Quest’anno, poi, ci si è messa anche l’Istat, pubblicando stime completamente diverse (http://www.risoitaliano.eu/chi-da-i-numeri-del-riso/). Ovviamente, questi numeri sono un argomento sensibile in primavera, quando i listini ballano e i risicoltori debbono decidere su cosa investire. Sull’argomento registriamo l’opinione di Massimo Biloni (nelle foto), direttore della Sapise, una delle principali ditte sementiere italiane. “Le previsioni di superficie a riso 2014 fatte circolare di recente da Ente Nazionale Risi – ci scrive – sono quanto di più ufficiale la filiera risicola può disporre in questo momento. Nonostante questo, tali previsioni scontano il fatto che i risicoltori che più celermente rispondono ai questionari sono anche quelli più storici, quelli con le idee più chiare, quelli che non hanno in mente grossi cambiamenti dell’ordinamento colturale aziendale. Infatti dal mio punto di vista, da operatore del settore, non riesco a prevedere la stabilità di superficie attestata attorno a 216mila ettari, bensì un aumento che ad oggi attesterei a circa 10/15mila ettari rispetto allo scorso anno, con possibilità di ulteriore crescita.
Per quanto riguarda i principali gruppi merceologici coltivati in Italia le mie previsioni ad oggi mi fanno ritenere plausibili un aumento di circa 20/25mila ettari dei risi lunghi A da parboiled e da mercato interno (risotto) ed un calo di 10 mila ettari dei risi indica. I risi tondi li vedo in stabilità ed i risi medi in crescita, ma solo per il Vialone nano che comunque non riguarda cifre rilevanti. I risi indica potevano calare ulteriormente, come negli altri Paesi risicoli europei, se non fosse per il buon successo in Italia dei risi indica clearfield che continuano ad essere richiesti. Nel gruppo dei risi lunghi A da risotto era necessario un recupero delle superfici visto il drastico calo registrato nel 2013 che ricordo è stato di circa 30mila ettari, ovvero si è passati da circa 70mila ettari a circa 40mila ettari. Questo mi fa pensare che la crescita della superficie a risi da mercato interno sia (e debba essere!) anche superiore a quanto qui riportato. Anche i risi lunghi A da parboiled che l’anno scorso avevano sofferto ingiustamente l’ultima posizione nei bollettini dei prezzi delle borse merci, oggi sono ben quotati e stanno riscuotendo un nuovo doveroso interesse.
In generale, c’è da dire che queste forti fluttuazioni nelle scelte di semina tendono da un lato a correggere le errate programmazioni dell’annata precedente, dall’altro rappresentano chiaramente la mancanza di accordi di filiera. Un settore così piccolo come quello risicolo italiano, in cui tutti gli operatori si conoscono, potrebbe ottenere di più organizzandosi meglio. L’obiettivo della filiera dovrebbe essere, a mio avviso, produrre quel Made in Italy (coltivato e lavorato in Italia) che l’Europa ed il mondo ci chiede e non la battaglia quotidiana tra coltivatori e riserie che non porta da nessuna parte”. (18.03.14)