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ATTENTI ALLA DIABROTICA

da | 15 Ago 2014 | Tecnica

rese mais

sangiorgioRisicoltori, attenti alla diabrotica! Proprio così. Non ci siamo confusi: semplicemente è notorio che molti risicoltori sono anche maidicoltori e allora è meglio, in questi giorni, dare un’occhiata al campo che confina con la risaia, soprattutto se è seminato a granoturco, perché quest’anno sono state segnalate presenze di adulti di diabrotica in diversi comprensori. Per la stragrande maggioranza gli adulti sono maschi ma sono già iniziati anche i primi accoppiamenti e le relative ovodeposizioni.

Dati provenienti da bollettini dell’area lombarda indicano che le condizioni meteorologiche hanno favorito lo sviluppo larvale: la metà delle larve ha già raggiunto lo stadio di pupa. Tranne la pianura di Varese e Comasco, la minaccia è imminente per il basso Pavese e la pianura pavese occidentale, l’alto Lodigiano, la provincia di Brescia, la pianura Mantovana, l’alta pianura bergamasca, il basso Garda, il Cremasco e il Cremonese.

Gli adulti si nutrono del polline e delle sete ma non c’è alcun rischio di danno per la fecondazione se il mais è in buono stato vegetativo: infatti l’impollinazione avviene regolarmente se le sete emergono dalle brattee per almeno 1 cm. Inoltre la fecondazione è molto rapida e le sete rimangono recettive su tutta la loro lunghezza per diversi giorni finchè non vengono fecondate. Per verificare l’andamento dell’impollinazione è sufficiente aprire le spighe e verificare il distacco delle sete capovolgendole e scuotendole: le sete che si staccano appartengono a ovuli già fecondati mentre quelle che restano attaccate a ovuli non ancora fecondati. Questo test permette una precoce valutazione dell’andamento della fecondazione della spiga, prima che sia visibile lo sviluppo delle cariossidi.

Si ricorda che il monitoraggio aziendale, con trappole cromotropiche gialle, è fondamentale per valutare o meno la necessità di trattamenti. Le trappole vanno preferibilmente applicate a appezzamenti coltivati a mais in monosuccessione da almeno due anni.

Occorre posizionare tre trappole per appezzamento ad altezza della spiga per 6 settimane consecutive e controllarle settimanalmente. Per comodità due trappole saranno posizionate lungo una stessa fila e l’altra su un’altra fila in posizione sfalsata rispetto alle altre. Ad ogni controllo il numero degli insetti catturati su ogni trappola andrà segnato e gli insetti rimossi. Si devono cambiare le trappole dopo il terzo rilievo.

Dopo due settimane di monitoraggio, se le catture sono inferiori a 50 adulti/trappola/settimana non è necessario effettuare un trattamento insetticida. Se le catture superano i 75 adulti/trappola/settimana: si consiglia di effettuare il trattamento adulticida con l’obiettivo di controllare la popolazione di femmine ovideponenti limitando la futura popolazione larvale dell’anno seguente oppure si deve prevedere l’avvicendamento. Esiste un’altra finalità nel caso di esecuzione di un trattamento insetticida adulticida ed è quella della protezione della fecondazione nell’intento di limitare i possibili danni alla spiga connessi all’attività trofica degli adulti a spese degli stimmi. Se le catture hanno un valore intermedio tra 50 e 75 si consiglia di valutare l’evoluzione della popolazione nella terza settimana.

Ora vediamo come va fatta la valutazione al termine delle sei settimane: se è stata superata la soglia di intervento per l’anno successivo: 6 catture/trappola/giorno=42 catture/trappola/settimana = 756 catture totali si considera elevato il rischio di danno economico nell’anno seguente. In tal caso è consigliabile ricorrere all’avvicendamento o proteggendo le radici con geodisinfestanti e compiere trattamenti adulticidi nell’annata in corso. Se è stata superata la soglia di danno per l’anno in corso: 10 catture /trappola/giorno = 70 catture/trappola/settimana = 1260 catture totali, la perdita di resa è associata ad allettamenti ed è elevato il rischio di danno economico nell’anno seguente. In tal caso è consigliabile ricorrere all’avvicendamento.

Per fronteggiare questo problema, in Italia attualmente sono registrate diverse sostanze attive (clorpirifos-etile, alfacipermetrina, ciflutrin, deltametrina, lambda-cialotrina e clorpirifos-etile+deltametrina); questa soluzione può essere utile per controllare focolai circoscritti o con presenza diffusa della specie per abbassare il livello delle popolazioni. I trattamenti vanno effettuati contro gli adulti nel periodo di massimo sfarfallamento (luglio), al superamento della soglia di intervento (6 adulti/trappola cromotropica gialla/giorno). In questo periodo è distribuito sul mercato anche un nuovo geodisinfestante a base di lambda-cialotrina.

Ricordiamo che i trattamenti chimici vanno sempre integrati con l’esecuzione di pratiche agronomiche:

– effettuare l’avvicendamento colturale o rotazione del mais con altre colture (ad esempio soia, grano, loiessa, pisello proteico) non attaccate dall’insetto;

– ritardare la semina dopo la metà di giugno secondo le indicazioni fornite dal Settore fitosanitario regionale oppure, se è possibile, effettuare semine anticipate in modo da far trovare alle larve di diabrotica radici talmente sviluppate da risultare tolleranti;

– iniziare la raccolta del mais dopo il 1° ottobre al fine di evitare di trasportare in un territorio indenne femmine di diabrotica ancora in grado di ovideporre;

– non trasportare fuori della zona infestata piante o parti di piante di mais allo stato fresco, compreso il trinciato integrale ed il “pastone di pannocchie” come anche il terreno che ha ospitato mais. Autore: Stefano Sangiorgio https://www.linkedin.com/profile/view?id=225223837&trk=nav_responsive_tab_profile (11.08.14)

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