Il settore risicolo della provincia di Pavia è in affanno, secondo Gianfranco Bensi, presidente di Confagricoltura Pavia. In primo luogo, la riforma della Politica agricola comune (Pac), di cui si devono ancora capire i reali e definitivi effetti a livello nazionale, condurrà a un dimezzamento degli aiuti diretti: le prime stime parlano di un calo del 50% . Poi c’è la spada di Damocle dei prezzi all’origine, in particolare, per i risoni tondi e lungo B: «Non svendete il riso appena tagliato perché questo comportamento appesantisce il mercato e influisce negativamente sulle quotazioni» è l’appello lanciato in questi giorni ai risicoltori dal Bensi. Fra l’altro Confagricoltura è tornata a richiedere alle istituzioni nazionali e regionali il riconoscimento dello stato di calamità per il comparto agricolo lombardo a causa del maltempo. «La prolungata permanenza in campo di alcune colture, riso e mais in primo luogo, le espone al rischio delle precipitazioni e delle basse temperature autunnali». Il violento nubifragio di giovedì 10 ottobre ha provocato ulteriori danni in un’annata già difficile a causa dell’andamento meteorologico. Particolarmente colpita la coltura del riso, rimasta in campo in questa campagna produttiva oltre le normali scadenze del ciclo vegetativo a causa del ritardo nelle semine. «Circostanza che rende ancor più urgenti i provvedimenti a sostegno delle aziende agricole» annota Confagricoltura.
Il quadro non è completo se non si considerano l’aumento dei costi di produzione, il peso della burocrazia, e gli effetti che ricadranno sul settore a seguito delle tassazioni contenute nella Legge di Stabilità. Tutte queste difficoltà hanno già avuto un primo effetto sulla provincia di Pavia che ha visto un consistente calo di superfici seminate a riso nell’annata in corso rispetto alla campagna precedente, calo stimato di circa 9.000 ettari, osserva la confederazione. Infine, ma non ultima, la minacciosa concorrenza dei Paesi asiatici, per cui Confagricoltura ha chiesto all’assessore regionale Giovanni Fava che sia attivata la clausola di salvaguardia prevista a livello comunitario. E’ questa l’origine del differenziale di prezzo dell’indica, arrivato a -25% (e -60mila tonnellate acquistate in settembre). L’areale lombardo è vocato ai risi da interno e questo costituisce un discreto salvagente, ma anche Antonio Garbelli, presidente del Consorzio produttori risone da risotto (che comprende anche risicoltori della provincia di Pavia) ha lanciato l’allarme speculazioni: «Non svendete il riso appena tagliato perché questo comportamento appesantisce il mercato e influisce molto negativamente sulle quotazioni». Confagricoltura sta facendo pressing anche sulle Regioni: «Lombardia e Piemonte si attivino per aprire un tavolo di confronto fra risicoltori e industrie di trasformazione» perché «in Spagna l’industria risiera sta sostenendo il prezzo – spiega Confagricoltura Pavia – mentre in Italia è in atto una speculazione al ribasso soprattutto per le qualità di riso tondo e lungo B. Chiediamo alle Regioni di organizzare un tavolo di confronto con l’industria» dicono i vertici dell’organizzazione, la quale sottolinea come su tutte le varietà in crisi ma soprattutto sul lungo B la produzione è inferiore alla media dell’ultimo quinquennio e «non ci sono i presupposti per un eccesso dell’offerta». (20.10.2013)