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BAROZZI: LA PAC PREMI LA PRODUTTIVITÀ

da | 28 Lug 2018 | NEWS

Si terranno quest’anno le elezioni del nuovo consiglio della Società Agraria di Lombardia, che eleggerà successivamente il nuovo presidente: facciamo il punto della situazione (societaria e non solo) con l’attuale presidente, l’agronomo e risicoltore lomellino Flavio Barozzi, che ha da tempo annunciato la sua indisponibilità per un nuovo mandato.

Come valuta il lavoro svolto in questi 18 mesi?

Dopo essere subentrato al nostro ex presidente Ettore Cantù che ringrazio per gli oltre vent’anni di costante dedizione, ho continuato a perseguire gli scopi che da sempre contraddistinguono la nostra società. È stato un anno e mezzo gravoso ma anche molto gratificante, anche sul piano personale ho appreso moltissimo. Ringrazio sinceramente tutta la squadra che mi ha affiancato, i consiglieri e i vicepresidenti (il professor Mariani e il professor Maggiore) che hanno contribuito in modo importante all’organizzazione e alla riuscita dei nostri progetti.

A cosa si riferiscono in senso pratico queste attività?

Il nostro lavoro è un mix: ricerca storica, approfondimento tecnico e ricerca scientifica. Durante l’anno abbiamo cercato di compiere un lavoro di sinergia tra le componenti di ricerca del nostro settore, attuando sostegno diretto ai lavori svolti e fornendo una vetrina privilegiata a molti progetti. Affianchiamo innumerevoli partner come le Università di Pavia e Milano, l’Accademia dei Georgofili, l’Unione delle Accademie di Scienze Applicate all’Agricoltura e il Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura. Sul piano culturale abbiamo da poco organizzato una partnership con l’Istituto Bruno Leoni, istituto di studi politico economici, che dimostra il nostro impegno nella divulgazione anche verso mondi diversi, per allargare l’interesse verso l’agricoltura. Stiamo continuando come avviene da sempre, la nostra stretta collaborazione con l’Ordine degli Agronomi, svolgendo la funzione di “catalizzatore” per la ricerca agronomica. Il nostro principale obbiettivo è la difesa e l’attuazione del metodo scientifico in agricoltura, puntando al progresso basato sulla ricerca e sulla razionalità.

Proprio riguardo a ciò, leggendo la sua ultima pubblicazione, “Verso la dittatura dell’Ignoranza” (leggila qui), sembra che si stia perdendo l’interesse per il metodo scientifico, a vantaggio di teorie di varia natura, che potrebbero danneggiare le nostre produzioni, cosa ci dice al riguardo?

È un tasto dolente. Il settore agricolo rispetto ad altri soffre da sempre di una “asimmetria” nella percezione dell’opinione pubblica. Spesso prevale la visione di un “buon tempo antico”, sano e “naturale”, ignorando le condizioni, le aspettative e la qualità davvero scadenti della vita di solo pochi decenni orsono. Molto dipende da un’informazione non sempre corretta, forse non priva di risvolti speculativi. In effetti sembra talvolta che l’apparenza e la moda prevalgano sulla sostanza; che l’etichetta ed il “processo” più o meno verificato prevalgano sul contenuto e sulla qualità intrinseca del “prodotto”.  Noi cerchiamo di difendere un’impostazione più razionale, a volte anche più sofferta, ma in cui crediamo profondamente. 

Parlando di attualità, alla luce dell’argomento scelto dalla Società per il seminario di apertura del 157° anno accademico attualmente in corso, cosa si aspetta dalla PAC 2020?

Vero, ne abbiamo parlato alla prima conferenza dell’anno, aprendo un po’ le danze su questo argomento con la qualificata relazione del nostro consigliere prof. Dario Casati. Mi sembra che i testi legislativi, usciti recentemente a seguito del primo documento di descrizione della linea strategica di fine 2017, stiano complicando il quadro, e  forse a causando qualche delusione tra gli addetti ai lavori. Vi sono molte incertezze, anche perché la commissione che licenzierà la riforma verrà insediata nel 2019, a seguito delle elezioni della prossima primavera. Per questo motivo non escluderei una proroga, che renderebbe attuabili le nuove direttive nel 2021-22. Auspichiamo che la PAC tenga sempre al centro il concetto di attività economica produttiva per l’agricoltura, e che non si leghi in maniera esagerata alle attività di carattere più “folcloristico”. Dipendiamo già energeticamente dai paesi esteri, perdere anche l’autonomia alimentare potrebbe rendere la nostra posizione internazionale a dir poco debole.

Non crede che la PAC debba cercare di sostenere di più l’innovazione?

Sfonda una porta aperta. Come dicevo speriamo che la PAC preservi sempre l’obbiettivo produttivo come il più meritevole di sostegno, il che è strettamente legato all’utilizzo dei mezzi più innovativi. Purtroppo all’ interno della PAC vi è anche una opinabile componente di “reddito di cittadinanza”. Per qualcuno la PAC è uno strumento di sostegno slegato dal merito produttivo, e per questo, se vengono forniti aiuti indipendentemente all’efficienza della tua attività, sei chiaramente incentivato ad interessartene meno; addirittura siamo arrivati al paradosso che l’aiuto sia, in proporzione, maggiore se hai una minor efficienza. La produttività deve essere tutelata nel senso più ampio del termine, valutando, oltre che le rese, tutti i fattori produttivi (a partire da quelli ambientali limitati e non riproducibili quali suolo, acqua ed aria), e il loro utilizzo.

In questo clima di incertezza e di interessi contrastanti, cosa si aspetta dalla risicoltura nel prossimo futuro?

Come si evince studiando la storia della risicoltura italiana,  che dal 1861 (anno di fondazione della storica accademia, ndr) è uno dei settori di maggiore interesse per la Società Agraria, ci sono da sempre ciclicità importanti nel nostro settore, alti e bassi sia nei guadagni che nelle superfici dedicate alla produzione. Il riso è una pianta molto resistente e i risicoltori sembrano aver mutuato bene questa caratteristica nei secoli. Credo nel nostro settore e in chi ne fa parte; per questo sono convinto che troveremo la strada giusta. Penso che l’approccio più corretto sia quello che integri tutti i mezzi a nostra disposizione, utilizzati in modo responsabile e auspico diventi una scelta condivisa da tutti. Autore: Ezio Bosso

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