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«AUMENTERANNO LE TARIFFE PER PAGARE GLI AVVOCATI»

da | 30 Set 2024 | NEWS

avvocati

Torna a surriscaldarsi il dibattito all’interno del consorzio irriguo Est Sesia. Dopo le accuse dei consiglieri Pierantonio Mercalli di San Pietro Mosezzo, Alberto Leonardi di Casalino, Giovanni Daghetta di Robbio e Giacomo De Ghislanzoni di Sannazzaro de Burgondi, accuse raccolte in una lettera firmata anche dall’ex presidente di Confagricoltura Novara Paola Battioli e la risposta del presidente Camillo Colli (nella foto), arriva la controrisposta (LEGGI L’INTERVENTO DI COLLI): «Per onestà intellettuale bisogna sottolineare:

  1.  l’indagine della procura della repubblica di Novara è partita da denunce interne all’ente;
  2. Il processo si è incardinato con 37 capi d’imputazione.
  3. Per una parte di essi, è stata definito già in udienza preliminare, con sentenza di “non luogo a procedere”; per la stragrande maggioranza degli altri capi il Tribunale ha disposto l’assoluzione dei dirigenti accusati con formula piena, sia in primo grado che in appello. Per un capo residuale e di minima entità, persino la cassazione ha assolto l’ing. Bolognino “perché il fatto non sussiste”!!
  4. La prescrizione è scattata solo per alcuni capi e non può essere equiparata ad una condanna.

SMONTATE LE ACCUSE

Soprattutto –per quanto riguarda l’immagine dell’associazione_ facciamo presente che Il cuore del processo era l’accusa di “ associazione a delinquere”, un’accusa infamante. Ebbene qui siamo stati assolti dal Tribunale “perché il fatto non sussiste”. Quindi con la formula più ampia. Vogliamo ricordare che la Procura Generale presso la Corte di Appello di Torino ha, dopo l’impugnazione di questo capo assolutorio, ha rinunciato all’appello motivandolo con la “insufficienza di elementi per reggere l’accusa determinando, così, in via definitiva l’assenza di condotte criminose a carico dell’ente. Questo è il contributo fondamentale per ristabilire l’immagine dell’Ente.

MENO AVVOCATI SE LA PROCURA SI FOSSE CONCENTRATA SU I CAPI PRINCIPALI

Probabilmente se la procura si fosse concentrata sui quei pochi capi di imputazione, certo non spettacolari, il processo si sarebbe concluso nei tempi corretti ed avrebbe consentito di arrivare a sentenze nel merito su tutti gli aspetti delle imputazioni D’altronde la sentenza emessa in sede civile dello scorso 11 settembre è stata, purtroppo per Est Sesia, la riprova che nulla di macroscopico era insito nelle prescrizioni, almeno non tale da inficiare la validità delle assoluzioni! E la prova di ciò si ricava dal fatto che nessun danno, nemmeno di immagine, è stato riconosciuto ad Est Sesia dal Giudice Civile all’esito della causa risarcitoria.

Il punto di interesse per i Consorziati risiede nel fatto che, ad oggi, le ingenti risorse economico finanziarie che la saggia Dirigenza precedente aveva lasciato (portando il Consorzio ad essere un esempio a livello nazionale) si sono azzerate: e non certo per le (pure ingentissime) spese legali che AIES dovrà sopportare a cause delle plurime soccombenze, ma certamente per un sistema amministrativo contabile del tutto deprecabile, incentrato su una visione personalistica degli incarichi ed ispirato ad un (nemmeno troppo celato) desiderio di rivalsa e di discredito nei confronti della “vecchia dirigenza”

SISTEMA ELETTORALE AUTOCRATICO

«Il sistema elettorale dell’ente è sostanzialmente costruito in modo autocratico per mantenere lo status quo e non consentire un reale ricambio. Per questo motivo chiediamo al presidente una presa d’atto che le sentenze dei tribunali hanno finora dimostrato che:

  1.  le denunce interne erano sostanzialmente infondate.
  2.  Le cause intentate attualmente all’ex presidente, all’ex direttore ed ai collegi sindacali sono incanalate nello stesso solco ed hanno la stessa origine.
  3. Le sentenze temerarie ricadranno sui consorziati con ulteriori aggravi delle bollette, oltre al 17 % già trangugiato.
  4. È ora che il consorzio la smetta di pensare alla giurisprudenza e si rimetta a pensare ai problemi reali dei consorziati che si trovano in questo momento tra il martello dei cambiamenti climatici e l’incudine delle normative comunitarie che preferiscono lasciare l’acqua nei fiumi piuttosto che nei nostri campi e nelle falde acquifere. Questo, prima che ci pensino -a norma di legge- gli Organi preposti».

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