Dopo Report, Slow Food. I semi sono al centro del dibattito. A un mese dalle polemiche sulla tecnologia Clearfield sollevate dalla popolare trasmissione televisiva, un articolo di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food scatena le ire di Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende sementiere in Italia. Oggetto del contendere il processo di revisione europeo della disciplina sementiera. Petrini si è pronunciato contro la proposta di regolamento con cui la Commissione europea intende sostituire 12 direttive e introdurre “ulteriori limiti alla circolazione dei semi e un catastrofico livellamento delle varietà delle sementi” sostiene Slow Food, stigmatizzando il “freno al libero scambio tra contadini che contraddistingue l’attività dell’uomo da quando da raccoglitore è diventato coltivatore”. Secondo l’organizzazione, è in pericolo la biodiversità. Per Petrini, al contrario “è necessaria la massima nettezza contro l’aumento di costi e carichi burocratici che la proposta di legge prevede per i piccoli moltiplicatori, contadini e vivaisti: se per vendere le piante richieste molto spesso solo su mercati locali, si richiedono gli stessi adempimenti di una nuova cultivar di carote brevettate da un colosso olandese, è chiaro che non si ha la considerazione adeguata delle differenze che non si decide con la necessaria equità che deve temperare l’uguaglianza affinché quest’ultima non diventi strumento di ingiustizia”. Il mondo slow ha capacità di pressione molto forti. Prova ne sia che Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura del parlamento europeo ha preso carta e penna per chiarire che “quella in discussione a Bruxelles è la proposta della Commissione europea e non del Parlamento. Nei confronti del testo in oggetto, la Commissione Agricoltura dello stesso Parlamento ha già manifestato un profondo malessere, tradotto in oltre 1.000 emendamenti che prevedono anche la richiesta di rigetto totale (da me sottoscritta e ampiamente sostenuta). I motivi sono da rintracciare nella sintesi forzata di temi differenti e complessi, la cui trattazione richiede un approccio separato, maggiore analisi e un congruo confronto tra le parti. Confronto che il Parlamento europeo continuerà a garantire senza mai venir meno al proprio ruolo di rappresentanza e di casa dei cittadini e degli agricoltori europei”. Annusata l’aria (brutta), ora interviene Assosementi per contestare che la nuova normativa metta a repentaglio la biodiversità e favorisca le multinazionali. “Per Assosementi si tratta in realtà di un allarmismo ingiustificato – spiega l’associazione in una nota ufficiale -, frutto di una lettura superficiale, o peggio strumentale, di una proposta che dovrebbe semplificare e razionalizzare il quadro normativo esistente”. Sull’argomento interviene anche il direttore di Assosementi: “La proposta di nuovo regolamento sulle sementi e gli altri materiali di moltiplicazione, che dovrebbe sostituire le vecchie direttive oramai in vigore da quasi cinquant’anni, non accontenta – sottolinea Marco Nardi – né le aziende sementiere, per le ulteriori aperture assicurate ai materiali eterogenei e di nicchia, né il mondo ambientalista, che mal sopporta i vincoli in materia di registri varietali e di certificazione dei prodotti commerciali. La proposta della Commissione non scalfisce quindi in alcun modo la tutela delle risorse fitogenetiche in quanto salvaguarda le norme specifiche adottate negli ultimi anni dalla Ue, anzi tende ad assicurare maggiore libertà all’utilizzo delle cosiddette varietà locali e da conservazione ampliandone addirittura le possibilità di commercializzazione. La proposta non tocca poi per nulla il tema della tutela varietale, oggetto di un altro processo di revisione”.
Per il settore sementiero è vitale, spiegano ad Assosementi, “poter attingere a un’ampia diversificazione al fine di realizzare il miglioramento genetico. Esso è quindi interessato a partecipare attivamente alla conservazione della biodiversità, da un lato preservando i materiali vegetali antichi nelle proprie raccolte o in banche genetiche, dall’altro immettendo ogni anno sul mercato un elevato numero di nuove varietà, che sono il motore dell’innovazione della produzione agricola. Assosementi insieme a ESA, l’Associazione europea delle sementi, ritiene comunque che una razionale forma di tutela delle nuove varietà – nel rispetto dei principi della Convenzione UPOV (International Union for the Protection of New Varieties of Plants), la quale attenua la portata dell’esclusività varietale con due deroghe, una a favore del ricercatore, l’altra verso l’agricoltore che reimpiega come seme parte del proprio raccolto – sia indispensabile per garantire il lavoro di ricerca vegetale”. (25.12.13)